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Cosa lega l’Intelligenza artificiale, Apple e l’Antitrust Usa

La Apple ha messo a punto MM1 un nuovo modello di intelligenza artificiale LLM capace di riconoscere e rispondere con testo e immagini. Intanto l’Antitrust Usa avvia un’indagine per atteggiamenti distorsivi della concorrenza 

Anche la Apple sta cercando la sua via all’Intelligenza artificiale. MM1 è il codice con cui i tecnici e gli ingegneri della Apple si riferiscono al modello di intelligenza artificiale generativa che dovrebbe essere capace di interagire con testo e immagini. Il tutto è spiegato nello studio “MM1: Methods, Analysis & Insights from Multimodal LLM Pre-training” condotta dai ricercatori della Apple e pubblicata dalla Cornell University.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI APPLE CHE RICONOSCE, E RISPONDE, CON IMMAGINI E TESTO

Lo studio spiega come i tecnici di Apple abbiano condotto ampie ricerche per mettere a punto gli elementi di progettazione dell’LLM.

MM1 è stato addestrato per rispondere a richieste espresse sia attraverso immagini che attraverso testo. Come scrive Medium “uno degli aspetti principali dello sviluppo di MM1 è l’importanza della composizione dei dati pre-allenamento. I ricercatori di Apple hanno dimostrato che un mix attentamente curato di coppie immagine-didascalia (45%), documenti immagine-testo interfogliati (45%) e dati di solo testo (10%) è cruciale per raggiungere risultati con pochi scatti”. Inoltre, la capacità del codificatore visivo e la composizione dei dati pre-addestramento lo rendono in grado di restituire immagini con una risoluzione elevata. L’MM1 che Apple sta mettendo a punto è in grado di rispondere a domande sul contenuto delle foto, delle immagini con lo stesso livello di conoscenza generale di cui dispone ChatGPT.

“Questo è solo l’inizio. Il team è già al lavoro sulla prossima generazione di modelli”, ha scritto su Twitter Brandon McKinzie, autore principale del paper su MM1.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE  DI APPLE NON È OPEN SOURCE

A differenza di altri modelli open source l’MM1 di Apple non ha rilasciato a disposizione del pubblico test o dimostrazioni. Ciò contrasta con l’approccio adottato da altri importanti laboratori di intelligenza artificiale. “La condivisione di approfondimenti, metodologie e, ove possibile, l’accesso ai modelli può accelerare il progresso collettivo e garantire che i vantaggi di queste tecnologie siano ampiamente distribuiti”, scrive ancora Medium. Ciononostante, il passo in avanti compiuto dai ricercatori di Cupertino è un passo significativo nel percorso verso un’intelligenza artificiale sempre più multimodale, avanzata e completa.

APPLE VUOLE GEMINI (L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GOOGLE)

Secondo il New York Times Apple sarebbe in trattativa con Google per integrare Gemini, un chatbot sviluppato da Google e basato sull’intelligenza artificiale generativa, sugli iPhone. Del resto, Google sarebbe disposta a sborsare fino a 18 miliardi di dollari per assicurarsi che il proprio motore di ricerca sia il sistema predefinito dell’iPhone.

L’INDAGINE DELL’ANTITRUST USA CONTRO LA APPLE

Se da un lato Tim Cook, può essere soddisfatto per i progressi del suo team di ricercatori, dall’altro deve registrare la comunicazione dell’Antitrust degli Stati Uniti che hanno citato in giudizio la Apple per pratiche distorsive della concorrenza. In sostanza per aver utilizzato il proprio potere nel settore degli smartphone per affossare i competitor e limitare la possibilità di scelta dei consumatori. La causa, intentata presso la corte federale del New Jersey dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e dai procuratori generali di 16 Stati americani, accusa l’azienda di abusare del suo potere di mercato in vari modi:

  • reprimere la crescita di app e servizi di messaggistica innovativi;
  • ridurre l’attrattiva degli smartwatch rivali;
  • tenere lontane le app tap-and-pay rivali dai suoi dispositivi;
  • bloccare lo sviluppo di app di streaming di giochi.

Il Dipartimento di giustizia, quindi, ha preso di mira l’intero ecosistema di prodotti e servizi Apple. Il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland ha dichiarato che la “Apple ha mantenuto il potere monopolistico nel mercato degli smartphone” non semplicemente attraverso la “competizione sul merito”, ma attraverso una strategia volta a escludere i concorrenti. La sola comunicazione dell’indagine ha fatto perdere al titolo di Cupertino il 3% sulla borsa di Wall Street. L’Antitrust Usa arriva dopo le autorità antitrust dell’UE che quest’anno hanno multato Apple per 1,8 miliardi di euro per politiche di “orientamento” che impediscono alle app di streaming musicale rivali come Spotify di indirizzare i clienti al di fuori del suo App Store per effettuare pagamenti.

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