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Licia Soncini

Antropologia del lobbying. L’intervista di Licia Soncini al Riformista

Licia Soncini racconta cos’è il lobbying e com’è cambiato questo mestiere in trent’anni di attività. L’intervista sul Riformista

Dalle campagne elettorali all’impegno per mostrare come le relazioni istituzionali siano un’attività necessaria, rispettabile e credibile, anche in un panorama inizialmente refrattario come quello italiano. L’antropologia come bussola, il respiro lento dei fondali come lezione di strategia e creatività.

In una lunga chiacchierata con Michele Vitiello sul Riformista, Licia Soncini, fondatrice nel 1993 del centro studi parlamentari Nomos, la prima società italiana di public affairs, comunicazione istituzionale e lobbying, apre una finestra su un mondo spesso percepito come opaco, ma oggi fondamentale per orientarsi nella complessità.

IL LOBBYING SECONDO LICIA SONCINI

Un’intervista da cui si ricava innanzitutto una definizione del lobbying: “Qual è la cosa più importante che facciamo per i nostri clienti? Leggere la realtà”. E un metodo, che nel caso di Licia Soncini discende direttamente dall’approccio antropologico. La prima lezione da imparare è l’importanza della lingua – poiché è “la lingua che dà forma al pensiero, lo diceva anche de Saussure”. Poi vengono le scelte: sui compagni di percorso – “similibus cum similibus” – e sul “mondo” a cui riferirsi – non il “network”: “mi piace poco, ha una sfumatura di utilitarismo”.

RISPETTO DELLE REGOLE PER COSTRUIRE LA REPUTAZIONE

Quindi il rispetto delle regole – “una cosa alla quale dovremmo tenere molto soprattutto noi lobbisti, è il fondamento della nostra professione” – per costruire quel sistema di valori intorno a cui ruotano le relazioni istituzionali, “la cui impalcature è costituita da tre cose su tutte: credibilità, affidabilità e coerenza”. E proprio sulla regolamentazione Soncini tiene a sottolineare: “sulla regolamentazione abbiamo speso fiumi di inchiostri, ma non abbiamo fatto passi avanti. Forse prima o poi avremo quella legge”.

LA PALESTRA DELLE CAMPAGNE ELETTORALI

Un viaggio, quello di Licia Soncini, iniziato nelle “stanze buie e fumose” in cui si costruivano le campagne elettorali – “una grande palestra “, forse oggi definitivamente tramontata, dove trovava spazio il “deputato democristiano che prima di farti esporre il tema ti tratteneva un’ora a parlare di massimi sistemi, e solo dopo che avevi passato l’esame, acconsentiva a presentare l’emendamento che gli chiedevi”.

LA FONDAZIONE DI NOMOS

Fino ad arrivare alle collaborazioni parlamentari e alla fondazione di Nomos, in un mondo che provava a rialzarsi dopo gli anni di Tangentopoli, seguendo un modello che affrancasse il lobbying dai soliti cliché. “Eravamo un manipolo di pionieri, ricordo ancora le riunioni infinite a discutere sulla necessità di regolamentare la nostra attività, per inserirla in una cornice di legalità e trasparenza”.

IMMERGERSI NELLE RELAZIONI

In mezzo la passione per le immersioni, con in testa la regola aurea del “fermati e respira”. Metafora che ben s’attaglia al modus operandi del lobbista: “Sotto devi essere lento per consumare poca aria, devi muoverti con attenzione per non danneggiare il fondale e soprattutto devi gestire gli imprevisti che possono accadere”. Una lezione di cautela che insegna a muoversi in un ecosistema estraneo, capire cosa portare “sotto” e come riemergere con nuove consapevolezze.

LA SFIDA DELL’IA

Riferimenti e approcci che rimangono validi anche nel mondo dominato dall’intelligenza artificiale, così come sono sopravvissuti all’esplosione di Internet, presunte minacce per il mestiere – “in particolare quello del monitoraggio” – e che invece si mostrano come uno stimolo per trasformare la professione: “più l’informazione si moltiplica, più aumenta la complessità, il caos, e più c’è bisogno di qualcuno che ti aiuti a trovare le informazioni veramente rilevanti”.

Crediti foto: nomoscsp.com

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