Oltreconfine, la rassegna stampa internazionale di Policy Maker
La Svizzera valuta una riduzione dell’ordine di F-35 a causa dei costi crescenti, Porsche e Deutsche Telekom puntano a un fondo da 500 milioni per sostenere le tecnologie militari, mentre John Bolton richiama l’attenzione sull’Artico come punto debole della NATO nella competizione con Russia e Cina.
SVIZZERA VALUTA RIDUZIONE DELL’ORDINE DI F-35
La Svizzera potrebbe ridurre l’ordine di 36 caccia stealth F-35 dopo il fallimento delle negoziazioni con il governo Usa per un prezzo fisso, con un aumento dei costi stimato tra 650 milioni e 1,3 miliardi di franchi svizzeri (1,6 miliardi di dollari). Lo riporta un articolo di Bloomberg del 19 agosto, secondo cui le trattative, che hanno incluso una telefonata tra il ministro della difesa svizzero Martin Pfister e il suo omologo statunitense Pete Hegseth, non hanno convinto l’America a considerare un prezzo fisso. “Le discussioni hanno chiaramente mostrato che gli Stati Uniti non sono disposti a deviare dalla loro posizione”, ha dichiarato il governo svizzero in un comunicato. Secondo l’esecutivo, i costi aggiuntivi rappresentano un ulteriore ostacolo per la Svizzera, già colpita da tariffe elevate imposte dagli Stati Uniti. Pfister ha sottolineato l’importanza dei nuovi caccia per la sicurezza nazionale: “senza nuovi jet da combattimento – ha sottolineato il ministro – la Svizzera non sarà più in grado di proteggere il proprio spazio aereo a partire dai primi anni 2030”. Tuttavia, lo stesso Pfister ha indicato che il governo potrebbe acquistare meno F-35, pur riconoscendo che il jet offre “grandi vantaggi tecnologici” rispetto ad altre opzioni e che cambiare modello potrebbe comportare tempi più lunghi e costi maggiori. Nonostante le pressioni dei parlamentari svizzeri per cancellare l’ordine dopo le tariffe imposte da Trump, Pfister ha escluso un collegamento diretto tra le due questioni: “dal punto di vista del Consiglio Federale – ha affermato – non c’è alcun legame con la discussione sulle tariffe”. Ha aggiunto che cancellare l’acquisto non aiuterebbe nelle negoziazioni tariffarie, poiché “c’è molta domanda per questi aerei: se non li compriamo noi, lo farà qualcun altro”. Il ministero della difesa svizzero ha reso noto che esaminerà “in profondità varie opzioni” entro novembre, valutando se i requisiti attuali di difesa aerea corrispondano ancora ai criteri alla base della scelta dell’F-35A. La Svizzera, che attualmente utilizza jet F-5 e F/A-18 degli anni ’70 e ’80, mira a modernizzare la sua flotta con gli F-35A, il cui costo totale potrebbe raggiungere i 7,3 miliardi di franchi.
