Continua la battaglia di Trump a suon di ordini esecutivi contro gli organismi internazionali che…
Dazi: perché l’Ue litiga con la Cina sul commercio dei dispositivi medici

Le politiche dei dazi torneranno ad essere uno dei temi centrali della politica estera e delle relazioni internazionali dei prossimi anni. Nella sfida tra le superpotenze Usa e Cina finisce investito anche il comparto industriale europeo
Le politiche dei dazi sono, e saranno sempre di più nei prossimi anni, un terreno di scontro aperto tra potenze e superpotenze. Un’arma di una vera e propria guerra commerciale nella quale a rimetterci sono lavoratori e consumatori. Proprio in questi giorni l’agenzia Bloomberg aveva diffuso la notizia secondo le autorità cinesi avrebbero esaminato la possibilità di cedere il controllo di Tik Tok ad Elon Musk come parte di una strategia per risolvere le crescenti tensioni politiche e commerciali con Washington.
Notizia, poi, prontamente smentita, la questione è stata rinviata a dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca. La guerra dei dazi tocca anche l’Unione europea, preoccupata sia dalle dichiarazioni del presidente eletto Donald Trump, che dalle restrizioni imposte dal Gigante asiatico ai prodotti ‘made in EU’. Nell’ultima relazione della Commissione ai sensi dello “Strumento Internazionale per gli Appalti Pubblici riguardante le misure e le pratiche della Repubblica Popolare Cinese nel mercato degli appalti pubblici per dispositivi medici”, è emerso che Pechino vieta il proprio mercato alle apparecchiature medicali e ai dispositivi medici.
DAZI: LA POLITICA PROTEZOINISTA DELLA CINA
“L’indagine ha dimostrato che le misure e le pratiche che favoriscono l’acquisto di dispositivi medici nazionali” e limitano “l’acquisto di dispositivi medici importati”. Sono questi gli strumenti di “Buy China” una politica “implementata dal governo cinese (GOC)” che “stabilisce una preferenza generalmente applicabile per l’acquisto di dispositivi medici nazionali a scapito di quelli importati”.
I DAZI (NON SOLO ECONOMICI) DALLA CINA AI DISPOSITIVI MEDICALI MADE IN UE
La Commissione, inoltre, “ha rilevato che, nella Repubblica Popolare Cinese (RPC), la produzione di dispositivi medici, in particolare nel segmento di fascia alta, è considerata un settore strategico, sostenuto e incentivato attraverso vari strumenti di politica, in particolare gli appalti pubblici. L’attuazione di questa politica tramite gli appalti pubblici mira a favorire direttamente i dispositivi medici nazionali a scapito di quelli importati”.
dispositivi medici ad alte prestazioni sono uno dei dieci settori fondamentali identificati nel piano “Made in China 2025″ (MIC 2025), un piano strategico nazionale e industriale finalizzato a trasformare l’industria cinese verso una produzione a maggiore valore aggiunto e a rendere la Cina un leader globale nella produzione in dieci settori industriali. Inotre, la “Roadmap tecnologica Made in China 2025 per le aree chiave” (la “Roadmap MIC”), specifica gli obiettivi per ciascun settore individuato nel MIC 2025, stabilisce target precisi per la quota di dispositivi medici di fascia alta prodotti a livello nazionale e acquistati dagli ospedali di contea, che dovrebbe raggiungere il 50% entro il 2020, il 70% entro il 2025 e il 95% entro il 2030.
LE RESTRIZIONI ESPLICITE E IMPLICITE ALLA LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI
Le manifestazioni delle restrizioni sono numerose. Includono divieti specifici sull’acquisto di dispositivi medici importati e “altri requisiti che, di fatto, ostacolano l’accesso a tali appalti per operatori economici e beni stranieri”, creando un significativo svantaggio competitivo per i dispositivi medici importati. Tra questi requisiti vi sono, ad esempio, “l’obbligo di produrre in Cina, di utilizzare materiali e componenti cinesi, di trasferire tecnologia alle imprese cinesi, o di raggiungere un certo grado di performance domestica in termini di vendite, investimenti o attività di ricerca e sviluppo”.
E poi ci sono le restrizioni implicite. Queste si verificano nei casi in cui i “bandi di gara non contengono divieti espliciti di dispositivi medici importati o altri requisiti discriminatori, ma che di fatto portano all’esclusione di tali dispositivi. Questo deriva dall’applicazione dell’Avviso n. 248, il quale prevede che, qualora i documenti di gara non specifichino chiaramente che i dispositivi medici importati sono ammessi, si consideri che essi non siano ammessi e quindi vietati. Pertanto, l’assenza di un divieto esplicito o di altri requisiti discriminatori non può essere interpretata come un’indicazione che i dispositivi medici importati possano partecipare ai bandi in questione”, come riporta la relazione della Commissione Ue.
LA GUERRA DEI DAZI CINESI ALL’INDUSTRIA DI ALTA TECNOLOGIA MEDIALE EUROPEA
L’analisi della Commissione “ha rilevato che l’87% degli appalti pubblici del campione analizzato conteneva restrizioni esplicite o implicite che hanno influenzato l’acquisto di dispositivi medici importati”. L’inclusione di divieti espliciti o di altri requisiti discriminatori si riscontra in diverse categorie di prodotti ma “tali restrizioni sono particolarmente diffuse nei bandi relativi a determinate categorie di dispositivi medici”.
LA RISPOSTA DELLA UE: PRONTI A TUTTO
E la risposta della UE? Al momento si è fermata alle dichiarazioni di Maros Sefcovic, commissario per il Commercio Ue: “Siamo pronti a intraprendere azioni decise per difendere la parità di condizioni e sostenere una concorrenza leale”. La risposta dell’Unione europea a tali politiche che valuta come unfair potrebbe includere restrizioni ai prodotti cinesi ma anche l’esclusione degli offerenti cinesi per contratti governativi nell’Ue. “L’Unione europea desidera fortemente mantenere relazioni commerciali aperte, eque e reciprocamente vantaggiose con la Cina, anche per quanto riguarda gli appalti pubblici. Tuttavia, l’apertura deve essere reciproca – ha spiegato Sefcovic -. Continuiamo a dare priorità al dialogo come primo passo per trovare soluzioni”, continua il responsabile per il Commercio del secondo team von der Leyen. Intanto però ci si prepara ad un nuovo round di guerra commerciale.