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Il freddo dell’Alaska non aiuta il disgelo tra USA e Cina. Su cosa litigano

Usa Cina Alaska

Il viaggio in Giappone e Corea del Sud, poi l’incontro con i delegati di Pechino in Alaska. La prima missione del segretario di Stato Antony Blinken ha riacceso la competizione fra le due potenze mondiali, Usa e Cina. I temi più caldi: Hong Kong, Xinjiang e Taiwan, ma anche 5G, vaccini e spazio

“Le azioni della Cina minacciano la stabilità globale”, ha dichiarato il segretario di Stato americano Antony Blinken, impegnato questa settimana nel primo viaggio all’estero dell’era Biden. Il test di politica estera di Blinken è iniziato insieme al segretario alla Difesa Lloyd Austin.

I due hanno iniziato il loro tour il 15 marzo dalla capitale giapponese, Tokyo, per i cosiddetti incontri 2 + 2, che hanno riunito la leadership diplomatica e militare dei due Paesi. Poi si sono diretti a Seul, in Corea del Sud, il 17 marzo. In seguito, Blinken ha incontrato i suoi omologhi cinesi, Yang Jiechi e Wang Yi ad Anchorage, in Alaska.

PERCHÉ GIAPPONE E COREA DEL SUD

Il tour in Asia orientale di Blinken e Austin arriva sulla scia di una svolta nei colloqui sulla condivisione dei costi per le truppe statunitensi di stanza in Giappone e Corea del Sud, una questione che aveva inasprito i rapporti bilaterali durante l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump.

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Gli accordi di condivisione dei costi saranno utili a Blinken e Austin quando cercheranno di arruolare il sostegno di Tokyo e Seul per contrastare le minacce di Pechino e Pyongyang. Come riporta Al Jazeera, al centro di questo sforzo c’è il Dialogo Quadrilaterale sulla Sicurezza – un’alleanza informale tra Usa, Giappone, Australia e India che i quattro Paesi dicono essere finalizzata a sostenere un “Indo-Pacifico aperto e libero”.

L’INCONTRO IN ALASKA CON LA CINA

Blinken, insieme al consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, ha incontrato in Alaska il ministro degli Esteri cinese Wang Yi la delegazione cinese guidata da Yang Jiechi, consigliere di Stato ma soprattutto – come riporta Il Foglio – “braccio destro di Xi Jinping per le questioni americane e in generale la politica estera”. Il significato del viaggio di Blinken è molto chiaro: non tolleriamo le prepotenze cinesi.

LA TELEFONATA DI BIDEN E XI JINPING

Blinken – come scrive il Corriere – ha ripetuto che il summit non va inteso come l’inizio di “un dialogo strategico” con Pechino e tanto meno come “l’avvio di una trattativa su un qualsiasi aspetto”. Secondo il segretario di Stato sarà, invece, “un’occasione per spiegarsi”.

L’idea dell’incontro è maturata – sempre secondo il Corriere – dopo la telefonata tra Joe Biden e Xi Jinping, lo scorso 10 febbraio: “due ore di conversazione nella quale, stando al resoconto diffuso dalla Casa Bianca, i due leader hanno verificato di essere in disaccordo quasi su tutto”. Biden e Xi Jinping potrebbero incontrarsi il 22 aprile a margine della conferenza sul clima voluta dal presidente americano.

HONG KONG, XINJIANG E TAIWAN

La pressione degli Stati Uniti sulla Cina inizia dal tema più delicato: la violazione dei diritti politici a Hong Kong. Secondo tema caldo è la repressione della minoranza musulmana degli uiguri nello Xinjiang e, infine, la salvaguardia della sovranità di Taiwan. “Tre argomenti considerati di esclusivo interesse nazionale da Pechino e quindi non negoziabili”, scrive il Corriere.

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CYBER, MAR CINESE MERIDIONALE, SPAZIO, 5G E NON SOLO

La lista delle proteste compilata dal Dipartimento di Stato è lunga: “i cyber attacchi alla sicurezza americana; le minacce alla libertà di navigazione nel Mare cinese meridionale e nello Stretto di Taiwan; l’uso aggressivo della tecnologia spaziale; i dazi; la violazione dei brevetti da parte di Pechino; la sicurezza legata alla rete del 5G; la concorrenza sleale, usando il dumping sul costo del lavoro e la manipolazione del cambio”.

COSA VUOLE LA CINA

La delegazione cinese, scrive il Wall Street Journal, vuole capire la disponibilità della nuova amministrazione Biden a rimuovere una serie di vincoli e di restrizioni: “dalle forniture alle società di telecomunicazioni come Huawei fino ai visti di ingresso negli Usa per i componenti del Partito comunista cinese o per gli studenti”, ma anche “la diffusione dei vaccini su scala globale e i piani contro il climate change”.

NO AL VACCINO CINESE

Blinken, durante un’audizione al Congresso il 9 marzo “ha escluso che gli Usa possano favorire la commercializzazione del siero anti Covid di Pechino in cambio di concessioni su altri temi, per esempio la tutela dei segreti tecnologici delle multinazionali americane attive in Cina”.

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