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Israele, perché Guterres e von der Leyen (per motivi opposti) sono nella bufera

Onu

Le atrocità della guerra a Gaza animano lo scontro istituzionale all’Onu e in seno all’Ue. Israele contro Guterres, a Bruxelles 800 funzionari criticano Von der Leyen. Ecco perché

Le immagini che arrivano da Gaza non possono lasciare indifferenti. L’offensiva israeliana avrebbe portato a circa 5800 il bilancio delle vittime palestinesi 2.360 sarebbero minori. Questi sono i dati diffusi dal ministero della Sanità di Gaza, un attore parte del conflitto. Ma che la situazione sia preoccupante lo fa capire bene lo scontro al calor bianco andato in scena tra il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e i rappresentanti diplomatici di Israele.

ONU: AZIONE TERRORISTICA DI HAMAS ARRIVA DOPO 56 ANNI DI SOFFOCANTE OCCUPAZIONE DI GAZA

Il segretario Onu, nel chiedere a Israele un “cessate il fuoco immediato” a Gaza per “facilitare la distribuzione degli aiuti in modo più sicuro e il rilascio degli ostaggi”, ha sottolineato la profonda crisi umanitaria che stanno vivendo le popolazioni palestinesi, ha condannato le “chiare violazioni del diritto umanitario internazionale” e spiegato che “nessuna parte in un conflitto armato è al di sopra del diritto internazionale umanitario”.

Ma non solo. Il segretario Guterres si è spinto oltre e con le sue parole ha fornito una lettura che prova a comprendere anche le motivazioni che stanno dietro il terribile attacco terroristico del 7 ottobre. “È importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla – ha detto Guterres -. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”. E poi ha aggiunto: “le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E quegli attacchi spaventosi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”.

ISRAELE CHIEDE LE DIMISSIONI DI GUTERRES DALL’ONU DOPO LE FRASI SU GAZA 

Queste dichiarazioni hanno gettato benzina sul fuoco della rabbia e del dolore israeliano. L’ambasciatore israeliano all’Onu, Gilad Erdan, ha chiesto le dimissioni del segretario Guterres. “Non vi è alcuna giustificazione né ha senso parlare con coloro che mostrano comprensione per gli atti più terribili commessi contro i cittadini di Israele, tanto meno da un’organizzazione dichiaratamente terroristica – ha detto l’ambasciatore Erdan -. Il Segretario Generale dell’Onu che mostra comprensione per la campagna di sterminio di massa di bambini, donne e anziani, non è adatto a guidare l’Onu. lo invito a dimettersi immediatamente”.

Leggi anche: La crisi dell’Onu ha ora il volto del suo segretario generale

E il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, che si trova a New York per il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, ha fatto sapere che non incontrerà Guterres. “Dopo il 7 ottobre non c’è spazio per un approccio equilibrato. Hamas deve essere cancellato dal mondo”.

ANCHE BIDEN CHIEDE CHE GLI AIUTI ARRIVINO IN FRETTA A GAZA

 Sebbene le posizioni delle due parti in causa non possano essere equivalenti, e sebbene in questa ennesima, tragica, tappa del conflitto tra israelopalestinese i ruoli di aggressore e aggredito siano chiari, sta serpeggiando il dubbio che qualcosa non torni nella gestione israeliana del conflitto. Lo si capisce dalle parole del presidente Usa Joe Biden, la cui amicizia nei confronti di Israele non può essere messa in discussione. “L’arrivo degli aiuti a Gaza non è abbastanza rapido”, ha detto il presidente americano.

Come riporta la CNN l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), ha fatto sapere che 20 camion carichi di aiuti umanitari hanno attraversato il valico di frontiera di Rafah per entrare a Gaza lunedì. Dunque, solo 34 camion sono riusciti ad entrare a Gaza durante il fine settimana: consegne modeste che non riusciranno ad alleviare i bisogni degli oltre 2 milioni di persone che vivono a Gaza.

LE DIVISIONI EUROPEE SU GAZA E ISRAELE

Come all’Onu anche in seno all’Ue si fa fatica a trovare una linea condivisa. La posizione della commissaria Ursula von der Leyen è stata, indubitabilmente, sin dall’inizio filoisraeliana. L’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, il quale al termine del vertice a Lussemburgo con i ministri degli Esteri dei Paesi membri  ha fatto sapere che l’Ue non chiederà un cessate il fuoco agli israeliani ma una “pausa umanitaria” per permettere agli aiuti internazionali di entrare a Gaza.

Tuttavia, Borrel ha sottolineato che Israele non sta permettendo un approvvigionamento adeguato per i civili. “Prima della guerra entravano – ha spiegato Borrell – cento camion al giorno, ora si parla di venti, e i bisogni sono molto maggiori”. Secondo le parole del commissario Ue per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, Israele non sta permettendo l’ingresso a Gaza di “combustibile necessario per far funzionare gli impianti di desalinizzazione dell’acqua e la produzione di energia elettrica” e anche gli ospedali.

GLI 800 FUNZIONARI CONTRO VON DER LEYEN PER IL “SOSTEGNO INCONDIZIONATO” A ISRAELE

In questo contesto lo scorso 20 ottobre oltre 843 (sui circa 32mila) funzionari della Commissione europea hanno fatto recapitare una lettera alla presidente Von der Leyer. Nella missiva i funzionari hanno criticato duramente il “sostegno incondizionato” mostrato dalla commissaria Ue nei confronti di Israele e la sua “apparente indifferenza” dei primi giorni riguardo alle sofferenze dei civili nella Striscia di Gaza.

I funzionari hanno denunciato “l’evidente dimostrazione di due pesi e due misure nel considerare il blocco di acqua e carburante operato dalla Russia nei confronti del popolo ucraino come un atto di terrorismo, mentre l’identico atto di Israele contro il popolo di Gaza viene completamente ignorato”. I funzionari Ue hanno richiamato l’Europa a comportarsi come un faro per “la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto”.

L’Ue, infatti, nel 2012 è stata insignita del premio Nobel per la pace. “Saremmo stati orgogliosi se l’Unione europea – scrivono i funzionari –avesse chiesto la cessazione immediata delle ostilità e della violenza indiscriminata contro i civili”. L’appello che si alza da una parte dell’istituzione è quello di “contribuire a porre fine alle atrocità che si svolgono davanti ai nostri occhi”.

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