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Attentato a Mosca, cos’è l’Isis-K che minaccia la Russia

Putin

L’Isis rivendica la paternità del drammatico attentato a Mosca. Chi sono e come sono strutturati il ramo afghano e il ramo russo dei terroristi islamici

Decine e decine di morti, centinaia i feriti molti dei quali ricoverati in ospedale. Il drammatico attentato di Mosca è piombato in diretta in tutte le breaking news dei media mondiali. L’Isis ha rivendicato mentre Kiev si è detta estranea. Uomini armati in tenuta mimetica hanno fatto irruzione in una sala da concerti a nord-ovest del centro aprendo il fuoco senza pietà sugli spettatori. Gli assalitori avrebbero lanciato anche granate o bottiglie incendiarie e poco dopo l’intero edificio si è trasformato in un rogo. Tra i feriti almeno 5 bambini. Si tratta del primo grave attentato terroristico avvenuto nel paese dall’inizio della guerra in Ucraina e il più grande perpetrato nella capitale russa da piu’ di un decennio.

LA RIVENDICAZIONE DELL’ISIS

La rivendicazione dell’Isis: “Miliziani dello Stato islamico – si legge in un messaggio sul canale Telegram del gruppo jihadista – anno attaccato un grande raduno alla periferia di Mosca” e poi si sono “ritirati sani e salvi nelle loro basi”. Circa due settimane fa l’Fsb aveva detto di avere eliminato una cellula della branca afghana dell’Isis che pianificava un attacco armato nella capitale mentre gli Usa avevano avvertito Mosca della possibilità di un attentato.

COS’È L’ISIS-K

Dopo le drammatiche notizie provenienti da Mosca, gli Stati Uniti hanno ricordato come a inizio marzo avessero avvertito la Russia del rischio di attacchi da parte dell’ISIS-K, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Conosciuto anche come Wilayat Khorasan, il gruppo è la branca afghana dell’ISIS apparsa per la prima volta nel 2014. Il nome Khorasan si traduce in “La terra del sole”, e secondo il Centro per gli studi strategici e internazionali, si riferisce a una regione storica che comprende parti dell’Iran, dell’Afghanistan e del Pakistan.

Sulla base di questa visione – ricorda l’Ansa – si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca questi tre Paesi, ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan. Una chiara minaccia per la Russia, che non dimentica le ribellioni islamiste nel Caucaso settentrionale, in particolare in Daghestan e in Cecenia con le due guerre degli anni ’90 e una lunga serie di sanguinosi attentati che fecero stragi di civili in varie città russe, compresa la capitale.

CHI È IL LEADER DEL GRUPPO

Oggi è Sanaullah Ghafari, alias Shahab al-Muhajir, il leader del gruppo: secondo il Dipartimento di Stato Usa, l’emiro è stato nominato nel giugno 2020. E sotto la sua guida, come altri gruppi terroristici l’ISIS-K prende di mira le forze statunitensi, i loro alleati e i civili. Ma a differenza di altre organizzazioni, l’ISIS-K ha combattuto apertamente anche contro altre organizzazioni islamiche estremiste, come i talebani – sono loro i responsabili dell’attentato suicida all’aeroporto di Kabul del 26 agosto 2021. Ed era pronta ad attivarsi anche contro le comunità ebraiche come vendetta per le operazioni israeliane a Gaza.

L’ATTACCO ISIS IN RUSSIA PARTE DA LONTANO

Il 3 marzo scorso, le forze di sicurezza russe avevano eliminato sei sospetti jihadisti in un’operazione in Inguscezia, nel Caucaso settentrionale, mentre il 7 marzo una cellula dell’ISIS nella provincia di Kaluga, che intendeva attaccare una sinagoga a Mosca, era stata smantellata dal Servizio di sicurezza federale russo (Fsb). Il giorno dopo, l’8 marzo, diverse ambasciate occidentali, tra cui quella degli Stati Uniti, avevano avvertito i loro cittadini in Russia della possibilità di attacchi imminenti nel Paese, soprattutto in occasione di grandi eventi a Mosca.

IL RAMO DELL’ISIS IN RUSSIA

Il ramo dell’ISIS in Russia, noto come “Wilayat al Quqaz” (provincia del Caucaso), – come ricorda l’Agi – è stato fondato dall’estremista Rustam Asildarov nel 2015, ma avrebbe cessato la sua attivita’ dopo il suo assassinio da parte del governo russo, in Daghestan, nel dicembre 2016. L’attacco di venerdì a Mosca è stato preceduto da un’altra azione contro gli interessi russi.

Il 5 settembre 2023, infatti, l’ISIS rivendicò l’attentato vicino all’ambasciata russa a Kabul, dove perse la vita il secondo segretario e una guardia di sicurezza.
La Russia, insieme ad alcune nazioni come Pakistan e Iran, ha mantenuto la sua ambasciata a Kabul dopo il ritorno al potere, il 15 agosto 2021, dei talebani che, nonostante il loro fondamentalismo, sono rivali dell’ISIS. La contrapposizione tra i terroristi islamici e la Russia, risale al 2015, quando, su richiesta del presidente Bashar al-Assad, Putin ha iniziato a sostenere il governo siriano contro i ribelli dell’opposizione e i gruppi jihadisti, compreso l’ISIS.

L’intervento russo è stato fondamentale per sedare la ribellione e sconfiggere i terroristi, che aveva annesso territori al suo ‘califfato’ in Iraq. I jihadisti delle repubbliche russe del Caucaso attivi in Siria, sono poi tornati in Russia dopo il conflitto, costituendo una minaccia per Mosca. A questo si aggiungono le tensioni nel Sahel. L’instabilità nell’Africa Occidentale ha dato vita a colpi di stato filo-russi in Niger, Mali e Burkina Faso. In questi Paesi i mercenari della hanno ingaggiato la lotta allo Stato Islamico e anche ai gruppi fedeli ad Al Qaeda, che controllano pezzi di territorio.

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