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Orban vs Soros

Orban E Soros

Braccio di ferro tra Ue e Ungheria sulle leggi anti Ong di Victor Orban. E si ritorna allo scontro Orban vs Soros

Per capire la storica opposizione tra il primo ministro ungherese Victor Orban e l’imprenditore e filantropo (ungherese anche lui) George Soros iniziamo dai fatti più recenti, che hanno coinvolto anche l’Unione europea.

I FATTI

Giovedì 18 febbraio la Commissione europea ha avviato un’azione legale per la mancata attuazione da parte dell’Ungheria di una sentenza della Corte di giustizia europea (CGE), che ha stabilito che la legislazione sulla limitazione dei finanziamenti esteri alle ONG è contraria alle norme UE.

Secondo quanto riportato da EUObserver, l’esecutivo UE ha detto che l’Ungheria “non ha preso le misure necessarie per conformarsi alla sentenza, nonostante i ripetuti inviti della Commissione a farlo con urgenza”.

COSA DICE LA LEGGE E COSA RISCHIA L’UNGHERIA

L’Ungheria ha due mesi di tempo per rispondere, dopo di che la Commissione può nuovamente rivolgersi alla massima corte dell’UE e chiedere che l’Ungheria sia multata.

La Corte di giustizia europea lo scorso giugno ha stabilito che la legge sulla trasparenza dell’Ungheria – adottata nel 2017 – andava contro il diritto dell’UE. La legge richiede che le ONG con donazioni dall’estero al di sopra di un certo importo siano pubblicamente etichettate come “finanziate dall’estero”, e i trasgressori potrebbero essere costretti a chiudere. La legge è stata boicottata da diverse ONG in segno di protesta.

LE ACCUSE A ORBAN

Gli oppositori del primo ministro Viktor Orban hanno detto che lo scopo della legge era quello di soffocare la società civile, che si è opposta al regresso democratico in Ungheria.

Come ricorda EUObserver, il governo ungherese all’epoca ha sostenuto di voler rendere i finanziamenti più trasparenti all’interno della legge, ma le ONG lo hanno percepito come un attacco mirato e un tentativo di stigmatizzazione.

“Tutto questo serve ad un unico scopo: escludere le ONG dai fondi di gara dell’UE con mezzi amministrativi”, ha detto la Coalizione per la Civiltà in una dichiarazione dello scorso novembre – la coalizione riunisce 34 organizzazioni ungheresi ed è stata fondata nel 2017 in risposta alla legge: include Transparency International e Greenpeace.

Orbán

COSA C’ENTRA SOROS

Orban ha ripetutamente accusato di ingerenza politica le ONG finanziate dal miliardario americano George Soros, mentre la Corte di giustizia europea ha concluso che “la legislazione ungherese minaccia il ruolo della società civile come attore indipendente nelle società democratiche, minando il loro diritto alla libertà di associazione, creando un clima di sfiducia nei loro confronti, nonché limitando la privacy dei donatori”.

La vice presidente della Commissione europea Vera Jourova ha detto in un tweet che “la Corte di giustizia europea è stata chiara – le restrizioni imposte dal governo ungherese sul finanziamento delle ONG non sono conformi al diritto dell’UE. Facciamo un passo fermo per garantire il rispetto di questa sentenza. Le organizzazioni della società civile sono parte fondamentale delle nostre democrazie. Dobbiamo sostenerle, non combatterle”.

ORBAN VS SOROS

Già in un discorso settimane prima delle elezioni generali del 2018, Orban si era scagliato contro Soros ed era sembrato far rivivere in quell’occasione tutti gli stereotipi antisemiti. “Stiamo combattendo un nemico che è diverso da noi. Non aperto ma nascosto. Non diretto ma astuto. Non onesto ma senza principi. Non nazionale ma internazionale. Non crede nel lavoro ma specula con il denaro. Non ha la sua patria ma si sente padrone del mondo intero”, disse Orban su Soros.

Dopo quelle parole, Orban ha vinto le elezioni con una valanga di voti. Appena è stato possibile, il primo ministro ungherese ha subito preso di mira le organizzazioni finanziate da Soros. La Open Society Foundations, rete di fondazioni internazionali di Soros, ha dovuto chiudere il suo ufficio in Ungheria.

Come ricorda la BBC, il rettore Michael Ignatieff ha lottato per tenere aperta l’Università Centrale Europea a Budapest, per contrastare culturalmente quella che sostiene essere “una propaganda pericolosa in un paese in cui più di mezzo milione di ungheresi ebrei sono stati sterminati dai nazisti in soli due mesi nel 1944”.

Ignatieff ha dichiarato che la campagna anti-Soros “è l’odio antisemita degli anni ’30… L’intera faccenda è una fantasia completa. Questa è la politica del 21° secolo, se non hai un nemico inventane uno il più velocemente possibile, fallo sembrare il più potente possibile e bingo – mobiliti la tua base e vinci le elezioni con questo”.

Anche la professoressa Deborah Lipstadt, che ha vinto una famosa battaglia legale per smascherare un negazionista dell’Olocausto nei tribunali britannici, è molto critica verso il governo ungherese. “Mi terrorizza che questo tipo di retorica, che una volta si sentiva nelle birrerie e negli angoli bui, sia pronunciata da politici, da leader di paesi, dal vice primo ministro dell’Italia, dal primo ministro dell’Ungheria. Che questo tipo di linguaggio venga usato è scioccante”.

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