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Il contro-rapporto Draghi: cosa c’è nel “Nuovo Patto Europeo sulla Competitività”

Competitività

In vista del vertice informale dell’8 novembre i leader degli Stati membri accolgono le indicazioni prospettiche del rapporto Draghi sulla competitività ma non la raccomandazione di ricorrere a debito comune europeo 

Tutto dovrà cambiare ma al momento nulla cambierà. Il prossimo 8 novembre a Budapest i leader europei si incontreranno in occasione di un vertice informale. Il tema, ancora una volta, sarà quello della competitività dell’economia europea. Lo stesso obiettivo del rapporto Draghi e del rapporto Letta, due documenti che provano a togliere la polvere dal Vecchio continente per permettergli di competere ad armi pari con i giganti dell’economica globale: Stati Uniti e Cina.

IL NUOVO PATTO EUROPEO SULLA COMPETITIVITÀ

Così arriviamo al “Nuovo Patto Europeo sulla Competitività”, un documento che riprende le linee guida delineate nei rapporti dei due ex premier italiani e che sarà presentato proprio l’8 novembre. Il testo, secondo le anticipazioni del Foglio e di Public Policy, punta a chiudere il divario che separa l’Unione Europea da Stati Uniti e Cina in termini di innovazione e produttività. È assente, però, il consenso su un punto chiave suggerito da Mario Draghi: la creazione di un debito comune europeo.

OBIETTIVO: COMPETITIVITÀ E NEUTRALITÀ CLIMATICA

I capi di stato e di governo sottolineano l’urgenza di migliorare la competitività europea, puntando su settori chiave come energia, digitale, industria, ricerca, commercio e agricoltura. I leader pongono un obiettivo ambizioso, in linea di continuità con l’ultima presidenza von der Leyen, trasformare l’Unione Europea nel primo continente a raggiungere la neutralità climatica.

L’UNIONE DELL’ENERGIA NEL RAPPORTO PER LA COMPETITIVITÀ EUROPEA

Uno dei punti cruciali riguarda il settore energetico: l’obiettivo è realizzare una vera e propria “unione dell’energia”, garantendo forniture abbondanti di energia pulita e a basso costo. Sul fronte digitale, si mira a rafforzare le capacità tecnologiche dell’Europa con una nuova “Strategia tech europea”, mentre in ambito commerciale si chiede un adattamento alle nuove tensioni geopolitiche globali.

COLMARE I DIVARI DI COMPETITIVITÀ CON USA E CINA MA SENZA DEBITO COMUNE EUROPEO

Un programma chiaro che, però, sembra aver metabolizzato quel cambio di paradigma suggerito, invece, dal rapporto Draghi. Il testo, come riporta Public Policy, non cita i titoli di debito comune. Ciò significa che non c’è spazio per quel nuovo strumento di debito comune per finanziare gli investimenti europei nella doppia transizione verde e digitale e nel rafforzamento della difesa, come suggerito dal rapporto. “Il prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione europea servirà come strumento per raggiungere i nostri obiettivi di competitività – si legge nella bozza -. Renderemo il bilancio dell’Ue adatto al futuro e in grado di affrontare la sfida di rendere l’Europa competitiva. Lavoreremo per introdurre nuove risorse proprie e proseguiremo il lavoro su quelle proposte”.

L’URGENZA DI ATTUARE IL NEW DEAL DELLA COMPETITIVITÀ EUROPEA

Ma allora come farà l’economia europea a “colmare il divario di crescita, produttività e innovazione”? I leader europei ripongono fiducia in “una combinazione di finanziamenti pubblici e privati. Non c’è più spazio per il ‘business as usual’. Chiediamo a tutte le istituzioni dell’Ue, agli Stati membri e alle parti interessate di attuare e realizzare con urgenza questo New european competitiveness deal”

I RISCHI DEL BUSINESS AS USUAL

Il documento, dunque, fa affidamento agli strumenti finanziari tradizionali, come il quadro finanziario pluriennale e le risorse proprie dell’UE, una scelta che molto difficilmente permetterà all’economia europea di allontanarsi dal “business as usual”. Le discussioni sulla bozza sono ancora in corso così come i negoziati tra i rappresentanti dei 27 Stati membri. Tuttavia, permangono incertezze sui tempi. Le scadenze del Patto, inclusa l’integrazione completa del mercato interno entro il 2025 e l’unione bancaria entro il 2026, restano sospese, con date ancora non definitive nelle bozze di negoziazione.

DAL FORUM DISUGUAGLIANZE E DIVERSITÀ I TIMORI PER UN WELFARE EUROPEO SEMPRE PIÙ DEBOLE

Intanto, dure critiche al rapporto Draghi sono arrivate dal Forum Disuguaglianze e Diversità. L’organismo, coordinato da Fabrizio Barca e Andrea Morniroli, teme che se il rapporto dovesse segnare le politiche dell’Ue negli anni a venire, gli effetti farebbero male all’Europa perché “non assumere il punto di vista delle persone, delle preferenze, delle insicurezze, delle aspirazioni e bisogni di chi consuma, lavora, vive in Europa”. Il forum teme un ruolo del welfare sempre più debole perché sul rapporto “pesa, infine, una visione ancillare della dimensione sociale. Nei fatti si accentua la frattura fra economia e società come se questi anni nulla avessero insegnato”.

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