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Nato, adesso per il dopo Stoltenberg (oltre Stoltenberg) spunta von der Leyen

Vdl Dalla Commissione Ue Alla Nato?

Nuovi aggiornamenti sulla partita per la segreteria generale dell’Organizzazione, l’attuale presidente della Commissione Ue rischia di lasciare il posto a Metsola

Il 2024 è vicino, rischia di coincidere con il prossimo settembre. Perché? Perché la partita della successione alla segreteria generale della Nato si sta intrecciando con quella del rinnovo delle nomine ai vertici istituzionali europei.

Le ultimissime, allora, dicono che dopo Jens Stoltenberg ci potrebbe essere Ursula von der Leyen, attuale numero uno della Commissione europea.

Policy Maker ha scritto sul tema da ottobre scorso, partendo dalle parole del generale Leonardo Tricarico. Che rispondendo a Maria Scopece sul pensiero di Emmanuel Macron – presidente francese – per Mario Draghi alla guida della Nato diceva: “Io Mario Draghi lo vedrei bene dappertutto, anche alla Nato. L’importante è che la Nato venga sottratta alla guida di persone come Stoltenberg così segnate culturalmente, così prone, e questo lo voglio sottolineare, così prone, all’indirizzo di chi abusa della propria posizione di azionista di maggioranza”. Tricarico quindi aggiungeva: “E poi mi auguro che a presiedere la Nato sia un rappresentante di un paese del sud perché è ora che la Nato inizia a occuparsi anche del sud, da dove verranno le insidie maggiori”.

L’IPOTESI RICONFERMA PER STOLTENBERG

A gennaio, invece, era spuntata l’ipotesi esattamente opposta a quella paventata dal generale. Ossia, la riconferma di Jens Stoltenberg alla segreteria generale dell’Organizzazione. Replicando quanto già avvenuto lo scorso anno a causa dello scoppio dell’invasione russa dell’Ucraina.

A porsi il quesito era Politico, scrivendo che oltre all’attuale segretario “un secondo livello include il primo ministro olandese Mark Rutte, il primo ministro estone Kaja Kallas (definita dal New York Times come una strong contender) e il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace“. Mentre in terza fila ci sarebbero, invece, il primo ministro lituano Ingrida Šimonytė, il presidente slovacco Zuzana Čaputová e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Con quest’ultima tra le favorite in virtù della spinta dagli ambienti diplomatici per un profilo femminile.

Finendo, poi, con le ipotesi italiane di Mario Draghi – appunto – ma anche di Enrico Letta (succeduto alla guida del Pd da Elly Schlein) e di Matteo Renzi, attualmente impegnato – anche se non troppo – a gestire con Carlo Calenda il futuro del Terzo Polo.

L’INTRECCIO CON LE NOMINE EUROPEE: CHI ALLA COMMISSIONE UE?

Dunque, il passaggio di vicinanza tra la partita Nato e quella europea non è certo cosa nuovissima. Il nome di von der Leyen è in campo. E, come scrivevamo su Policy Maker e Start Magazine due settimane fa, “ci sono delle tensioni all’interno del PPE, legate principalmente al Green Deal Industrial Plan, il piano della Commissione per gli aiuti all’industria verde, in risposta all’Inflation Reduction Act statunitense”. Che Manfred Weber giudica insufficiente e tardivo e per il quale non vede di buon occhio don der Leyen. E quindi in ambienti Bruxelles circola la voce di una sostituzione alla Commissione Ue con Roberta Metsola, attuale numero uno del Parlamento europeo.

Oggi rilancia l’idea di von der Leyen per il dopo Stoltenberg Claudio Tito su La Repubblica. Scrivendo che da un lato “il pressing della Casa Bianca per convincere Stoltenberg ad accettare un’ulteriore proroga è piuttosto intenso. L’idea è quindi di provare a ratificare nel vertice Nato che si terrà a luglio a Vilnius, in Lituania, il progetto di un altro anno di incarico. In questo modo si arriverebbe proprio all’estate del 2024”. Da qui, la coincidenza con la fine del mandato di von der Leyen alla Commissione.

Secondo il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, “per gli americani sarebbe la soluzione ideale. Perché i potenziali candidati alternativi non convincono fino in fondo”. A Bruxelles, invece, popolari, socialisti e Renew lavorano a una conferma alla Commissione per evitare l’approdo di Metsola, “una soluzione che aprirebbe la strada al coinvolgimento dei conservatori dell’Ecr (di cui fa parte anche Fratelli d’Italia) nella futura maggioranza” ricorda Tito. “È l’elezione meno trasparente di tutte le elezioni”, scriveva Foreign Policy a febbraio in base a quanto trapelava dagli ambienti diplomatici europei.  Confermando che più passano le settimane e più aumenta il numero di chivuole vederci chiaro sulla prossima guida della Nato.

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