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Capire l’Afghanistan osservando il Pakistan

Pakistan Afghanistan

Dietro al ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan si nascondono le mosse di un altro paese di cui si parla ancora troppo poco: il Pakistan

Nel marzo 2021 è stato diffuso un paper da parte del Macdonald Laurier Institute dal titolo “Ending Pakistan’s Proxy War in Afghanistan”. La tesi dell’autore è che per capire l’Afghanistan bisognerebbe capire il Pakistan.

I SERVIZI PAKISTANI

“Dopo due decenni di sostegno internazionale, l’Afghanistan è oggi dipinto in una ‘guerra senza fine’; il processo di pace è moribondo. Eppure il persistente conflitto ha un’unica causa di fondo: l’Inter-Services Intelligence (ISI) del Pakistan sta conducendo una guerra per procura segreta in Afghanistan”.

L’INDIA

Nel paper si dice che “l’obiettivo del Pakistan è quello di rompere l’ordine costituzionale dell’Afghanistan dopo il 2001, installando una coalizione guidata dai talebani per sostituire l’attuale governo, che l’ISI vede come un cavallo da tiro per l’India”.

La teoria è che “l’esercito pakistano sostiene i talebani come parte di una strategia nazionale per l’Afghanistan e il Kashmir che il Pakistan ha perseguito dal 1947, quando Kabul ha votato contro l’adesione del Pakistan alle Nazioni Unite”.

“In Pakistan, dai tempi di Musharraf, in particolare in Baluchistan, FATA e NWFP/Khyber-Pakhtunkhwa, esiste da tempo un detto in urdu, che si traduce come ‘Dove c’è terrorismo, c’è un’uniforme dietro’. L’Afghanistan sarà in pace solo quando finirà la guerra per procura occulta del Pakistan. Ma questo non avverrà senza una forte azione internazionale”.

IL PAKISTAN E I TALEBANI

L’attenzione sul Pakistan è stata posta anche da uno studio del Cfr, che ha provato a rispondere alla domanda: perché i funzionari pakistani hanno applaudito alla conquista dell’Afghanistan da parte dei talebani?

È importante notare che il governo e i militari pakistani non sono istituzioni monolitiche, ma piuttosto gruppi con interessi contrastanti. Tuttavia, questi gruppi erano generalmente a favore di una vittoria talebana e dopo che i talebani hanno conquistato Kabul, il primo ministro pakistano Imran Khan ha dichiarato che stavano “spezzando le catene della schiavitù”. Si può dunque affermare che tra il Pakistan e i talebani vi sia una “vicinanza ideologica”.

L’ISLAM RADICALE

Il Cfr spiega che il Pakistan è stato creato nel 1947 come nazione musulmana e l’Islam era il collante che doveva tenere insieme molte comunità altrimenti disparate con diverse identità linguistiche ed etniche. Ma questo generò lotte interne.

“Nel 1971, dopo un’aspra guerra civile, una grande porzione di territorio pakistano a est, dominata dalla comunità di lingua bengalese, si staccò per diventare parte del Bangladesh. Quella perdita rese il governo pakistano particolarmente paranoico nei confronti dei territori occidentali del Belucistan e del Khyber Pakhtunkhwa, che hanno grandi popolazioni di lingua pashtun”.

“Il Pakistan ha istituito madrase in questi territori per enfatizzare e insegnare una marca particolarmente rigida di Islam, nella speranza che il nazionalismo islamico avrebbe soppresso il nazionalismo pashtun”, spiega lo studio.

“I leader talebani, che sposano anch’essi il nazionalismo islamico, sono stati formati in queste madrase”.

DOPO L’11 SETTEMBRE

Come è cambiato il rapporto del Pakistan con i talebani dopo l’11 settembre? Il centro di ricerca risponde che “il Pakistan continua a essere un’importante fonte di sostegno finanziario e logistico per i talebani”.

“L’agenzia pakistana Inter-Services Intelligence (ISI) ha sostenuto i talebani fin dalla loro nascita con denaro, addestramento e armi. L’ISI mantiene anche forti legami con la rete pakistana Haqqani, un gruppo militante che lavora a stretto contatto con i talebani – Sirajuddin Haqqani, il leader della rete Haqqani, è anche un vice leader dei talebani dal 2015. I talebani possiedono beni immobili in Pakistan e ricevono grandi donazioni da privati nel paese”.

IL MULLAH BARADAR

“Allo stesso tempo, sotto la pressione degli Stati Uniti, il Pakistan nel corso degli anni ha arrestato – e presumibilmente torturato – comandanti talebani, tra cui il Mullah Abdul Ghani Baradar, uno dei fondatore dei talebani che ora è tornato come uno dei capi del gruppo. Inoltre, l’attuale capo dell’esercito pakistano, il generale Qamar Javed Bajwa, sembra essere più diffidente nei confronti del potenziale di destabilizzazione del Pakistan da parte dei talebani”.

LA CINA

Per il Cfr, “in futuro, l’influenza del Pakistan sui talebani potrebbe diminuire. I talebani sono stati politicamente astuti nel tentare di costruire legami con la Cina, l’Iran e la Russia. Se la Cina, uno stretto alleato pakistano, sceglierà di riconoscere il governo guidato dai talebani, lo farà senza entusiasmo per il virulento nazionalismo religioso sposato sia dai talebani che dal Pakistan. Questo perché potrebbe riversarsi nella regione cinese dello Xinjiang, dove il governo cinese ha usato le rivendicazioni di separatismo per reprimere i musulmani uiguri”.

L’UE E IL PAKISTAN

Il quotidiano Domani ha pubblicato un articolo in cui sostiene che pur di non affrontare un’altra ondata migratoria, Angela Merkel ed Emmanuel Macron hanno già detto di essere disponibili a finanziare i paesi limitrofi come il Pakistan per accogliere gli afghani in fuga. “Ma a quale prezzo?” si chiede l’autore.

“Il Pakistan è da anni un alleato ambiguo degli Stati Uniti, che ha fornito appoggio e supporto a Talebani e al Qaida. Oggi la politica adottata dal Pakistan rischia un effetto domino. Il paese si trova a fronteggiare il rafforzamento di gruppi terroristici forti e numerosi. Il rischio è che neanche in Pakistan gli afghani in fuga siano al sicuro”, conclude il quotidiano.

Leggi anche: Come sarà il nuovo governo dei talebani in Afghanistan

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