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Europa-UK, è reset? Perché Starmer ha partecipato al summit UE-27

Ufficialmente si trattava di un summit informale con i leader dei 27 Paesi europei sui temi della difesa comune. Ma era inevitabile che i dazi USA, quelli già imposti e quelli minacciati, si prendessero gran parte della scena. Per l’occasione, erano attesi due ospiti speciali: il Segretario generale della Nato Mark Rutte, e soprattutto Keir Starmer, primo premier britannico a tornare a Bruxelles dai tempi della Brexit.

Ieri al Palais d’Egmont di Bruxelles si è tenuto il ritiro informale tra i 27 leader europei sui temi della difesa comunitaria. Come riporta il sito del Consiglio europeo,  “In un panorama di sicurezza segnato dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, dal crescente numero di attacchi ibridi e informatici contro gli Stati membri e dalla situazione in Medio Oriente, i leader dell’U” hanno discusso ” della difesa europea e di come rafforzare le capacità di difesa”.

I TEMI DEL SUMMIT

Il nodo principale riguardava infatti la capacità e la disponibilità degli Stati a investire per approntare una difesa comune. Sullo sfondo c’è la proposta di un fondo condiviso: ipotesi su cui puntano forte Francia, Italia, Spagna, Polonia ed Estonia, malgrado le strenue resistenze di Germania e Paesi Bassi. Ci sarebbe poi la questione relativa alla fornitura di armamenti e da chi comprarli. Ma alla fine è stato inevitabile soffermarsi a a lungo sulla  concreta minaccia di dazi dagli USA e sulle possibili reazioni da mettere in campo.

LONDRA E BRUXELLES: PROVE DI RESET

Su entrambi i dossier la presenza del primo ministro inglese segna un importante riavvicinamento tra Europa e Regno Unito, nodo cruciale della strategia del “reset” voluta da Keir Starmer per un ripristino delle relazioni dopo il trauma Brexit.

Da un lato la sua partecipazione ha rinnovato la consonanza di interessi e l’alleanza tra Ue e Regno Unito, nel quadro della Nato, per quanto riguarda i grandi temi della geopolitica. Del resto, gli inglesi possono contare su un peso militare invidiabile, che potrebbe rivelarsi una buona carta da offrire in vista dei futuri incontri per gli accordi bilaterali.

Sulla questione commerciale, invece, e malgrado i cauti tentativi di riappacificazione, c’è ancora distanza. L’UE lega infatti eventuali progressi nella cooperazione economica a questioni ancora irrisolte, come la mobilità giovanile e, soprattutto, i diritti di pesca. Come riporta Euronews, un accordo su questo punto per almeno due Stati membri sarebbe una conditio sine qua non per qualsiasi intesa tra l’Unione e il Regno Unito.

STARMER TRA WASHINGTON E BRUXELLES

Dal canto suo il Regno Unito tiene a mantenere buoni rapporti sia con Washington, che non vedrebbe affatto di buon occhio un ulteriore avvicinamento tra inglesi ed europei, sia con Bruxelles, da cui spera di ottenere un maggiore impegno sul fronte ucraino e una svolta decisiva e comunitaria sul traffico di migranti, uno dei temi chiave anche per Londra, che punta sradicare il problema fin dai punti di approdo europei.

In ogni caso, la strategia di Starmer si è manifestata fin qui con un approccio molto cauto, sia per non esporsi a critiche sul fronte interno, dove lo aspettano al varco i seguaci di Nigel Farage, sia per non scontentare troppo la nuova amministrazione USA, che include anche il Regno Unito tra i possibili bersagli dei dazi.

Dal summit di Bruxelles, in ogni caso, non ci si aspettava una risposta definitiva. La sicurezza rappresenta un punto di convergenza ineludibile, ma le questioni economiche e commerciali, inclusi i diritti di pesca e la semplificazione doganale, restano ancora aperte. Il summit annunciato per la primavera sarà l’occasione per misurare tale volontà di riavvicinamento e trasformare questi incontri preliminari in accordi concreti.

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