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Fuga dall’Afghanistan. Tutti gli schiaffi presi da Biden

Giovanni Castellaneta Biden Afghanistan

L’imperialismo americano è ormai al tramonto, come voluto da Donald Trump, ma Biden si ritrova a gestire una ritirata dalla polveriera afghana ben poco onorevole, rispondendone in prima persona. L’attuale inquilino della Casa Bianca è così diventato il capro espiatorio attaccato da tutti, nonostante i tanti errori commessi dall’esercito e dai suoi predecessori

L’ultima, in ordine di tempo, ad assestare un cazzotto in pieno volto a Joe Biden è stata la testata britannica Economist: “Se la propaganda dei talebani avesse descritto il crollo della ventennale missione americana per rimodellare l’Afghanistan, non avrebbe potuto inventare immagini più strazianti”, si legge nell’ultimo numero, che in copertina mette ben in evidenza le foto, drammatiche, dei civili appesi ai carrelli degli aerei statunitensi in fuga dal Paese. “Mentre gli insorti penetravano a Kabul, gli afghani disperati, terrorizzati dalla vendetta degli insorti, inseguivano gli aerei cargo americani in partenza lungo la pista, cercando di arrampicarsi sul carrello di atterraggio e cadendo inevitabilmente verso la morte. Il governo sostenuto dagli americani si era arreso senza combattere, una cosa che secondo quanto prevedevano i funzionari americani solo pochi giorni prima, non sarebbe accaduta. Per gli afghani una prospettiva così orribile che hanno preferito aggrapparsi alle ruote di un aereo”.

Ma le critiche più dure continuano ad arrivare dai quotidiani locali. Secondo il New York Times il presidente avrebbe perfino mentito agli americani quando, ancora poche settimane fa, ha escluso un tracollo dell’esercito afghano durante il ritiro delle proprie truppe. La testata progressista sostiene difatti che il presidente avesse ricevuto dall’intelligence un rapporto di segno opposto, dove la débacle delle forze governative era prevista. Stessi termini vengono usati dal Washington Post: “La débacle in Afghanistan è della specie peggiore: quella che si poteva evitare”.

Di fronte alle critiche piovute dall’estero e dalla stessa politica americana sul modo in cui Joe Biden ha portato via gli USA dal pantano afghano, perfino l’ex presidente Donald Trump ha gioco facile nell’evidenziare le conseguenze negative di una simile, frettolosa e mal programmata, ritirata: “L’Europa e la Nato non credono più in noi. Con me gli Stati Uniti avevano trovato un grande negoziatore con i talebani, ora il mondo vede solo una grande debolezza alla Casa Bianca”, ha detto il tycoon, ovviamente tacendo sul fatto che il ritiro delle truppe statunitensi fosse stato concordato con gli studenti coranici proprio dalla sua amministrazione. “Con me alla Casa Bianca – ha aggiunto – i talebani non si sarebbero mai sognati di sfilare con le armi che abbiamo lasciato in Afghanistan”.

Rispunta perfino Tony Blair, ex primo ministro britannico che ha dispiegato truppe in Afghanistan 20 anni fa dopo gli attacchi dell’11 settembre, al fianco di George Bush Jr. Secondo Blair, che in casa fu criticato parecchio per il suo interventismo sulla scia USA, la fuga statunitense ha «allietato ogni gruppo jihadista in tutto il mondo». In un lungo editoriale pubblicato sul suo sito, Blair ha affermato che la decisione di ritirare le truppe è stata «tragica, pericolosa, non necessaria». Ha aggiunto che la Gran Bretagna ha un «obbligo morale» di rimanere fino a quando «tutti coloro che ne avranno bisogno saranno stati evacuati».

Negli States ha suscitato parecchio clamore l’intervista rilasciata dall’ex Navy Seal che uccise Osama Bin Laden: «Dovevamo andare via nel 2005, assistere a un tale disastro è una vergogna». Robert O’Neill, militare oggi a riposo, ha infatti spiegato: «La nostra missione iniziale era sconfiggere Al Qaeda e prendere il suo numero 1. Quindi saremmo dovuto andarcene immediatamente dopo. Punto e basta. Assistere a un tale disastro è un vergogna e i talebani se la staranno ridendo. Sono molto triste soprattutto per quelli che sono morti laggiù».

E, sebbene suoni paradossale, i talebani stessi hanno da ridire sul modo in cui gli USA hanno evacuato le proprie truppe: «L’America, con tutta la sua forza e le sue strutture, non è riuscita a portare l’ordine all’aeroporto. C’è pace e calma in tutto il Paese, ma c’è caos solo all’aeroporto di Kabul», ha dichiarato l’esponente talebano Amir Khan Mutaqi, citato dall’agenzia di stampa Sputnik.

 

Ma la realtà è che gli USA finora avevano rinviato sine die l’exit strategy da un conflitto che rischiava di divenire eterno e di ingoiare altri miliardi di dollari e altre vite umane. Biden sconta dunque in un colpo solo tutti gli errori commessi dalle passate amministrazioni, da quella di Bush Jr. che diede fuoco alla polveriera afghana, impelagando gli States in un conflitto senza fine, a quella di Trump che negoziò coi tagliagole una sorta di resa, in cui gli USA si impegnavano a lasciare il Paese a patto che i talebani non li assalissero nel momento della ritirata, fino a quella Obama, che rinviò a più riprese il disimpegno.

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Errori che vengono messi nero su bianco dall’indagine commissionata allo Special Inspector General for the Afghanistan Reconstruction. L’inchiesta, in corso da 13 anni, fa emergere tutte le mancanze degli americani che avrebbero sottovalutato le difficoltà sul terreno e fallito nel progetto di ricostruzione del Paese, a cominciare dalle sue istituzioni. Per questo lo stesso Biden (che adesso rischia di scontare i tanti inciampi compiuti non solo dai suoi predecessori, ma anche dai generali) in uno dei suoi molteplici discorsi in televisione è stato costretto ad ammettere che gli statunitensi non fossero in Afghanistan per costruire il Paese ma per combattere esclusivamente il terrorismo, attirando però le critiche dell’Ue, che ha ricordato all’alleato che adesso torna a casa, oltre oceano, lasciando sui confini del Vecchio continente milioni di profughi e richiedenti asilo (impossibile da negare), come le regole di ingaggio 20 anni fa fossero ben altre. Insomma, altre critiche per Biden, che sta scoprendo nel peggiore dei modi che se le guerre oggi sono impopolari, perderle lo è ancora di più.

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