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Giorgia Meloni d’Egitto. Con la solita Ursula von der Leyen

MELONI E VON DER LEYEN A FORLI

Il “Piano Mattei” escogitato da Giorgia Meloni per rimandare a monte, diciamo così, il problema dell’immigrazione clandestina, si traduce anche in Egitto, come è già accaduto in Tunisia, in accordi concreti

Elly Schlein e Giuseppe Conte, in ordine di galanteria di genere dovuta a prescindere dalle loro tendenze e pratiche sessuali, giocano in Italia a perdere o ritrovare, allargare o restringere, allungare o accorciare il loro “campo” da gioco fra regioni, comuni, borghi e quant’altro, perdendolo ogni tanto persino di vista. Come registra con compiacimento non nascosto il Quotidiano Nazionale fatto di Giorno, Resto del Carlino e Nazione, in ordine geografico discendente di stampa e diffusione.

GIORGIA MELONI E IL SETTORE INTERNAZIONALE

Giorgia Meloni, guardando meno agli alleati interni e alle azioni di disturbo che una certa stampa ostile attribuiscono loro contro di lei, occupa sempre più saldamente il campo internazionale, nel quale ha preferito crescere e distinguersi dal primo giorno del suo arrivo a Palazzo Chigi. E su cui ha scommesso sino ad ora con un certo successo misto a fortuna, qual è il turno capitatole di presidenza del G7, proprio in quest’anno delle elezioni europee.

Ora, da sola – come la preferisce rappresentare La Stampa vignettisticamente in prima pagina col suo “Giornalone” satirico – o nella solita coppia fissa ormai con la presidente uscente (e chissà se rientrante) della Commissione europea di Bruxelles, la tedesca Ursula von der Leyen, toglie all’Egitto la locuzione scettica o sfottente delle cose improbabili o false. E ne diventa… mezza regina, come qualcuno preferisce immaginarla ancora non rinunciando a quell’antica locuzione negativa, appunto.

MELONI, IL PIANO MATTEI E L’EGITTO

Il famoso “Piano Mattei” escogitato dalla Meloni per rimandare a monte, diciamo così, il problema dell’immigrazione clandestina, allontanandolo dalla valle costituita dalle coste italiane che segnano gran parte dei confini meridionali d’Europa, si traduce anche in Egitto, come è già accaduto in Tunisia, in accordi concreti. Sette milioni e mezzo di euro sono quelli attribuiti alle borse della Meloni e della von der Leyen destinate all’Egitto di Al Sisi. Che è il generale inviso in Italia a quanti ancora gli contestano le coperture fornite ai suoi sottoposti che uccisero l’italiano Giulio Regeni scambiandolo per una pericolosa spia, ma guadagnatosi qualche credito liberando – cioè graziando – lo studente dell’Università di Bologna Patrick Zaky.

Quest’ultimo ha ringraziato a suo modo la Meloni, certamente non estranea alla sua liberazione, partecipando alla campagna elettorale contro di lei in Abruzzo, dove la sinistra sognava di sconfiggere il centrodestra. E’ la politica, bellezza, come diceva della stampa nel mitico film Casablanca Humphrey Bogart. Ma la Meloni guarda al sodo, come al solito. O come ha imparato da una militanza politica condotta con una certa professionalità da quando era solo una ragazza. E il sodo per lei è un Egitto vero, non falso o immaginario, disponibile ed efficace come la Tunisia a contenere, dirottare e quant’altro i migranti d’Africa e dintorni, tentati dalle coste italiane dell’Europa anche al carissimo prezzo, in soldi e vite umane, imposto dagli scafisti che ne gestiscono il traffico.

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