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Che si dice sul Consiglio europeo: oggi Meloni incontra Zelensky (che vuole più armi)

Consiglio Europeo

Proprio oggi Meloni partecipa a un Consiglio Europeo straordinario, ai cui “margini” – ha titolato sempre Repubblica minimizzando-  incontrerà a Bruxelles il presidente ucraino. I graffi di Damato

L’incontro svoltosi ieri a Parigi fra i presidenti francese, tedesco e ucraino è stato trasformato da Repubblica, con un grido di allarme e insieme di protesta o derisione verso Giogia Meloni, in un “Vertice senza l’Italia”.

D’altronde, già il 5 febbraio scorso la presidente del Consiglio era stata liquidata in un editoriale del direttore Maurizio Molinari in persona, sempre su Repubblica, come una sprovveduta, o temeraria, caduta “nella trappola del tribalismo politico”  nei rapporti fra il suo e gli altri partiti della stessa maggioranza, oltre che dell’opposizione. Un tribalismo proteso, per esempio,  a fare polpette degli alleati nelle elezioni regionali di domenica in Lombardia e nel Lazio. Un tribalismo che evidentemente la distrarrebbe o addirittura le impedirebbe di occuparsi seriamente di politica internazionale, per quanti viaggi e missioni la premier stia compiendo in questi ultimi tempi.

Proprio oggi Meloni partecipa a un Consiglio Europeo straordinario, ai cui “margini” – ha titolato sempre Repubblica minimizzando-  incontrerà a Bruxelles il presidente ucraino. Dal quale volerà poi a Kiev entro il 24 febbraio, primo anniversario dell’aggressione russa al paese limitrofo, cui l’Italia sta fornendo con gli alleati l’assistenza economica e militare necessaria per resistere e non perdere potere contrattuale, se e quando Putin, o chi per lui, dovesse accettare a Mosca l’idea di negoziare una pace.

Più misuratamente e realisticamente di Repubblica, sul Messaggero hanno riferito e riassunto lo scenario internazionale titolando: “Zelensky a Londra e Parigi per i jet. E oggi a Bruxelles incontra Meloni”. Che fortunatamente per l’Ucraina e per gli interessi più generali dell’Occidente, oltre che per la faccia dell’Italia, non  credo che si riconosca nella interpretazione data da Benigni al festival di San Remo, presente il capo dello Stato, del famoso articolo 11 della Costituzione sul ripudio della guerra. Una interpretazione della quale si fanno forti i contrari agli aiuti italiani all’Ucraina. Vi ha pensato Amadeus, nella vignetta di oggi sul Corriere della Sera, esortando il giullare a “sorvolare oh oh”.

I pasticci, si sa, rimangono sempre pasticci, per quanti sforzi si possano fare per renderli dei buoni affari mediatici e politici. D’altronde, la “storica” partecipazione di Mattarella all’inaugurazione del festival di Sanremo, quasi una festa supplementare della Repubblica affidata alla Rai, è già diventata funzionale, su qualche giornale malizioso come Il Fatto Quotidiano, alla salvezza dell’amministratore delegato dell’azienda radiotelevisiva di Stato sotto pericolo o minaccia di sostituzione prima della scadenza del mandato. Non parliamo poi degli ottocentomila telespettatori  in meno rispetto all’anno scorso opposti, sempre dal Fatto Quotidiano, all’ascolto “record” vantato sul palco del teatro Ariston della città dei fiori.

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO 

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