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Inauguration Day, come funziona la cerimonia di insediamento e cosa farà Trump nei primi 100 giorni

Trump insediamento

Alle 18, ore italiane, il presidente eletto Donald Trump entrerà, di nuovo, alla Casa Bianca. Una cerimonia di insediamento alla quale parteciperà anche la Premier Meloni e che sarà il primo atto ufficiale del secondo mandato del tycoon. Ma da domani, Trump, cosa farà?

Negli Stati Uniti è giunto il giorno del ritorno ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca. Il 47° Presidente giurerà intorno a mezzogiorno (le 18 circa in Italia) e procederà alla firma dei suoi primi atti esecutivi. Ecco come funziona la cerimonia e quali saranno i primissimi provvedimenti ai quali dovrà lavorare il nuovo presidente.

LA CERIMONIA DI INSEDIAMENTO DEL PRESIDENTE TRUMP: PERCHÉ OGGI

L’insediamento presidenziale è uno degli appuntamenti più significativi nella vita politica degli Stati Uniti.

Come stabilisce il XX emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, “i mandati del Presidente e del Vicepresidente” scadono “a mezzogiorno del 20 gennaio” successivo alle elezioni.  Si chiude dunque oggi il periodo di transizione durante il quale il Presidente uscente traghetta il Paese verso la nuova fase, garantendo continuità e stabilità al governo e collaborando a stretto contatto con la nuova amministrazione.

IL GIURAMENTO

Il nuovo mandato inizia ufficialmente dal momento in cui prima il vice e poi il Presidente in pectore pronunciano il giuramento di fedeltà alla Costituzione sulla Bibbia di fronte al capo della Corte Suprema, con la formula di rito: “Giuro solennemente che eserciterò fedelmente la carica di Presidente degli Stati Uniti e, per quanto in mio potere, preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti”.

Di norma è previsto che la cerimonia si tenga all’aperto sui gradini del Campidoglio, ma a causa dell’inverno particolarmente rigido il comitato organizzatore ha disposto che l’investitura avverrà all’interno della Rotonda del Campidoglio degli Stati Uniti.

IL PROGRAMMA DELL’INSEDIAMENTO DI TRUMP

Il programma dell’Inauguration Day è fitto di impegni simbolici e istituzionali e la giornata inizia ben prima del giuramento. In mattinata Trump assisterà a una messa nella chiesa episcopaliana di St. John, cui segue il tradizionale tè di benvenuto alla Casa Bianca insieme a Biden, che lo accompagnerà alla cerimonia in Campidoglio.

Dopo il giuramento, il neo presidente tiene il suo primo discorso nel pieno delle sue funzioni  – l’inauguration address – e procede alla firma dei primi atti esecutivi. Quindi si reca nella Sala delle Statue del Campidoglio per il primo pranzo ufficiale con gli ospiti e i rappresentanti delle istituzioni americane e del Congresso. Al termine, Trump e il suo vice J.D. Vance passeranno in rassegna i militari e si sposteranno alla Capital One Arena dove si svolgerà l’evento celebrativo, di norma una parata lungo la Pennsylvania Avenue.

TRE BALLI PER IL NUOVO PRESIDENTE

Approdato alla Casa Bianca, ad aspettarlo ci saranno i tre balli ufficiali, cui corrispondono altrettanti discorsi del nuovo presidente: Commander in Chief Ball, Liberty Inaugural Ball e il più glamour e atteso, lo Starlight Ball.

TRUMP: IO DITTATORE PER UN GIORNO

Nel 2023, rispondendo a una domanda del giornalista Sean Hannity di Fox News sulle possibili derive autoritarie del suo secondo mandato, Trump rispose che non sarebbe stato un dittatore, «eccetto che per il primo giorno».

Il tono, c’è da augurarselo, era ironico, eppure pare chiara la volontà del nuovo presidente di dare una brusca sterzata alla politica americana già dalle prime ore del suo insediamento alla Casa Bianca, specie sui dazi e sul tema dell’immigrazione, tanto che il suo team ha fatto sapere che sono almeno un centinaio gli ordini esecutivi attesi alla fine del giuramento.

Un numero di provvedimenti del tutto inusuale, se è vero che lo stesso Trump nel 2017 ne firmò uno soltanto, mentre Biden nel 2021 arrivò a nove.

Ampliando l’arco temporale, è pur vero che metà di quelli firmati da Biden nei primi cento giorni da presidente furono dedicati proprio a ribaltare la linea indicata da Trump durante il suo precedente mandato. Ora c’è da attendersi che questi voglia ricambiare il favore.

DOPO L’INSEDIAMENTO ECCO I PRIMI 100 ORDINI ESECUTIVI DI TRUMP

I primi decreti di Trump dopo l’insediamento riguarderanno probabilmente il rafforzamento del controllo sull’immigrazione, col mantenimento della sua promessa di deportazioni di massa degli immigrati privi di documenti dagli Stati Uniti, e l’incremento della presenza militare americana al confine meridionale con la dichiarazione dello stato d’emergenza.

Potrebbero essere abbandonati i programmi temporanei voluti da Biden che consentivano a centinaia di migliaia di migranti provenienti da alcuni paesi di entrare legalmente negli Stati Uniti per motivi umanitari e ottenere permessi di lavoro, sebbene l’iter per rendere esecutiva questa decisione potrebbe rivelarsi più lungo e complicato senza la maggioranza del 60% al Senato.

Probabilmente sarà riproposto l’ordine esecutivo con cui si istituiva la “Schedule F”, una norma che garantiva ampi poteri discrezionali nell’assumere e licenziare dirigenti e funzionari delle agenzie federali.

È possibile, inoltre, che Trump valuti la possibilità di concedere un indulto agli assaltatori di Capitol Hill del gennaio del 2021. Non è da escludere anche un nuovo ritiro dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), cosa già avvenuta in piena pandemia a maggio 2020, e dagli Accordi di Parigi sul clima, come prefigurato in svariate interviste. Ribadita più volte anche la volontà di concedere maggiore libertà per le trivellazioni e annullare gli incentivi ai veicoli elettrici.

IL CAPITOLO DAZI E LA CRISI DA AFFRONTARE

Un altro dossier importante sarà quello relativo ai tanto temuti dazi, che di recente ha portato Trump allo scontro con il primo ministro canadese Trudeau. Una delle prime mosse potrebbe essere proprio quella di aumentare le tariffe sulle importazioni dai principali partner commerciali degli USA, all’insegna di quel motto “America First” che ha contraddistinto la campagna elettorale repubblicana.

Anche se i dettagli non sono ancora definiti, Trump avrà potere discrezionale di imporre una tariffa generale dal 10% al 20% sulle importazioni. Inoltre, ha parlato di tariffe del 25% sul Messico, per i migranti e le droghe che attraversano i suoi confini verso gli Stati Uniti, e sul Canada, a causa di questioni commerciali e migratorie irrisolte. Per non scatenare una guerra commerciale immediata che nuocerebbe all’immagine della nuova amministrazione, Trump potrebbe anche valutare di rinviare il discorso sui dazi e aprire a una fase negoziale con i Paesi più minacciati (UE e Cina su tutti) dai suoi proclami.

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