skip to Main Content

Mattarella: nessuna indifferenza sull’aggressione russa all’Ucraina

Mattarella In Polonia

Si conclude oggi la visita di Stato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Polonia. Ecco il discorso pronunciato oggi all’Università Jegellonica di Cracovia

“E’ la memoria che alimenta la coscienza che, a sua volta, ci rende pienamente esseri consapevoli: sarete certamente all’altezza di questo compito. Liliana Segre, sopravvissuta all’Olocausto, oggi membro a vita del Senato della Repubblica italiana ed esempio incessante di impegno, ci ammonisce: “la memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza”. Parole che si riempiono di nuovi significati se pensiamo a quanto sta avvenendo a poca distanza da qui, ai confini dell’attuale Unione Europea”.

Così, Sergio Mattarella agli studenti dell’Università Jagellonica di Cracovia nel discorso pronunciato stamani in conclusione della visita di Stato in Polonia.

NESSUNA INDIFFERENZA SULLA GUERRA RUSSA ALL’UCRAINA, DICE MATTARELLA

“Nessuno può restare indifferente di fronte alla brutale aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, un Paese sovrano, libero, indipendente, democratico, la cui popolazione è oggetto di attacchi mirati e criminali che uccidono con ferocia, prendendo di mira senza scrupoli le infrastrutture civili per lasciare la popolazione al gelo e al buio.

Oggi l’Europa è testimone di crimini frutto di una rinnovata esasperazione nazionalistica che pretende di violare confini, di conquistare spazi territoriali accampando la presenza di gruppi di popolazione appartenenti alla stessa cultura.

Come non pensare alla vicenda dei Sudeti e delle popolazioni di origine tedesca che li abitavano, e alla Conferenza di Monaco, che aprirono alla Seconda guerra mondiale?

A questo insensato tentativo di sovvertire le regole dell’ordine internazionale, l’Unione Europea ha saputo reagire con fermezza e – con unità di intenti – continuerà a sostenere l’Ucraina.

Un sostegno che si esprime in molti modi e voi e la vostra Università ne siete esempio di grande valore.

Dall’inizio del conflitto – vorrei ricordare – avete accolto qui più di mille rifugiati, mettendo a loro disposizione non soltanto spazi, ma il vostro tempo, la vostra conoscenza, offrendo assistenza legale, psicologica, formazione, per garantire quella dignità che altri pretendeva di strappare loro.

Uno sforzo e una solidarietà replicate in tutto il territorio polacco, dove trova rifugio oltre un milione e mezzo di profughi ucraini, e in molti altri Stati dell’Unione Europea, che hanno così dato prova di capacità d’azione.

Oggi dobbiamo lavorare tutti per preservare il valore di questa unità.

E’ un bene primario che va assolutamente salvaguardato.

LE SFIDE DELL’EUROPA

Fronteggiare con successo le gravi conseguenze del perdurare del conflitto, dall’esplosione dei fenomeni migratori alle crescenti diseguaglianze economiche e sociali, all’insicurezza energetica e alimentare, è la sfida alla quale gli europei sono chiamati.

Con lucidità va compreso che proporsi di salvaguardare la pace fra le nazioni, affrontare i rischi globali che interpellano tutto il mondo – missione da cui, colpevolmente, ci allontana, in questo momento, la furia bellicista russa – significa anzitutto respingere la tentazione della frammentazione della solidarietà fra Paesi liberi, cementata nella esperienza dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea.

Sicurezza europea e sicurezza euroatlantica sono concetti indivisibili per potersi difendere insieme con determinazione e per garantire e sviluppare il modello democratico e sociale europeo.

Come essere uniti?

Jean Monnet, uno degli ispiratori del processo di unificazione europea, ci ricordava – come è noto – che l’Europa si sarebbe fatta nelle crisi e sarebbe stato il risultato delle soluzioni che avrebbe avuto la capacità di dare a quelle crisi.

Dunque, ogni giorno è un banco di prova.

Ma sarebbe del tutto inadeguato pensare a un’Europa frutto della affannosa rincorsa ad affrontare problemi dettati da altri, in un quadro internazionale deciso da altri.

In altri termini, l’esigenza di fare dell’Europa una protagonista non trova adeguata risposta nella visione di un’Unione come somma temporanea e mutevole di umori e interessi nazionali, quindi, per definizione, perennemente instabile.

Soccorre, a questo proposito, un’altra indicazione, questa volta di Robert Schuman, per la quale il percorso europeo “si farà attraverso realizzazioni concrete, creando prima di tutto una solidarietà di fatto”.

È il percorso, cioè, capace di dare vita a una identità di valori e una comunità di destino, che coinvolgano i popoli che la animano, con il pieno processo democratico che vede protagonisti i cittadini europei.

Del resto, l’Europa nasce come grande progetto di pace, come visione di sviluppo capace di superare storiche contrapposizioni, come quelle tra Germania e Francia.

Occorre una visione altrettanto saggia e robusta.

LA LEZIONE DELLA CECA RICORDATA DA MATTARELLA

Ai primi anni ‘50 del secolo scorso deve essere apparso a molti visionario voler mettere in comune le risorse energetiche nella Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, e invece avvenne, dando il via alla costruzione europea dopo lo scacco dell’accantonamento della Comunità Europea di Difesa.

L’Unione Europea è innanzitutto una comunità di valori che trova nel rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie, nel rispetto dello Stato di diritto, nella democrazia e nel dialogo, nella coesione sociale, nelle prospettive di realizzazione dei giovani, i suoi principi cardine.

Per tutto questo l’Europa è dei suoi cittadini.

Un modello di successo perseguito come traguardo ideale in altri continenti.

Essere parte di questo progetto significa condividerne, con spirito di solidarietà e responsabilità, i valori fondanti e impegnarsi quotidianamente a difendere i diritti sanciti dalla Carta dei valori dell’Unione Europea”.

 

– Leggi anche: La revisione del Pnrr e le concessioni balneari: i conti aperti del Governo con Bruxelles

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top