PORSCHE E DEUTSCHE TELEKOM PUNTANO SU UN FONDO DA 500 MILIONI PER LA DIFESA EUROPEA
Porsche Automobil Holding e Deutsche Telekom stanno negoziando per diventare investitori principali in un nuovo fondo di venture capital da 500 milioni di euro destinato a sostenere aziende tecnologiche europee nel settore della difesa. Lo riferisce un articolo di Bloomberg, per il quale il fondo sarà gestito da DTCP, una società di investimento con sede ad Amburgo, separata da Deutsche Telekom un decennio fa, secondo fonti anonime vicine al progetto. “La dimensione e la composizione del fondo potrebbero ancora cambiare”, hanno precisato le fonti. Porsche SE, holding della famiglia miliardaria che controlla Porsche AG e Volkswagen AG, ha annunciato l’intenzione di creare un fondo per investire nell’industria della difesa, sfruttando l’aumento della spesa militare europea, stimolata dall’invasione russa dell’Ucraina e dalle incertezze sull’impegno Usa nella Nato. Per questo, Porsche SE ha eliminato il requisito precedente di investire solo in tecnologie a duplice uso, civile e militare. “Il nostro obiettivo è aumentare il nostro coinvolgimento nei settori della difesa e della sicurezza senza modificare il nostro focus principale su mobilità e tecnologia industriale”, ha dichiarato Hans Dieter Pötsch, presidente di Porsche SE. Il settore della difesa, a lungo evitato per vincoli etici e normativi, sta attirando crescenti investimenti da venture capitalist europei, come Lakestar, Tikehau Capital e CVC Capital Partners. Tuttavia, le startup europee della difesa dipendono ancora da finanziamenti Usa a causa di regolamentazioni restrittive, anche se enti pubblici come il Fondo Europeo per gli Investimenti e KfW stanno allentando le loro politiche. Porsche SE e DTCP vantano una collaborazione consolidata: nel 2023, Porsche SE ha investito in un fondo DTCP, e l’anno scorso hanno creato Incharge Capital Partners, con Deutsche Telekom come investitore. Entrambi hanno partecipazioni in Quantum Systems, produttore tedesco di droni, valutato oltre un miliardo di dollari a maggio.
BOLTON: L’ARTICO, IL VENTRE MOLLE DELLA NATO NELLA CORSA PER L’EGEMONIA
In un guest essay pubblicato su The Economist, John Bolton, ex ambasciatore Usa alle Nazioni Unite (2005-2006) e consigliere per la sicurezza nazionale sotto il Trump 1 (2018-2019), analizza l’importanza strategica dell’Artico, sottolineando le crescenti minacce da Cina e Russia. Bolton, noto per le sue posizioni da falco in politica estera e il suo sostegno a interventi militari in paesi come Iran e Siria, evidenzia come l’Artico sia tornato al centro dell’attenzione strategica americana dopo decenni di trascuratezza. “Diversi fattori – rileva l’autore – sono in gioco: l’aumento dell’uso dei passaggi marittimi artici per scopi militari e commerciali; l’attenzione storica della Russia ai suoi territori settentrionali, amplificata dall’aggressione contro l’Ucraina; e, soprattutto, l’obiettivo dichiarato della Cina di diventare una potenza artica”. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Groenlandia fu cruciale per le rotte dei convogli nell’Atlantico del Nord, mentre nella Guerra Fredda la “DEW Line” (sistema di allarme precoce) fu costruita per rilevare minacce sovietiche. Tuttavia, scrive ancora Bolton, “la vittoria nella Guerra Fredda ha portato a una compiacenza geostrategica” in Occidente, che ora deve affrontare la corsa per l’egemonia artica. Le opportunità, come lo sfruttamento del Passaggio a Nord-Ovest e delle risorse naturali, sono enormi, ma richiedono una strategia chiara. Bolton cita il generale NATO Ismay: “tenere fuori i cinesi, gli americani dentro e i russi sotto controllo”. L’ingresso di Finlandia (2023) e Svezia (2024) nella NATO ha rafforzato le capacità navali artiche, ma gli Usa mancano di risorse militari adeguate, come rompighiaccio specializzate. Bolton sottolinea la lungimiranza di William Seward, che acquistò l’Alaska nel 1867, e il potenziale strategico della Groenlandia, che Trump propose di acquistare già nel 2019. Le isole Svalbard, sotto sovranità norvegese ma con attività russe, rappresentano un punto vulnerabile: “Un funzionario dell’intelligence europea – osserva Bolton – ha recentemente affermato che Svalbard è in cima alla lista dei luoghi dove la Russia potrebbe tentare qualcosa”. Bolton critica il Canada per i bassi investimenti nella difesa e invita a risolvere le dispute sul Passaggio a Nord-Ovest. La sua conclusione è che l’isolazionismo non è un’opzione e che la Nato deve aumentare le spese militari per affrontare le sfide globali, poiché – scrive – “la vittoria nella Guerra Fredda non ha posto fine alla storia nell’Artico”.