La caduta della Siria significa, da un lato, l'indebolimento della posizione internazionale dell'Iran, dall'altro, è…
Maed: cos’è l’alleanza dei paesi arabi che ha “salvato” Israele dagli attacchi dell’Iran
Maed, l’alleanza tra Israele, Usa, Gran Bretagna, Francia e paesi arabi troppo poco strutturata per essere una piccola Nato ma utile a difendere la vita di Israele contro gli attacchi iraniani
L’attacco dell’Iran ai danni di Israele, nella notte tra domenica e lunedì, si è concluso con un nulla di fatto per le forze di Teheran che hanno visto deflagrare i propri missili prima di arrivare sul cielo di Tel Aviv e senza arrecare alcun danno al nemico. Un successo per le forze di difesa di Israele e dei suoi alleati che sono riusciti a intercettare il 99% di droni e missili lanciati dall’Iran. “Insieme agli Stati Uniti e ad altri partner, siamo riusciti a prevenire quasi tutti i danni, tranne quelli minimi, in territorio israeliano, un risultato davvero impressionante da parte dell’idf”. A parlare così è il ministro della Difesa Yoav Gallant che si è speso in lodi per la “coalizione” per la sua capacità di bloccare “questo attacco in un modo senza precedenti”.
IL RUOLO DI IRON DOME NELLA SALVAGUARDIA DI ISRAELE
La maggior parte delle oltre 300 munizioni iraniane lanciate durante un attacco durato cinque ore, sono state intercettate a più di 1.770 chilometri dal punto di lancio. Un ruolo importante l’ha svolto Iron Dome, lo scudo missilistico israeliano deputato a intercettare e distruggere le minacce aeree. Sono almeno dieci le batterie Iron Dome in Israele, ciascuna dotata di un radar che rileva i razzi e quindi utilizza un sistema di comando e controllo che calcola rapidamente se un proiettile in arrivo rappresenta una minaccia o è probabile che colpisca un’area disabitata. Se il razzo rappresenta una minaccia, l’Iron Dome lancia missili da terra per distruggerlo in aria”, scrive la CNN.
COS’È MAED
Ma l’impiego Iron Dome non sarebbe stato sufficiente a salvaguardare Israele. Non a caso il ministro della difesa israeliano ha parlato di una coalizione. Gallant si riferisce alla MAED la Middle East Air Defense. Un accordo di cooperazione difensivo tra Paesi europei, tra cui Gran Bretagna e Francia, e diversi Stati sunniti della regione, tra cui Giordania, Arabia saudita e gli Emirati. Un’intesa non ufficiale, che ha preso corpo dopo lunghe trattative e incontri, avvenuti tra il Cairo, Tel Aviv, Riad e Sharm el Sheikh con lo scopo di coordinare le forze militari regionali, condividere le informazioni di intelligence al fine di scongiurare un attacco iraniano.
COME FUNZIONA MAED
Il Maed è un sistema che si basa su una rete di rilevamento precoce attraverso sensori presenti in diversi Paesi, radar disposti nei pressi vicino al confine iraniano. La rete, o per meglio dire un embrione di alleanza regionale, si avvale anche di informazioni di intelligence.
IL RUOLO DELLA GIORDANIA NEL MAED
La Giordania, come scrive Times of Israel, ha raccolto parte delle munizioni intercettate e fatte deflagrare prima di raggiungere Israele. Tuttavia Re Abdallah di Giordania, nonostante il ruolo centrale della sua nazione, preferirebbe non dare pubblicità all’accordo regionale. “Il nostro governo ha ordinato la chiusura dello spazio aereo e ha operato per proteggere i propri cieli e la propria sovranità – ha detto al Corriere Osama Al Sharif, commentatore politico e columnist giordano -. Nell’ultima decade siamo stati coinvolti nel conflitto siriano con un afflusso di rifugiati enorme così come abbiamo fatto parte della coalizione anti-Isis. Ma il Paese è sempre riuscito a restare in equilibrio. Ora però le sfide sono più complesse e stratificate”.
TROPPO PRESTO PER PARLARE DI UNA NATO DEL MEDIORIENTE
Forse è troppo presto per parlare di una “Nato” del Medioriente, come suggerisce Aldo Liga, ricercatore dell’ispi. “Si può ipotizzare che negli ultimi anni sia stato messo in piedi un coordinamento soprattutto in materia di intelligence, industria militare e difesa aerea. Nel 2022, peraltro, gli Stati Uniti hanno spostato la gestione dei rapporti militari con Israele dal Comando europeo al Comando centrale (Centcom, ndr ) che include altri Paesi del Medio Oriente, rendendo possibile una collaborazione più stretta – spiega al Quotidiano Nazionale.
“La competizione tra Arabia Saudita e Iran era in atto fino all’accordo dell’anno scorso, mediato anche da Pechino, ed è realistico che continui sottotraccia. Ma immaginare la creazione di una Nato anti-Teheran è prematuro. Di certo alcuni attori della regione come Giordania e i Paesi del Golfo hanno interesse a mantenere lo status quo per interessi politici ed economici, quindi fanno il possibile per evitare lo scontro diretto tra Israele e Iran”. Insomma “una cosa è mettere a disposizione i radar o l’intelligence, un’altra mobilitare l’esercito”.