Skip to content

Chi ha paura in Ue dell’ombra di Mario Draghi?

Draghi

Il sito Politico.eu lancia l’endorsement all’ex premier italiano Mario Draghi quale futuro presidente del Consiglio europeo

“Mario Draghi dovrebbe guidare il Consiglio europeo”. Quello dell’ex premier italiano “è il nome probabilmente più interessante” per la successione a Charles Michel. Lo scrive l’analista Mujtaba Rahman sull’edizione europea del portale “Politico”, tra i principali siti di informazione sui dossier Ue e osservatore attento del sentiment che emerge nella ‘bolla europea’. In un’editoriale Rahman fa il punto sui potenziali candidati alla presidenza del Consiglio europeo, partendo dal presupposto che l’esperienza di Michel “è stata un fallimento”.

L’ENDORSEMENT DI POLITICO.EU, DRAGHI PROFILO MIGLIORE AL CONSIGLIO EUROPEO

Questo, è la riflessione, avrebbe portato “a una crescente sensazione che il Consiglio sarebbe meglio guidato da un politico al termine della sua carriera politica, uno che abbia statura, una chiara identità europea e, secondo gli alti funzionari dell’Ue, ‘non sarà guidato dai titoli dei quotidiani’. Il profilo di Draghi si adatterebbe a questo quadro e aiuterebbe a ristabilire l’equilibrio tra le due istituzioni più potenti dell’Ue. Come si dice a Bruxelles: quando le relazioni funzionano bene, la Commissione ha il potere, il Consiglio l’autorità”, si legge nell’articolo.
Da Politico.eu arriva quindi un vero e proprio endorsement per l’ex governatore della Bce in vista delle prossime Europee e della complicata scelta dei top jobs nell’Ue. “È stato l’approccio “whatever it takes” del politico italiano a salvare l’eurozona. E i leader dell’Ue dovrebbero sfoderare lo stesso spirito per affrontare ancora una volta le sfide del blocco”, scrive la testata web.

CHI NON VEDE DI BUON OCCHIO LA FIGURA DI DRAGHI

Tuttavia, “come sempre, i leader dell’Ue non vorranno essere messi in ombra da qualcuno con l’importanza di Draghi”. In questa prospettiva, Rahman cita un alto funzionario dell’Ue che si pone il quesito: “Draghi controllerebbe l’agenda. Ma chi controllerà Draghi?”. L’altro problema dell’ex presidente del Consiglio “è che è politicamente non allineato, e nella politica di potere tribale che domina il processo decisionale a Bruxelles, questo rappresenta un grave handicap per le sue possibilità, soprattutto perché i socialisti vogliono chiaramente posizionare al Consiglio uno dei loro”, prosegue Rahman.

Politico non cita i rappresentanti italiani, né l’attuale premier Giorgia Meloni né il leader di Forza Italia e membro autorevole del Ppe Antonio Tajani. Eppure non è un aspetto secondario, perché comunque Fratelli d’Italia è destinato ad essere uno dei partiti con più eletti al Parlamento europeo e in caso di sostegno al bis di Ursula von der Leyen (sempre che regga la candidatura alle intemperie politiche) Meloni cercherà di avere un commissario di peso per l’Italia. Chance che sarebbero ridotte al lumicino in caso cadesse su Draghi la scelta sulla guida del Consiglio europeo.

“Tuttavia, quello che è visto come il più grande svantaggio di Draghi è ciò che dovrebbe destare maggiore preoccupazione: la prospettiva sostanziale che rappresenta, in particolare il suo esplicito sostegno a un maggiore indebitamento comune dell’Ue per affrontare le sfide geopolitiche che l’Europa si trova ad affrontare. Sebbene l’idea di un ulteriore debito Ue abbia guadagnato terreno negli ultimi mesi, probabilmente si rivelerà eccessiva per la Germania e gli altri membri settentrionali dell’Ue”, osserva ancora l’analista.

LA FORZA DELL’AGENDA DRAGHI PASSA ANCHE DAL FUTURO DI DRAGHI

A detta di Rahman, un eventuale fallimento nella nomina di Draghi alla presidenza del Consiglio europeo andrebbe a suggerire “che l’agenda geopolitica, di competitività e di difesa dell’Ue per il periodo 2024-2029 non avrà la forza che altrimenti potrebbe avere. Senza un piano di finanziamento più credibile – e data la continua opposizione al sequestro delle riserve statali russe – non c’è una risposta chiara su come il blocco intende contribuire a finanziare l’Ucraina oltre il 2027, l’eventuale ricostruzione del Paese, o più in generale rafforzare l’architettura di sicurezza e difesa dell’Ue alla luce della sfida posta dalla Russia”.

“Per quanto riguarda la competitività, ad esempio, la recente dichiarazione di Anversa è di fatto una rivisitazione degli obiettivi esistenti dell’Ue: zero emissioni nette, sicurezza delle materie prime, completamento del mercato unico e promozione dell’innovazione. Questi impegni vaghi e riconfezionati non forniranno la spinta competitiva di cui le economie europee hanno così disperatamente bisogno. E’ stato l’approccio ‘Whatever it takes’ di Draghi a salvare l’eurozona. E i leader dell’Ue dovrebbero mostrare lo stesso spirito per contrastare le sfide esistenziali che il blocco si trova ad affrontare ancora una volta”, conclude Rahman.

Leggi anche: Come potrebbero cambiare gli equilibri in Europa dopo il successo di Chega!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su