Oggi si celebra il “Giubileo dei missionari digitali e influencer cattolici”, Papa Leone XIV ha parlato ai content creator cattolici che, anche su TikTok, provano a fare proselitismo tra i più giovani. Le riflessioni di A. Soukup su “La Civiltà cattolica”
“Oggi ci troviamo in una cultura nuova, profondamente segnata e costruita con e dalla tecnologia. Sta a noi, a voi, far sì che questa cultura rimanga umana”. Papa Leone XIV oggi ha parlato ai creator digitali cattolici in occasione del “Giubileo dei missionari digitali e influencer cattolici”. Attento, sin dalle prime battute del suo pontificato, alle nuove frontiere della comunicazione Papa Prevost si rivolge a chi usa la rete per stabilire connessioni e portare la parola del Vangelo. “Oggi, in una cultura dove la dimensione digitale è presente quasi in ogni cosa, in un tempo in cui la nascita dell’intelligenza artificiale segna una nuova geografia nel vissuto delle persone e per l’intera società, questa è la sfida che dobbiamo raccogliere, riflettendo sulla coerenza della nostra testimonianza, sulla capacità di ascoltare e di parlare; di capire ed essere capiti. Abbiamo il dovere di elaborare insieme un pensiero e un linguaggio che, nell’essere figli del nostro tempo, diano voce all’Amore – ha detto il Pontefice -. Non si tratta semplicemente di generare contenuti, ma di incontrare cuori, di cercare chi soffre e ha bisogno di conoscere il Signore per guarire le proprie ferite, per rialzarsi e trovare un senso, – ha aggiunto il Papa – partendo prima di tutto da noi stessi e dalle nostre povertà, lasciando cadere ogni maschera e riconoscendoci per primi bisognosi di Vangelo. E si tratta di farlo insieme”.
DAL CREATORE AI CREATOR SU TIKTOK
Negli ultimi anni il numero dei creator digitali, anche religiosi, è aumentato esponenzialmente. La piattaforma di elezione per postare brevi video è TikTok, nata in Cina nel 2016 e poi diffusasi rapidamente in tutto il mondo, diventando di fatto l’”ape regina” delle app. La sua rivoluzione consiste nell’aver trasformato milioni di persone – quasi due miliardi di utenti alla fine del 2024 – in creatori di brevi video: musicali, divulgativi, comici, danzati o mimati con la sincronizzazione del labiale. Allo sviluppo della piattaforma dedica un approfondito articolo Paul A. Soukup, corrispondente dagli Stati Uniti per La Civiltà Cattolica e responsabile del dipartimento di Comunicazione alla Santa Clara University in California. Capace di intrattenere sia giovani che adulti, secondo gli studi più recenti gli utenti di TikTok vi accedono in media 15 volte al giorno, trascorrendo complessivamente circa 95 minuti a scorrere i contenuti. La sua forza risiede nella sua versatilità: si spazia dai tutorial di bellezza ai racconti religiosi, dagli sketch comici ai consigli pratici per la vita quotidiana. Questa varietà consente a ciascun utente di trovare contenuti su misura, confezionati dagli algoritmi in modo sempre più preciso e personalizzato.
NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELL’ALGORITMO
Nell’articolo “TikTok: un nuovo approccio ai social media“, Paul A. Soukup riflette sul fatto che, negli ultimi anni, molti creatori di contenuti religiosi hanno scelto TikTok per diffondere messaggi spirituali, spiegare le proprie tradizioni o avvicinare nuovi pubblici, spesso attraverso sketch comici, scenette o balletti. Se da un lato questo linguaggio può rendere la religione – o qualsiasi altra tematica complessa – più accessibile, dall’altro proprio questa logica algoritmica rischia di premiare la semplicità e la spettacolarizzazione a discapito della profondità, trasmettendo informazioni parziali o distorte. Infatti, in una piattaforma dove conta soprattutto la brevità e l’impatto immediato, la riflessione teologica rischia di lasciare il passo alla performance, trasformando la religione in una farsa.
IL MEZZO È IL MESSAGGIO?
Questo cambiamento di registro nel linguaggio religioso avanza una riflessione sul modo in cui il messaggio spirituale viene oggi comunicato e recepito. Il limite di tempo dei video – solitamente intorno ai tre minuti – costringe i creatori a semplificare contenuti articolati, sacrificando spesso il contesto, la profondità e la pluralità di interpretazioni. Così, una parabola, un concetto o una pratica rituale finiscono per essere ridotti a slogan, battuta o coreografia virale. La religione, come altri ambiti del sapere, viene piegata alle logiche della piattaforma: immediatezza, leggerezza e impatto visivo. TikTok si conferma quindi uno strumento potente, capace di avvicinare nuovi pubblici e di rendere più accessibili temi spirituali spesso percepiti come distanti. Tuttavia, impone anche delle nuove responsabilità: la necessità di trovare un equilibrio tra semplicità comunicativa e fedeltà al messaggio, tra creatività espressiva e rispetto del sacro, educando gli utenti a distinguere tra contenuto e contenitore, tra messaggio spirituale e mezzo con cui viene veicolato.
DALLA MEDICINA ALLA FINANZA: TIKTOK È IL SUQ DELLE COMPETENZE?
Il caso dei contenuti religiosi su TikTok è solo una delle tante declinazioni della trasformazione della comunicazione nell’epoca dei social. Sulla stessa piattaforma si parla oggi di medicina, politica, salute mentale, diritti civili e perfino di educazione finanziaria. Anche qui, temi complessi vengono ridotti a pillole da pochi secondi, animati da sketch, trend e coreografie. Se da un lato questa dinamica ha l’indubbio vantaggio di rendere accessibili saperi che prima erano confinati a contesti elitari, raggiungendo pubblici altrimenti esclusi e stimolando curiosità e dibattito, dall’altro, però, bisogna evitare di confondere l’ampiezza della diffusione con la profondità del contenuto. Infatti, le vittime della corsa alla viralità, del bisogno di semplificare per compiacere l’algoritmo e del desiderio di raggiungere gli altri potrebbero essere la densità concettuale, il tempo della riflessione, della pluralità e complessità delle cose.