Un gruppo di dodici esperti, ingaggiati da Francia e Germania, provano a stilare un piano di riforma dell’Ue in vista del prossimo ‘maxi’ allargamento del 2030: Europa a più velocità, bilancio comunitario più ricco e riforme istituzionali
Parigi e Berlino hanno accantonato i battibecchi sul patto di stabilità della scorsa estate e hanno presentato, durante una riunione dei ministri degli Affari europei a Bruxelles, una proposta congiunta di riforma dell’Ue. Il piano si basa sul “Report of the franco-german working group on EU institutional reform” preparato da dodici esperti.
LA TRIPARTIZIONE DEL PIANO DI RIFORMA UE DI FRANCIA E GERMANIA
Il piano di riforma si articola in tre direzioni: la riforma delle istituzioni, dei trattati e del bilancio comunitario. Tutto questo aprirà la strada all’allargamento di paesi dell’Europa dell’Est e dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Kosovo, Macedonia del Nord, Moldova, Montenegro, Serbia, Turchia e Ucraina). Il presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, ha fissato l’obiettivo dell’allargamento entro il 2030.
LA GEOPOLITICA DETTA LA LINEA DELLA POLITICA EUROPEA DI ALLARGAMENTI
“Per ragioni geopolitiche, l’allargamento Ue è in cima all’agenda politica – si legge nel rapporto -, ma l’Unione non è ancora pronta ad accogliere nuovi membri, né dal punto di vista istituzionale né da quello politico”. La geopolitica è dunque al centro dell’attenzione della politica europea e Francia e Germania, confermando un sodalizio proficuo, sono intenzionate a dettare la linea. “Per ragioni geostrategiche, ora siamo costretti a pensare all’allargamento dell’Ue, soprattutto all’Ucraina, con conseguenze per le istituzioni, le politiche e il bilancio “, ha dichiarato a Euronews Olivier Costa, direttore degli studi del College of Europe e uno dei correlatori del rapporto.
CHI SONO I DODICI AUTORI DEL PIANO DI RIFORMA UE DI FRANCIA E GERMANIA
A redigere il rapporto sulla base del quale è stata formulata la proposta franco-tedesca è stato un team composto da docenti, politologi ed accademici francesi, tedeschi e belgi:
- Olivier Costa, direttore del dipartimento di European Political and Governance Studies del College of Europe,
- Daniela Schwarzer, direttrice per l’Europa e l’Eurasia della Open Society Foundations e prima direttrice e Ceo del German Council on Foreign Relations,
- Pervenche Berès, ex europarlamentare socialista,
- Gilles Gressani, direttore del Groupe d’études géopolitiques (Geg) dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi e della rivista Le Grand Continent,
- Gaëlle Marti, professore di diritto pubblico presso l’Università di Lione,
- Franz Mayer, docente di diritto pubblico presso l’Università di Bielefeld,
- Thu Nguyen, Senior Policy Fellow dello Jacques Delors Centre,
- Nicolai von Ondarza, ricercatore presso il German Institute for International and Security Affair,
- Sophia Russack, ricercatrice presso l’unità Istituzioni del CEPS,
- Funda Tekin, direttrice dell’IEP e professoressa onoraria dell’Università di Tubinga,
- Shahin Vallée, leader del programma geoeconomico della DGAP e in passato senior economist for Soros Fund Management,
- Christine Verger, vicepresidente del Jacques Delors Institute e in passato segretaria del presidente della Commissione Ue Jacques Delors.
NEL PIANO DI RIFORMA UE DI FRANCIA E GERMANIA TORNA L’EUROPA A PIÙ VELOCITÀ
Il piano fa propria l’idea dell’Europa a più velocità e di una integrazione graduale dei Paesi candidati. “Forse alcuni Paesi al di fuori dell’Ue non vogliono o non possono aderire come membri a pieno titolo e gradirebbero essere associati in un altro modo – ha spiegato il relatore Olivier Costa -. E forse alcuni Paesi all’interno dell’Ue non vogliono avanzare su alcune politiche e c’è bisogno di permettere a una ‘coalizione di volenterosi’ di fare di più”.
I PAESI EUROPEI DIVISI IN QUATTRO BLOCCHI
Nel report si ritrova l’idea di dividere i paesi europei in quattro blocchi: i paesi dell’Unione che desiderano maggiore integrazione (‘Inner circle”), i paesi dell’Unione Europea come la conosciamo oggi, i paesi associati al mercato unico e, infine, la Comunità politica europea, un consesso di paesi che non avrebbero “alcuna forma di integrazione” ma sarebbero associati sulla base di una “convergenza geopolitica e sulla cooperazione politica” in settori come la sicurezza, l’energia o la politica ambientale e climatica.
“Potremmo anche trovarci in una situazione in cui alcuni Stati membri attuali non sarebbero più interessati a far parte di un’Ue di questo tipo, o si sentirebbero più a loro agio in un altro consorzio internazionale”, ha aggiunto Olivier Costa.
LE RIFORME ISTITUZIONALI DEL PIANO DI RIFORMA UE
Tra le riforme istituzionali presenti nello studio dei dodici esperti trova posto la riduzione del numero dei commissari (non più uno per Stato membro) e la variazione del numero dei parlamentari, in un numero massimo di 751 (oggi sono 705). Inoltre, l’armonizzazione delle leggi elettorali per le elezioni del Parlamento europeo entro il 2029, la riorganizzazione del Consiglio dell’Ue che dovrebbe passare da un formato a tre a un quintetto di presidenza. Un aspetto spinoso in campo europeo riguarda il modo in cui si prendono le decisioni e il peso che i singoli paesi hanno.
Il gruppo dei dodici esperti suggerisce di fare un maggior ricorso alle votazioni a maggioranza piuttosto che all’unanimità. Suggerisce anche di modificare la soglia per la maggioranza qualificata. In particolare, al 60% dei Paesi che rappresentano il 60% della popolazione dell’Ue, dall’attuale 55% dei Paesi con il 65% della popolazione. Il report si spinge a suggerire la stipula di un “trattato di riforma supplementare” che permetta agli Stati “volenterosi”, una sorta di avanguardia, di riformare i trattati lasciando indietro i paesi scettici.
IL BILANCIO COMUNITARIO
Attenzione particolare viene posta sul bilancio comunitario, anche in previsione di un prossimo allargamento. “Se l’Ucraina entra a far parte dell’Ue, la maggior parte degli Stati membri diventerà contribuente netto e non riceverà più fondi, e tutto si sposterà verso Est, quindi se vogliamo risolvere questa situazione, abbiamo bisogno di un bilancio più corposo”, scrivono gli esperti.
I dodici esperti suggeriscono di aumentare il budget europeo nel prossimo periodo di bilancio (2028-2034) “sia in termini nominali sia in relazione al Pil”. A questo si aggiunge il suggerimento di. prendere le decisioni sul bilancio a maggioranza qualificata.
COME CAMBIA LA UE CON L’ALLARGAMENTO A EST
L’allargamento a est chiede uno sforzo maggiore per la difesa dello Stato di diritto e dei principi europei di libertà ed uguaglianza. Ai paesi candidati viene chiesto di darsi da fare per combattere la corruzione, attuare riforme giudiziarie e rafforzare la libertà dei media.
Infine, viene stilata una lista di nove principi che dovrebbero guidare le future strategie di allargamento: ‘prima le basi’, geopolitico, risoluzione dei conflitti, supporto tecnico e finanziario aggiuntivo, legittimità democratica, eguaglianza, ‘sistematizzazione’, reversibilità e voto a maggioranza qualificata.