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Riforma Pac

Pac, l’Eurocamera accontenta gli agricoltori: cosa cambia con la riforma

 L’Eurocamera, in tempi record grazie alla procedura d’urgenza, dice sì alla riforma della Politica agricola comune: sono abolite tutte le eco condizionalità 

La riforma della Pac è diventata realtà. Con 425 voti favorevoli, 130 contrari e 33 astensioni l’Eurocamera ha votato la proposta di revisione che vuole semplificare il regolamento “orizzontale”, sui piani strategici, della Politica agricola comune. Strasburgo ha accolto gran parte delle richieste dei movimenti degli agricoltori che hanno attraversato tutta l’Europa. Gli europarlamentari hanno acconsentito a ridurre o eliminare i cosiddetti standard di “eco-condizionalità, le norme e gli obblighi per la protezione dell’ambiente e della biodiversità introdotti nella nuova Pac, nel periodo 2023-2027, come condizione per accedere alle sovvenzioni comunitarie. Il provvedimento è stato adottato in tempi record. La proposta iniziale della Commissione era stata presentata solo il 15 marzo sotto la pressione della protesta degli agricoltori. L’adozione della “procedura d’urgenza” ha permesso all’Europarlamento di lavorare in maniera molto più rapida.

RIFORMA DELLA PAC: ABOLITE LE ECO – CONDIZIONALITÀ

Il Parlamento europeo abolisce l’obbligo di mantenere una superficie a riposo, non produttiva, pari al 4% dell’area coltivabile per ogni azienda agricola e l’obbligo di rotazione delle colture per i seminativi. In alternativa gli Stati membri possono introdurre la diversificazione delle colture, specialmente in zone soggette a siccità o a forti precipitazioni. Gli Stati membri sono chiamati a “istituire un eco-schema” che consenta agli agricoltori di “mantenere una parte dei terreni coltivabili in stato non produttivo o per creare nuovi elementi paesaggistici”.

RIFORMA DELLA PAC: GLI ASPETTI ECONOMICI

Per quello che riguarda gli aspetti economici, entro l’estate, la Commissione lancerà un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella catena di approvvigionamento agroalimentare. A questo si affianca il rafforzamento delle norme applicabili ai contratti che gli agricoltori sottoscrivono con gli acquirenti dell’industria alimentare o della vendita al dettaglio: viene favorita l’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (Ocm) e contrastate le pratiche commerciali sleali.

COME CAMBIANO LE REGOLE PAC PER LE AZIENDE INFERIORI AI 10 ETTARI

Secondo le stime della Commissione europea le aziende con superficie coltivata inferiore ai 10 ettari sono circa il 65% del totale delle aziende agricole. Per loro verranno meno gli obblighi di controllo da parte degli Stati membri e le relative sanzioni in merito al rispetto dei requisiti di condizionalità ambientale. Ma non solo. L’abolizione delle multe sarà retroattiva e applicabile a partire dall’inizio del 2024. Le aziende inferiori ai 10 ettari coprono il 10% della superficie agricola europea. Gli obblighi ambientali, dunque, resteranno in vigore per il 90% delle aree coltivate.

I TRE STANDARD DI BUONE CONDIZIONI AGRONOMICHE E AMBIENTALI

Sono solo tre, su nove, gli standard di “buone condizioni agronomiche e ambientali” che restano invariati e ai quali gli agricoltori dovevano attenersi per accedere ai finanziamenti della PAC. Questi sono: gli obblighi di protezione minima per le zone umide e le torbiere, il divieto di bruciare le stoppie dei seminativi, e il mantenimento di fasce tampone lungo i corsi d’acqua. Resta, per gli agricoltori, l’obbligo di mantenere gli elementi caratteristici del paesaggio esistenti, insieme al divieto di tagliare siepi e alberi nella stagione della riproduzione e della nidificazione degli uccelli.

RIFORMA DELLA PAC: L’INIZIO DI UN CAMBIO DI ROTTA

L’inizio di un cambio di rotta ma non un provvedimento che esaurisce le esigenze del mondo dell’agricoltura. Questa, in estrema sintesi, è la posizione di quasi tutte le associazioni di categoria. “La semplificazione della PAC è un primo passo che va ora rafforzato con un alleggerimento ancora più netto dei troppi adempimenti che gravano sulle spalle delle aziende, costrette a spendere un terzo del proprio tempo per stare dietro alle carte”, spiega la Coldiretti.

“Con l’ok del Parlamento Ue, ora gli Stati membri – afferma l’organizzazione agricola – potranno procedere ad introdurre elementi di flessibilità nei Piani strategici nazionali. L’obiettivo è un migliore funzionamento della Pac 2023-2027, garantendo allo stesso tempo il rispetto degli impegni di sostenibilità ambientale da parte degli agricoltori. Non ci sarà più l’obbligo di mantenere a riposo – segnala Cia-Agricoltori Italiani – le superfici agricole, la scelta di mantenere incolte le superfici diventa volontaria e si andrà verso il ritorno alla pratica della diversificazione colturale, in luogo della rotazione obbligatoria”.

GOVERNO SODDISFATTO, LEGA REMA CONTRO

Dalle parti del Governo si esprime moderata soddisfazione per il testo votato all’Eurocamera. “L’Italia si è fatta capofila della coalizione degli Stati membri, attivi sul fronte della riforma che hanno chiesto a gran voce di modificare aspetti fondamentali per l’agricoltura – ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida -. Quella di oggi è stata senza dubbio una risposta importante, ma non definitiva, in quanto affronta solo alcuni dei temi centrali per il settore ma riteniamo importante fare ancora passi avanti per andare incontro alle esigenze sollevate dal comparto agricolo negli scorsi mesi”.

Rema nella direzione contraria, invece, Gian Marco Centinaio. “Certamente non potevamo sperare che questi ultimi mesi prima delle elezioni portassero con sè un effettivo cambio di rotta delle politiche agricole europee – ha detto il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega -. Dobbiamo ancora una volta accontentarci di mezzi passi avanti, seppur positivi, in attesa di una nuova maggioranza di centrodestra che sappia finalmente valorizzare anche in Europa il ruolo degli agricoltori come custodi del territorio e protagonisti attivi di una transizione ecologica, che rispetti anche la sostenibilita’ economica e sociale”

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