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Chi è Alexei Navalny, la mente della rivoluzione russa contro Putin

Chi è Navalny

Navalny accusa Putin di “succhiare il sangue della Russia” attraverso uno “stato feudale” che concentra il potere al Cremlino. Lo zar non sa se è meglio tenerlo in prigione o farsi sfidare alle elezioni parlamentari in programma a ottobre 2021. Chi è Alexei Navalny, l’uomo dietro alla nuova rivoluzione russa

“Sapete, c’erano Alessandro il Liberatore e Yaroslav il Saggio. Ora avremo Vladimir l’Avvelenatore”. Così l’oppositore numero uno del presidente russo, Alexei Navalny, ha definito Putin nell’aula in cui è stato condannato martedì scorso a 3 anni e 5 mesi.

L’accusa ufficiale è di violazione della libertà vigilata stabilita per una precedente condanna, però oltre al dissidente sono in molti tra esponenti politici, giornalisti e analisti a ritenere che si tratti piuttosto di una sentenza dettata da motivi politici. Ma quando ha iniziato Navalny la sua battaglia contro l’ultimo “zar” di Russia?

CHI È ALEXEI NAVALNY

Nato il 4 giugno 1976 a Butyn e cresciuto a Obninsk, una città a 100 km a sud-ovest della capitale, Alexei Navalny si è laureato in legge presso la Peoples’ Friendship University of Russia di Mosca nel 1998 e dodici anni dopo ha ricevuto una borsa di studio come Yale World Fellow. È sposato con Yulia Navalnaya – ritenuta ormai la nuova figura di riferimento dell’opposizione dopo l’arresto del marito – con la quale ha due figli.

La prima foto postata da Navalny dopo il risveglio dal coma nell’ospedale di Berlino

L’ASSANGE RUSSO?

La sua ascesa come oppositore di Putin è iniziata nel 2008 quando sul suo blog ha iniziato a scrivere di presunti illeciti e corruzione in alcune grandi società controllate dallo Stato. Nel 2011, il Guardian lo ha paragonato a Julian Assange, ma Navalny ha usato solo metodi legali per far emergere la verità. Una delle sue tattiche è stata quella di diventare un azionista di minoranza nelle principali banche, compagnie petrolifere e altre società in modo da poter accedere a informazioni sulla gestione del capitale. Navalny ha poi iniziato a fare domande scomode e a scrivere tutto sul suo blog – cosa che gli è costata cara.

RUSSIA UNITA

In vista delle elezioni parlamentari del 2011, a cui non ha partecipato come candidato, ha esortato i lettori del suo blog a votare per qualsiasi partito tranne Russia Unita di Putin, che ha soprannominato il “partito dei truffatori e dei ladri”. Russia Unita ha vinto, ma con una maggioranza molto ridotta, e la sua vittoria è stata macchiata da accuse di brogli che hanno provocato proteste a Mosca e in altre grandi città.

Navalny insieme alla moglie durante una manifestazione

PUTIN LO ZAR

Navalny accusa Putin di “succhiare il sangue della Russia” attraverso uno “stato feudale” che concentra il potere al Cremlino. Quel sistema clientelare, sostiene, è come la Russia zarista. Attraverso la sua Fondazione anti-corruzione (FBK) ha svelato le sue inchieste, tra cui l’ultima sul “palazzo di Putin”, la villa faraonica sul Mar Nero, costruita dall’architetto bresciano Lanfranco Cirillo e ispirata a Villa Certosa di Berlusconi.

L’inchiesta la definisce “il palazzo più costoso del mondo” – sarebbe costato 1,1 miliardi di euro – e secondo Navalny è stato finanziato almeno in parte con fondi illeciti, il che lo renderebbero il “più grande atto di corruzione del mondo”.

La villa sul Mar Nero

IL CARCERE E LE CONDANNE

Spesso arrestato, Navalny è stato condannato due volte per accuse penali – appropriazione indebita e poi frode – ricevendo condanne sospese di cinque anni e tre anni e mezzo. Per lui si è sempre trattato di sentenze motivate politicamente e la Corte europea dei diritti umani le ha contestate entrambe.

Nel 2013, nonostante fosse stato incarcerato, gli è stato permesso di uscire per fare campagna elettorale per le elezioni del sindaco di Mosca alle quali ha vinto l’alleato di Putin, Sergei Sobyanin. Tuttavia, si è classificato secondo con il 27% dei voti e, considerando che era bannato dalla TV di Stato e poteva contare solo sui suoi canali online, si è trattato di un risultato che ha galvanizzato i movimenti di opposizione russa.

Navalny in aula durante il processo al ritorno da Berlino

NAVALNY L’INVINCIBILE

Nel 2017, un aggressore gli ha gettato un liquido antisettico verde (zelyonka) in faccia, danneggiandogli la vista e nel 2019 è stato ricoverato in ospedale dopo un sospetto avvelenamento mentre era in carcere. Poi, l’avvelenamento da Novichok dell’agosto scorso, l’atterraggio d’emergenza a Omsk, il trasferimento a Berlino per essere curato e il rientro in patria dove ad attenderlo in aeroporto c’erano le manette.

Navalny ha dichiarato che non ha mai preso in considerazione di rimanere all’estero perché “non mi sembra giusto che Alexei Navalny invochi una rivoluzione da Berlino”, ha detto in un’intervista a ottobre, parlando di se stesso in terza persona. “Se sto facendo qualcosa, voglio condividere i rischi con le persone che lavorano nel mio ufficio”.

Navalny aggredito con la zelyonka

PATRIOTTISMO O NAZIONALISMO?

Navalny, nonostante venga ormai considerato dalla maggior parte dei russi il paladino della libertà, ha anche dei critici tra i gruppi di opposizione, che lo considerano invece un nazionalista.

In un’intervista radiofonica nel 2014 in cui gli era stato chiesto cosa pensasse dell’annessione della penisola di Crimea da parte di Putin, aveva risposto che nonostante la Crimea fosse stata ‘sequestrata’ in violazione del diritto internazionale, “la realtà è che la Crimea è ora parte della Russia. La Crimea è nostra”.

L’ULTIMO DUELLO

Già nel 2018, Navalny aveva cercato di sfidare Putin alle elezioni, ma una delle sue condanne gli aveva impedito di partecipare. Adesso ha promesso di usare la strategia per le elezioni parlamentari previste a ottobre 2021, che determineranno chi controllerà la Duma nel 2024 – anno in cui l’attuale mandato di Putin scadrà, ma grazie alle riforme costituzionali dello scorso anno potrà comunque ambire a mantenere la propria carica fino al 2036.

Putin russia
Il presidente russo Vladimir Putin

Putin non lo chiama mai per nome e i media statali lo dipingono come un blogger poco importante, ma alcuni analisti sostengono che il Cremlino ha solo due opzioni e nessuna di queste sarebbe vincente: tenere in prigione Navalny per un lungo periodo, infatti, lo renderebbe un martire e potrebbe portare ancora a proteste di massa, mentre lasciarlo andare potrebbe minacciare le elezioni parlamentari.

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