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Gaza, Israele ha commesso crimini contro l’umanità?

Israele Guerra

Hamas ha violato il diritto internazionale umanitario lanciando razzi su Israele, ma i raid aerei israeliani su Gaza potrebbero essere considerati crimini di guerra. A stabilirlo sarà una commissione d’inchiesta internazionale permanente istituita su richiesta del Consiglio dei diritti umani Onu

Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (Unhcr) ha aperto un’indagine internazionale per stabilire se i bombardamenti israeliani a Gaza possano rappresentare dei crimini di guerra e se Hamas abbia infranto i trattati internazionali lanciando razzi. La risoluzione, presentata dall’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) e dalla delegazione palestinese alle Nazioni Unite, è stata adottata con 24 voti favorevoli, 9 contrari e 14 astensioni.

Adesso verrà quindi istituita una commissione d’inchiesta internazionale permanente per indagare sulle violazioni delle norme del diritto internazionale precedenti e successive al 13 aprile 2021 e su tutte le cause alla base delle tensioni, incluse la discriminazione e la repressione sistematiche basate sull’identità nazionale, etnica, razziale o religiosa.

LE CONSEGUENZE DELLO SCONTRO

Michelle Bachelet, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani – scrive Reuters – ha riferito al Consiglio che il suo ufficio ha verificato la morte di 270 palestinesi a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est, compresi 68 bambini, durante le violenze di questo mese. La maggior parte sono stati uccisi a Gaza.

I razzi di Hamas hanno ucciso 10 israeliani e residenti. Le autorità israeliane hanno fissato a 13 il numero delle persone uccise da attacchi palestinesi in Israele.

COSA SI È DETTO NELL’INCONTRO ONU

Nel corso degli interventi alcuni rappresentanti hanno sottolineato che “l’obiettivo dei leader militari e civili di Israele era uccidere bambini e distruggere moschee, scuole e infrastrutture civili con la falsa e immorale pretesa di autodifesa”. Altri hanno avvertito che “l’espansione degli insediamenti illegali; gli sgomberi forzati di palestinesi dalle loro case a Gerusalemme Est, così come da altre parti del territorio palestinese occupato; e la demolizione delle proprietà palestinesi sono state gravi violazioni dei diritti umani che hanno minato le prospettive di pace e riconciliazione”.

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Altri partecipanti, invece, hanno espresso “condanna” per “l’inaccettabile lancio indiscriminato di razzi da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese contro Israele”. È stato inoltre detto che il “silenzio di fronte ad atti perpetrati da gruppi terroristici equivale a concedere loro una licenza di impunità; un comportamento inammissibile che rappresenta una minaccia per i diritti umani”.

A CHI NON È PIACIUTA LA DECISIONE DELL’ONU

La decisione di intervenire da parte dell’Onu, come si può immaginare, non è stata apprezzata dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Bibi ha definito “vergognosa” la risoluzione e accusato l’Unhcr di “una chiara ossessione anti Israele”.

Parole dure quelle del leader israeliano scritte su Twitter: “Ancora una volta un’immorale maggioranza automatica al Consiglio ha coperto un’organizzazione terrorista genocida che prende deliberatamente di mira i civili israeliani trasformando i civili di Gaza in scudi umani […] Questa farsa ridicolizza la legge internazionale e incoraggia i terroristi nel mondo”.

Anche gli Stati Uniti, dai quali ci si aspettava sia da una parte che dall’altra un intervento più incisivo, hanno espresso rammarico per la decisione dell’Unhcr. Da Washington fanno sapere che questa mossa rischia di minare i progressi fatti verso la pace. Gli Usa attualmente sono membro osservatore senza il diritto di voto nel Consiglio – dopo che Trump aveva ritirato il Paese nel 2018 sostenendo che il panel avesse preso di mira Israele.

LA POSIZIONE DELL’UE

I Paesi europei durante il voto della risoluzione si sono divisi, con Austria, Gran Bretagna e Germania che hanno votato contro; e Francia e Paesi Bassi che si sono astenuti. “Non ci si può aspettare che la comunità internazionale sostenga i costi della ricostruzione a tempo infinito – ha detto l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell – sarà la terza o quarta volta che Gaza dovrà essere ricostruita e non ci possiamo aspettare una nuova ondata di violenze. Lo status quo non è un’opzione, dobbiamo impegnarci in un processo che porti la pace con l’impegno politico”.

Borrell ha infine aggiunto: “Abbiamo riaffermato la soluzione di due Stati ma anche di affermarla non solo come dichiarazione ma come scopo, un obiettivo, che richiede un forte impegno per renderlo realtà”.

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