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A che gioco gioca Putin nel Donbass?

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La Russia si ritira dal confine con l’Ucraina, ma perché Putin ha dispiegato nel Donbass il più grande assembramento di soldati dai tempi dell’annessione della Crimea nel 2014?

Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, aveva recentemente invitato il presidente russo, Vladimir Putin, a incontrarsi ovunque nel Donbass. “Sono pronto ad andare ancora oltre e ti invito a incontrarci in qualsiasi parte del Donbass ucraino, dove è in corso la guerra”, ha detto il leader ucraino rivolgendosi a Putin.

UNA POSSIBILE DISTENSIONE

L’Ucraina ha segnalato “progressi significativi” nei negoziati per la ripresa della tregua con i separatisti filorussi del Donbass, dove nelle ultime settimane gli scontri si erano intensificati e avevano esacerbato la tensione con Mosca. “Ci sono progressi significativi sul cessate il fuoco”, ha detto all’agenzia France Presse il portavoce della delegazione ucraina Oleksii Arestovych, aggiungendo che i colloqui continuano.

Dopo una tregua ampiamente rispettata durante la seconda metà del 2020, dall’inizio dell’anno erano però aumentati i combattimenti tra le forze di Kiev e i separatisti, di cui la Russia è ampiamente considerata il padrino militare e finanziario. Allo stesso tempo, si è alzato il livello dello scontro con Mosca, che nelle ultime settimane aveva dispiegato decine di migliaia di soldati vicino al confine, lasciando temere a Kiev, e non solo, un’operazione militare su larga scala.

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PROVE DI GUERRA

Secondo alcune fonti, il massiccio dispiegamento di 150mila militari russi alla frontiera con l’Ucraina, il più grande mai visto dai tempi dell’annessione della Crimea nel 2014, sembra essere stato in parte progettato per valutare la risposta non solo dell’Ucraina, ma degli Stati Uniti e dell’Europa.

Il presidente Usa Joe Biden ha inviato severi avvertimenti a Putin e sostegno a Zelensky, ma ha rinunciato a un piano per inviare navi da guerra nel Mar Nero e ha chiarito che gli Stati Uniti non avrebbero combattuto una guerra per l’Ucraina. La risposta europea è stata ancora più tenue.

Alla fine, giovedì il ministro della Difesa della Russia, ha annunciato che le massicce esercitazioni militari vicino al confine con l’Ucraina erano state completate e che aveva ordinato alle truppe di tornare alle loro basi permanenti entro il 1° maggio.

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L’ATTRITO RUSSIA-OCCIDENTE

L’incontro di “emergenza” che ha riunito rappresentanti ucraini e russi sotto la mediazione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), segue i colloqui in videoconferenza svoltisi il giorno prima tra rappresentanti del quartetto Normandia (Ucraina, Russia, Francia e Germania), del cui esito la Russia si era detta poco soddisfatta.

Intanto, Putin nel suo discorso annuale sullo stato della nazione di fronte alla Camere riunite del Parlamento ha usato parole dure nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti, di nuovo vicini nella rinascita di un’alleanza atlantica.

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Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

Il leader del Cremlino ha minacciato infatti una “risposta asimmetrica, rapida e dura” se verranno oltrepassate le “linee rosse” nella relazione con la Russia. Chiaro riferimento a tutte le questioni sulle quali Mosca e i Paesi occidentali sono in conflitto: la detenzione e le condizioni di salute di Navalny, le sanzioni, le reciproche espulsioni di diplomatici e accuse di hackeraggio, spionaggio, interferenze elettorali e non ultima l’escalation del conflitto nel Donbass.

“Gli organizzatori di qualsiasi provocazione che minacci gli interessi fondamentali della nostra sicurezza rimpiangeranno le loro azioni come non hanno mai rimpianto nulla in vita loro”, è stato il messaggio lanciato da Putin.

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