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Il congresso al veleno del Pd di Pisa. La versione del prof. Ceccanti

Una storia di provincia che rischia di diventare un caso nazionale. È la vicenda del congresso per l’elezione del nuovo segretario comunale del Pd di Pisa: il prof. Stefano Ceccanti (ex parlamentare del Partito democratico, di area riformista) si è visto messo davanti al fatto compiuto di una votazione sebbene mancasse una lista condivisa di iscritti. 

Rischia di diventare un caso il congresso per l’elezione del nuovo segretario comunale del Pd di Pisa. Per capirne qualcosa abbiamo chiesto a uno dei protagonisti di questa singolare vicenda. Dopo la denuncia di irregolarità da parte dei garanti del Partito, alle voci critiche si è aggiunta infatti anche quella del prof. Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare, nonché tra gli estensori dello Statuto del Pd, recatosi nel capoluogo toscano per votare, da iscritto, per l’elezione del segretario comunale.

Poco prima dell’apertura del voto arriva la comunicazione di sospensione del congresso, confermata dalla segretaria del circolo. Ma durante il viaggio di ritorno a Roma, Ceccanti viene informato che alcuni iscritti si sono comunque autoconvocati e hanno proceduto al voto.

IL CONTESTO: IL CONGRESSO DEL PD PISANO

Dopo oltre due anni senza una guida politica, il Pd comunale di Pisa aveva finalmente avviato il congresso per l’elezione del nuovo segretario. In campo due candidati: Mario Iannella, espressione dell’area riformista, e Marco Biondi, vicino all’area progressista, quella della segretaria Elly Schlein. Ma la competizione si è subito scontrata con pesanti tensioni interne legate soprattutto alla validità delle liste degli iscritti.

Il nodo riguarda 60 tessere del circolo Pisanova, contestate perché ritenute non pagate o pagate fuori tempo massimo: tessere riconducibili al fronte Biondi. La Commissione di Garanzia provinciale e l’Ufficio Adesioni hanno escluso questi iscritti dall’anagrafe certificata trasmessa il 30 maggio. Malgrado ciò, la Commissione Congressuale ha deciso di utilizzare un elenco precedente, che includeva invece anche le tessere contestate.

IL CASO SAN MARCO-SAN GIUSTO

Il primo banco di prova del congresso si è avuto al circolo San Marco-San Giusto, dove il 10 giugno era previsto il voto. Il prof. Ceccanti racconta così l’episodio: “Era un caso abbastanza semplice in termini giuridici. Si votava per il rinnovo del congresso comunale e l’elezione del nuovo segretario. Questa elezione si fa con 1500 iscritti che vanno a votare, suddivisi in circoli territoriali che si riuniscono ogni quindici giorni circa”.

Il responso del circolo di San Marco-San Giusto, spiega a Policymakermag il professore, era interessante “perché era il primo in cui si votava” e “poteva dare una prima indicazione. Ma assodato che non c’erano le condizioni del voto, poiché mancava una lista condivisa di iscritti, fatto confermatomi anche dalla segretaria, sono tornato a Roma. Poi è arrivata la comunicazione di un voto che pretendeva di presentarsi come regolare”.

IL VOTO “VIZIATO” PREMIA IL CANDIDATO DI SCHLEIN 

In effetti, pur in assenza della segretaria del circolo, del segretario provinciale Oreste Sabatino, di un componente della Commissione di Garanzia provinciale e di numerosi iscritti, la votazione si è comunque svolta: 42 voti per Biondi, 5 per Iannella, una scheda bianca.

Raggiunto dall’inaspettata notizia sul voto, Ceccanti reagisce facendo notare: “se questa è una forma di manifestazione politica a me non interessa, qui si tratta di una votazione ufficiale e se mancano i valori condivisi il voto è viziato in partenza. In qualsiasi assemblea il voto si fa quando si ha una lista chiara”.

L’ALLARME DI CECCANTI: NEL PD UN CLIMA DI CATTIVA SOPPORTAZIONE VERSO CHI NON È ALLINEATO

Per Ceccanti l’episodio segnala un problema più profondo all’interno del partito. “Non è mai successa una cosa del genere: si è sempre arrivati con un approccio condiviso sulle regole. Poi si discuteva, anche in maniera accesa, ma nel merito, non su questioni procedurali”.

Una vicenda che potrebbe essere riconducibile alle tensioni interne tra le diverse anime del partito. “Dico che ci si può vedere un test – ci spiega il prof. Ceccanti -: nel senso, mi sembra che ci sia una certa insofferenza verso chi è non è allineato agli orientamenti prevalenti. C’è un clima di cattiva sopportazione, le cui conseguenze non arrivano per decisione dall’alto, ma in cui alcuni si credono legittimati a operare forzature”.

 

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