L’Ue deve chiedersi quale posto nel mondo vuole occupare e solo dopo capire in che…
Da Mr Facebook a Sam Altman, la virata dei giganti della Silicon Valley verso Trump
Le principali aziende tecnologiche Usa stanno adottando un approccio più pragmatico nei confronti della nuova amministrazione Trump, lasciando alle spalle le ruggini politiche del passato
Con l’avvicinarsi dell’insediamento ufficiale di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, i leader delle principali aziende tecnologiche americane sembrano aver adottato un approccio all’insegna della realpolitik e della pragmaticità: cercare una nuova sintonia con l’inquilino della Casa Bianca, lasciandosi alle spalle i conflitti del passato. Da Mark Zuckerberg a Jeff Bezos, passando per Sam Altman e Sundar Pichai, ecco come i big della Silicon Valley stanno cambiando strategia per adattarsi ai nuovi equilibri di potere.
MARK ZUCKERBERG, IL PASSO VERSO LA ‘RICONCILIAZIONE’ CON TRUMP
Mark Zuckerberg, Ceo di Meta (proprietaria di Facebook e Instagram), è stato tra i primi a muoversi in direzione di un riavvicinamento con Trump. Nonostante in passato fosse stato minacciato dallo stesso leader repubblicano per presunte interferenze a favore dei Democratici, Zuckerberg ha deciso di mantenere un basso profilo politico durante le ultime elezioni presidenziali. Dopo il voto – come ricorda anche il Corriere della Sera – , ha incontrato Trump a Mar-a-Lago e, in un gesto simbolico, ha donato un milione di dollari al fondo per l’inaugurazione presidenziale. Questo gesto, accompagnato da un comunicato ufficiale, ha segnato una svolta nei rapporti tra i due.
SAM ALTMAN: DALLE CRITICHE AL CONTRIBUTO DA 1 MILIONE DI DOLLARI
Anche Sam Altman, CEO di OpenAI, ha deciso di collaborare con la nuova amministrazione. In passato, Altman aveva criticato apertamente Trump, definendo le sue politiche una “minaccia inaccettabile” per l’America. Tuttavia, con l’evoluzione dello scenario politico, il leader di OpenAI ha cambiato rotta, sottolineando la necessità di unire le forze per garantire agli Stati Uniti il primato nell’intelligenza artificiale. Altman ha anche contribuito con un milione di dollari al fondo inaugurale, segno di una volontà di cooperazione con la Casa Bianca.
ANCHE MR AMAZON PRONTO A SOSTENERE TRUMP
Jeff Bezos, fondatore di Amazon, è stato a lungo una delle “bestie nere” di Trump, bersaglio di critiche per la gestione del Washington Post e di controversie legate a contratti governativi. Tuttavia, Bezos ha mostrato segnali di apertura già prima delle elezioni, impedendo al Post di sostenere ufficialmente Kamala Harris. Più recentemente, ha elogiato l’approccio “riflessivo” di Trump su alcune questioni regolatorie e si è detto pronto a offrire il proprio aiuto alla nuova amministrazione. Anche Bezos ha donato un milione di dollari al fondo inaugurale e si prepara a un incontro diretto con Trump a Mar-a-Lago.
GOOGLE E SALESFORCE: NUOVI TONI E NUOVE OPPORTUNITA’
Sundar Pichai, Ceo di Alphabet (casa madre di Google), è un altro gigante tecnologico che ha deciso di mettere da parte le tensioni passate. Google, spesso accusata da Trump di censurare contenuti a lui favorevoli, ha intrapreso un percorso di riconciliazione. Anche Marc Benioff, Ceo di Salesforce e proprietario del Time, ha scelto di abbracciare il cambiamento, celebrando Trump come “uomo dell’anno” e invitando alla collaborazione per il successo degli Stati Uniti.
L’INCOGNITA ELON MUSK
Dietro questo apparente allineamento dei leader tecnologici, c’è un altro fattore determinante: il crescente peso di Elon Musk. Il fondatore di Tesla e SpaceX, con il suo accesso diretto al presidente e i nuovi contratti governativi, rappresenta una vera incognita per i suoi competitors. Musk è riuscito infatti a posizionarsi come partner privilegiato di Trump e ad avere un ruolo sempre più importante nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Questa concorrenza sembra aver spinto gli altri big a cercare un rapporto più collaborativo con l’amministrazione Trump per non restare tagliati fuori dai futuri sviluppi strategici.