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Stoltenberg dopo Stoltenberg? Tutti i nomi in campo per la segreteria Nato

Politico: toto nomi per il dopo Stoltenberg alla NATO

Secondo Politico, “la guerra di Mosca complica notevolmente la decisione, il che richiede il consenso tra i leader dei 30 paesi membri”

“La Nato è in uno stato di morte cerebrale”, sentenziava il presidente francese Emmanuel Macron poco più di tre anni fa. Era novembre 2019, non c’era la guerra russa in Ucraina. O meglio, c’era solo in Donbas anche se nel Vecchio Continente non se ne parlava. Si parlava della crisi dell’alleanza atlantica, legata al perenne mancato rispetto del 2% del Pil da impegnare nelle spese per l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.

Erano anche anni in cui il dibattito provava ad accelerare sul fronte della difesa europea, rafforzando la politica estera comune e convergendo (a lungo termine) verso un esercito unico. Discorsi affascinanti, condivisibili o meno, ma che ancora adesso restano nel girone di color che son sospesi, per usare una metafora dantesca.

Oggi lo scenario è totalmente cambiato. La guerra russa in Ucraina si è riaccesa, espandendosi tramite l’invasione del 24 febbraio 2022. Tra i tanti effetti prodotti c’è stato e continua ad esserci senz’altro quello di un rinvigorimento del fronte occidentale, tanto in termini politico-diplomatici nel sostegno a Kyiv quanto nella riacquisita centralità militare della Nato. A tal punto da spezzare, tra le altre cose, due retaggi storici come il disarmo tedesco e la neutralità di Svezia e Finlandia.

E allora si parla molto di Nato. Ma se ne parla, non da oggi né soltanto dal 24 febbraio scorso, anche in chiave segreteria generale. Un posto al quale è rimasto a sedere Jens Stoltenberg, per un anno in più rispetto alla scadenza naturale del mandato proprio per lo scoppio del conflitto alle porte d’Europa.

Cerchiamo di ricostruire il quadro.

POLITICO: STOLTENBERG DOPO STOLTENBERG?

Adesso la nuova scadenza dell’incarico a Jens Stoltenberg è fissata a settembre 2023. Politico oggi si chiede chi può succedergli: “potrebbe essere una donna? Qualcuno dell’Europa orientale? La guerra di Mosca complica notevolmente la decisione, il che richiede il consenso tra i leader dei 30 paesi membri della Nato”.

La situazione bellica non sembra sbloccarsi e difficilmente potrebbero esserci svolte nelle prossime settimane. Ecco perché nel toto-nomi per la segreteria generale l’attuale numero uno sembra essere il primo della lista. Sentito da Politico, “un diplomatico europeo di alto livello ha riassunto il ronzio intorno ai nomi in tre livelli, classificati per intensità di chiacchiere. Un’estensione del termine di Stoltenberg è l’opzione più menzionata”.

RUTTE, KALLAS, VON DER LEYEN: CHI SE NON STOLTENBERG?

Non solo Stoltenberg, però. “Un secondo livello include il primo ministro olandese Mark Rutte, il primo ministro estone Kaja Kallas (definita dal New York Times come una strong contender) e il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace“.

In terza fila ci sarebbero, invece, il primo ministro lituano Ingrida Šimonytė, il presidente slovacco Zuzana Čaputová e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Dagli ambienti diplomatici trapela una spinta per un profilo femminile. Che nella storia della Nato non c’è mai stato e che potrebbe combaciare anche con la scelta di un nome dall’Europa dell’est, oggi più di prima minacciata dal nuovo imperialismo russo.

DRAGHI, RENZI E LETTA SONO ANCORA IN BALLO?

Nei mesi scorsi, a più riprese, sono entrati in lizza anche Mario Draghi, Enrico Letta e Matteo Renzi. Tre personalità politiche a dir poco pesanti. L’ex premier e capo della Bce è attualmente a piede libero dopo l’esperienza a Palazzo Chigi: è stato pizzicato dal Foglio al Forum di Davos di dieci giorni fa. E come raccontava Simone Canettieri, “continua a essere richiesto da banche d’affari e società internazionali. Ne sa qualcosa chi gli segue l’agenda. Tuttavia l’imperativo nell’imperscrutabile universo draghista è il silenzio, accompagnato dalla massima discrezione. Cosa farà? Chiedete alla moglie, è la risposta che viene data da chi lo ha frequentato”.

Per Enrico Letta la candidatura può tornare fresca dopo il disastro del Pd alle elezioni politiche del 25 settembre, cui è seguito l’avvio della fase congressuale del partito di via del Nazareno con annesse dimissioni del professore pisano. Mancano tre settimane alle primarie e la sfida per la nuova segreteria è tra Elly Schlein, Stefano Bonaccini, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo.

Infine, Matteo Renzi. Il senatore e leader di Italia Viva ha stretto un patto politico con Azione di Carlo Calenda formando il cosiddetto Terzo polo. Ma tante volte il suo nome è comparso tra i papabili per la poltrona di segretario generale Nato.

IL NODO DA SCIOGLIERE

Andando oltre i nomi, la scelta andrebbe fatta per il 2023 senza ulteriori prolungamenti dei termini. Nel 2024, infatti, si rinnoveranno le più alte cariche europee e sarà l’anno delle presidenziali americane. Mancano due anni ma è già domani.

Oggi, intanto, Stoltenberg vola in Corea del Sud e in Giappone. Perché l’agenda è fitta, il mondo corre e oltre al conflitto russo-ucraino c’è la sfida cinese per l’Occidente. Questioni regionali e internazionali che rappresentano il presente e il futuro della Nato. Quella che verrà dopo Jens Stoltenberg.

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