Ue-Regno Unito al reset? Ecco i documenti e cosa contiene il primo accordo post-Brexit
È il primo filo riannodato tra Bruxelles e Londra dai tempi della Brexit: in mattinata è arrivato l’ok dei 27 Rappresentanti permanenti dell’UE all’accordo con la Gran Bretagna, poi il vertice formale a Lancaster House tra il premier britannico Keir Starmer, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio UE Antonio Costa e Kaja Kallas, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
A livello diplomatico, la nuova partnership consiste in una dichiarazione congiunta Ue-Regno Unito (EU-United Kingdom Joint Statement), una partnership strategica sui temi della sicurezza e della difesa (Security and Defence Partnership between the EU and the United Kingdom) e un’intesa comune tra le parti sulle relazioni future (A renewed agenda for European Union – United Kingdom cooperation Common Understanding). Ai link è possibile visionare ciascun documento nella versione originale. Di seguito invece un punto sui contenuti dell’accordo.
ACCORDO UE-REGNO UNITO SULLA DIFESA
La nuova Security and Defence Partnership tra l’Unione Europea e il Regno Unito segna un passo decisivo verso una cooperazione rafforzata in un contesto internazionale sempre più instabile. L’intesa affronta temi cruciali come il peacebuilding, la gestione delle crisi civili e militari, la sicurezza marittima e spaziale, e le minacce emergenti legate al cyber spazio e alle tecnologie dirompenti. Particolare attenzione è rivolta alla lotta contro le minacce ibride, alla protezione delle infrastrutture critiche e al contrasto della manipolazione informativa da parte di attori stranieri. Il partenariato si estende inoltre alla lotta al terrorismo, alla prevenzione dell’estremismo violento, e integra la dimensione della sicurezza climatica, della sicurezza economica esterna e della migrazione irregolare, confermando la volontà condivisa di affrontare insieme le sfide globali.
Ma il punto più importante dell’accordo viene specificato nel terzo documento e riguarda l’apertura dei fondi europei per il riarmo alle industrie britanniche della difesa. Una volta approvato il piano in sede europea, la Gran Bretagna avrà accesso in qualità di Paese partner ai prestiti Safe, che mettono a disposizione degli Stati membri 150 miliardi per le spese militari. Inoltre, l’alto rappresentante Ue e i ministri del Regno Unito terranno semestralmente “consultazioni strategiche” e Londra potrà prendere parte ai Consigli Esteri-Difesa europei.
Ue e Gran Bretagna confermano inoltre il loro sostegno alla causa ucraina in chiave anti-Russia e proseguono nella strategia di pressing sul Cremlino attraverso l’applicazioni di sanzioni e il congelamento dei beni sovrani, oltre a ribadire la richiesta congiunta di un “cessate il fuoco immediato e permanente” per Gaza, del rilascio dei sequestrati e dello sblocco degli aiuti umanitari.
ACQUE DELLA MANICA APERTE AI PESCHERECCI EUROPEI
La Gran Bretagna manterrà aperte le acque di sua pertinenza ai pescherecci provenienti dai porti europei per altri 12 anni (fino al 2038), punto questo molto caro alla Francia e, secondo la BBC, decisivo per il buon esito delle trattative. In cambio Londra ha chiesto e ottenuto la rimozione di gran parte dei limiti burocratici imposti alle sue esportazioni ittiche e agroalimentari, a condizione di garantire gli standard di qualità richiesti dall’Ue.
PROROGA SULL’ENERGIA
Prorogato l’accordo di commercio e cooperazione nel settore dell’energia dal 2026 fino al 31 marzo 2027, con la possibilità di futuri rinnovi su base annuale. L’Accordo facilita gli scambi transfrontalieri di energia e materie prime, promuovendo al contempo la cooperazione nello sviluppo delle infrastrutture di rete, tra i gestori dei sistemi di trasmissione e le autorità di regolazione. Nell’ambito dell’intesa, è stato inoltre concordato di esaminare la possibilità di una futura partecipazione del Regno Unito al mercato interno dell’elettricità dell’Unione Europea.
MOBILITÀ UE-REGNO UNITO
Nulla di fatto invece sul fronte della mobilità giovanile, tema che dovrà essere approfondito in negoziati ancora da fissare. Secondo alcune indiscrezioni, la proposta sul tavolo era quella di concedere agli under 30 europei un’agevolazione sul rilascio dei visti, della durata di 5 anni. Von der Leyen riferisce comunque di una ritrovata convergenza sull’Erasmus+, ricordando il suo passato di studente ospite proprio in un’università di Londra. Infine, si è trovata la quadra su un punto molto sentito dai turisti britannici, che non dovranno più recarsi alle fila extra-Ue all’aeroporto per i controlli doganali.
UN (RE)SET PER STARMER
L’alfiere del “reset” Starmer mette a tabellone il primo parziale nel percorso di riavvicinamento all’Ue, seppur ridotto rispetto alle grandi aspettative che precedevano il vertice, con l’annuncio in pompa magna sui profili social dell’Ue.
EU and UK leaders are meeting in London on Monday 19 May.
The summit will be an opportunity to demonstrate a common stance in working together for peace and security in Europe and to establish a new strategic partnership.#EUUKsummit pic.twitter.com/XmXwxJyatj
— EU Council (@EUCouncil) May 18, 2025
Restando dentro alla metafora tennistica, sarebbe il caso più che di un “reset” integrale, sarebbe il caso di definirlo un “set”. Del resto, come chiarito sul sito della Commissione, la cornice dei rapporti Ue-Gb rimarrà quella del Windsor Framework (l’accordo post-Brexit firmato dopo le tensioni sorte per il Protocollo sull’Irlanda del Nord) e dell’accordo di Commercio e cooperazione.
LA BREXIT RESISTE
Sul vertice gravavano le critiche dei conservatori di Kemi Badenoch e dell’ex brexiter, oggi trumpiano, Nigel Farage, che guida il partito Reform, che definiscono l’accordo una “resa” e minacciano gravi conseguenze nel caso di un dietrofront rispetto al referendum popolare. Starmer doveva dunque proteggersi sul fronte interno dalla cavalcata delle forze intransigenti e contrarie al suo progetto di ripristino delle relazioni con l’Ue. E infatti, a margine del vertice, si affretta a escludere che che si tratti di un passo indietro rispetto alla Brexit.
Al contempo i leader europei temono che la guida di Downing Street possa passare di mano alle prossime elezioni, nel 2029, né intendono prodigarsi nei confronti di un governo comunque contrario al ripristino del mercato unico, dell’unione doganale e restio sulla libera circolazione.
Niente fughe in avanti, dunque: la priorità da ambo le parti rimane quella di non fornire all’opposizione britannica un’ulteriore arma elettorale, dal momento che un dietrofront integrale rispetto a quanto sancito dalla Brexit verrebbe visto come una violazione della sovranità popolare.