Il Consiglio comunale di Taranto denuncia il clima intorno alle dimissioni di Bitetti e ritiene che non ci siano le condizioni di sicurezza per il tavolo del 31 per decidere le sorti dell’ex Ilva, ribadendo il no al piano del Mimit. Urso tiene il punto, Emiliano c’è, i sindacati esprimono solidarietà a Bitetti e rilanciano una controproposta. Notte fonda sui destini dell’ex Ilva, in una città che ha (già) perso il timone.
Destini legati quello dell’ex (forse) sindaco di Taranto Piero Bitetti e quello dell’Aia, l’Autorizzazione Integrata Ambientale che deve indicare il percorso verso la decarbonizzazione del polo siderurgico della città. La proposta sul tavolo parla di 6 milioni di tonnellate annue di acciaio da forni alimentati a Gnl per altri 12 anni e stabilisce circa 472 prescrizioni ambientali oltre alla costruzione di 3 forni elettrici. Il documento necessita della firma di tutte le parti: il ministero delle Imprese, che gestisce l’acciaieria attraverso i tre commissari, i sindacati, i Comuni di Taranto e Statte, la Provincia di Taranto, l’Autorità portuale del Mar Ionio e la Regione Puglia. Ma le posizioni in vista del tavolo di giovedì sembrano inconciliabli.
Urso chiede la firma sul piano e lascia aperta la porta al rigassificatore per tenere aperto il canale con gli azeri di Baku Steel. E infatti i rivali della Jindal ieri fanno sapere di non averne bisogno bisogno per portare avanti la produzione.
LA POSIZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE
Sulla nave, a dire il vero, la volontà del Comune era chiara ben prima delle dimissioni di Bitetti, persino Pichetto Fratin, 2 giorni fa, lo ha ribadito da PiazzAsiago: la città non la vuole.
Mentre sul no al piano del Mimit si è espressa chiaramente ieri la maggioranza nel Consiglio comunale, aggiungendo che senza il sindaco non se ne fa nulla e annullando il consiglio monotematico previsto per oggi, da cui si aspettava la risposta della città da portare al vertice di giovedì.
URSO DETTA LA LINEA: SI VA AVANTI
Il ministro delle Imprese Urso rassicura nel frattempo associazioni e stakeholder e dice che si va avanti: l’appuntamento per la firma è al ministero giovedì, mentre venerdì a Palazzo Chigi sono attesi i sindacati.
EMILIANO C’È
Serve anche la firma di Emiliano sull’Aia. Il presidente della Regione – nel frattempo impegnato nel confronto teso con Decaro e alla ricerca di una sistemazione, esclusa la possibilità di diventare lui il commissario dell’ex Ilva – partecipa al videocollegamento col ministro. Come a dire che la Regione c’è.
LA CONTROPROPOSTA PER L’EX ILVA DEI SINDACATI
I segretari Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella esprimono solidarietà al sindaco dimissionario. Per i tre sindacalisti la continuità produttiva è necessaria al progressivo processo di sostituzione del ciclo integrale con il piano presentato: 8 anni di sviluppo industriale con un piano che prevede l’installazione di 4 forni elettrici (tre a Taranto e uno a Genova), la realizzazione del Polo DRI a Taranto e investimenti mirati nei diversi stabilimenti per la verticalizzazione degli impianti. Il piano garantisce l’approvvigionamento energetico, in particolare di gas, attraverso tutte le soluzioni tecniche disponibili, senza escluderne alcuna.
GLI APPELLI DELLA POLITICA
Dai partiti c’è chi chiede un ripensamento a Bitetti. Sia nella maggioranza, che tra le fila dell’opposizione. Francesco Tacente, ex concorrente alle comunali, tenutesi appena 50 giorni fa, chiede al sindaco di prendersi le sue responsabilità. Bitetti ha 20 giorni per tornare indietro.
Non è chiaro se ci siano le condizioni per firmare l’accordo, peraltro primo step di una gara che poi il Mimit dovrebbe indire ad assegnare, dopo che la prima è già fallita. Si vedrà. La sensazione è che in questo clima sia difficile concludere alcunché. Oltre alle condizioni di agibilità politica sembrano sfumare i margini per arrivare a un accordo che dia un destino certo al polo siderurgico di Taranto.