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A due settimane dall’attacco di Hamas quali gli effetti su gas e petrolio?

Gas

Quali sono e perché i riflessi della guerra in Medio Oriente sul gas, petrolio e sull’energia in generale

Quando c’è una guerra, l’energia va sempre tenuta in considerazione. Condotte di gas e pozzi di petrolio non sono mai lontani da un conflitto, da almeno un secolo. E la cosa riguarda anche Gaza. A quasi due settimane dall’attacco di Hamas contro Israele, il prezzo del gas sul mercato olandese di riferimento (TTF) è aumentato di quasi il 50%. (Quello del petrolio non si è mosso). Perché?

Specifichiamolo subito: è un aumento importante, ma molto lontano da quello dell’agosto 2022, in seguito all’invasione dell’Ucraina e al tentativo della Russia di mettere in ginocchio economicamente l’Europa e risolvere così la guerra a suo vantaggio. Una crisi epocale sembrava in arrivo, anche se gli stati europei riuscirono a trovare in tempo, ma con difficoltà, nuovi fornitori.

IL SABOTAGGIO AL GASDOTTO BALTICCONNECTOR

Il primo fattore da cui dipende l’aumento, di cui si è parlato pochissimo, è il sabotaggio al gasdotto BalticConnector tra Estonia, Lettonia, Lituania e Finlandia. Piccolo, in confronto al Nord Stream tra Russia e Germania fatto esplodere qualche mese fa nello stesso mare dai servizi ucraini (secondo l’indagine più accreditata). L’operazione ha messo fuori uso anche i cavi di telecomunicazione.

BalticConnector sarà chiuso per almeno cinque mesi, tutto l’inverno, anche se esistono altre fonti di approvvigionamento. E’ senz’altro un segnale, inviato molto probabilmente da Mosca, il grande vicino di tutti questi stati, per nulla contento del loro acceso sostegno all’Ucraina – la Finlandia è perfino entrata nella Nato. Ma molto contento di poter aumentare il prezzo del gas.

QATAR ‘OSSERVATO SPECIALE’ SUL GAS

L’attacco di Hamas ha poi spinto molti – discretamente – a osservare il Qatar. Come ormai si sa, il Qatar è uno dei maggiori finanziatori di Hamas (30 milioni di dollari al mese). Vari capi dell’organizzazione sono ospitati a Doha. Ma lo stato guidato da Al-Thani è anche quello che fornisce all’Europa (in particolare Germania e Italia) molto del gas che non viene più acquistato dalla Russia: buona parte dell’economia europea ora dipende dalle decisioni dello sceicco.

Inoltre, dopo l’attacco di Hamas, Israele ha deciso di sospendere l’estrazione di gas dal giacimento di Tamar, poco al largo di Gaza, uno di quelli scoperti di recente nel Mediterraneo Orientale. Ragioni di sicurezza, dice Israele. Quel gas andava in Egitto per essere liquefatto, e da lì esportato in Europa.

L’EUROPA E IL PESO DELLA RINUNCIA AL GAS RUSSO

Ultimo fattore del rialzo del prezzo: la minaccia di sciopero (poi rientrata) dei lavoratori estrattori del gas di Chevron, in Australia, in un impianto che da solo pompa il 5% del GNL di tutto il mondo.

Un sabotaggio di un piccolo gasdotto nel Baltico, la chiusura di un giacimento nel Mediterraneo, uno sciopero in Australia: il mercato internazionale del gas è sensibile al minimo cambiamento, e l’Europa – che lo paga – non ha ancora superato pienamente gli effetti strutturali della rinuncia al gas russo.

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