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Patto europeo sui migranti, perché il governo italiano dice no (per ora)
Il patto europeo su migrazioni e asilo torna ad essere discusso dai paesi membri: il documento, nella sua versione di compromesso spagnola, sembra convincere la Germania (che avrebbe voluto fare di più sui minori non accompagnati)
La gestione dei flussi migratori in Europa potrebbe cambiare radicalmente. I 27 ministri degli Interni dell’UE hanno discusso del Patto europeo su migrazione e asilo, un documento programmatico, presentato il 23 settembre 2020, con il quale la Commissione europea ha proposto nuove linee guida per orientare la normativa comunitaria in tema di migrazione per i prossimi cinque anni e fornire una nuova architettura di regole sui flussi migratori verso e all’interno del perimetro comunitario. Nel settembre dello scorso anno i legislatori hanno concordato una tabella di marcia per adottare nove file che compongono il Patto entro la fine della legislatura e quindi entro la primavera del 2024. Insieme al patto la Commissione ha proposto una serie di riforme che modificano in modo sostanziale il sistema europeo di asilo.
Il “meccanismo di crisi” è uno dei dieci regolamenti che formano il Patto migrazioni e asilo. E mentre in Europa i ministri dell’interno dei 27 membri dell’UE discutono di come gestire i flussi migratori dall’UNHCR arrivano dati che fanno inquietanti: più di 2.500 migranti sono morti o scomparsi mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo verso l’Europa dall’inizio dell’anno. “Al 24 settembre, più di 2.500 persone erano registrate come morte o scomparse nel 2023 – ha dichiarato Ruven Menikdiwela, direttore dell’ufficio dell’UNHCR -. Questa cifra rappresenta un aumento di due terzi, rispetto alle 1.680 persone nello stesso periodo nel 2022”.
COSA PREVEDE IL PATTO
Il testo in discussione prevede la fusione del Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore e del Regolamento sulla strumentalizzazione nel campo della migrazione e dell’asilo. Il regolamento sulle crisi prevede per determinati casi di emergenza (riconosciuti e dichiarati dalla Commissione europea) una procedura semplificata e tempistiche più brevi per l’attivazione del meccanismo di “solidarietà obbligatoria” previsto per le situazioni di pressione migratoria. Ciò significa che sarà più rapida l’attivazione della distribuzione, fra gli Stati membri, dei migranti che arrivano sulle coste dei paesi frontalieri, della “sponsorizzazione dei rimpatri” e dei contributi finanziari ai paesi più esposti ai flussi. La proposta, inoltre, estende di otto settimane la durata massima della procedura di rimpatrio, e quindi la possibilità di detenzione dei migranti irregolari, rispetto al termine normale di 12 settimane.
IL FRONTE DEL SÌ, DEL NO E DEL NÌ
I paesi europei sono divisi in tre fronti. Da un lato ci sono i paesi costieri, come Spagna, Grecia e Francia che sono favorevoli a misure obbligatorie di ricollocamento per gestire i flussi migratori. Da un altro i paesi dell’Europa centrale, come Polonia e Ungheria, che rifiutano qualsiasi vincolo all’accoglienza di migranti sbarcati nella Ue attraverso altri Paesi. La Germania inizialmente aveva una posizione di ostilità al testo e il nostro paese ha una posizione attendista.
LA GERMANIA DICE SÌ AL PATTO PER LE MIGRAZIONI E ASILO
Le perplessità tedesche riguardavano il trattamento delle persone vulnerabili, in particolare i minori non accompagnati, l’inserimento della “strumentalizzazione” dei movimenti di migranti da parte di paesi terzi come elemento che può innescare la dichiarazione di crisi. Il compromesso è stato trovato sul testo di preparato dalla presidenza spagnola. “Anche se vorremmo modificare maggiormente i testi – ha detto la ministra degli interni tedesca Nancy Faeser -, oggi ci assumiamo la nostra responsabilità e accettiamo questa proposta di compromesso sulle crisi”. La ministra si è detta “dispiaciuta che non ci sia una maggioranza a favore di eccezioni per la protezione di gruppi vulnerabile come minori con familiari, ma in negoziato continueremo a insistere su questo punto”.
TAJANI: “VOGLIAMO ESAMINARE LA PROPOSTA”
Il nostro paese non si è ancora espresso sul meccanismo di crisi. “L’Italia non ha detto no, abbiamo chiesto tempo per esaminarla come lo hanno chiesto tutti – ha detto il ministro degli esteri Antonio Tajani -. Ricordo che la proposta è arrivata questa mattina, non un mese fa. Il tempo è quello normale di una valutazione più approfondita dal punto di vista giuridico, sentendo anche l’opinione degli altri componenti del governo”. “L’incontro di oggi è stato un incontro cordiale e franco in cui abbiamo affrontato in maniera approfondita la questione migrazione sia per quanto riguarda il corridoio mediterraneo, sia quello balcanico, soffermandoci anche sulla situazione nel continente africano – ha continuato il ministro Antonio Tajani nel corso della conferenza stampa congiunta con la collega tedesca Annalena Baerbock a Berlino -. La Germania è un paese amico, c’è una collaborazione tradizionale in Ue, G7, Nato”.
PIANTEDOSI: “MIGRAZIONI PROBLEMA COMUNE, C’È CONVERGENZA EUROPEA”
All’Italia non piacerebbe un passaggio del testo dedicato alle Ong, che proibirebbe di “strumentalizzare” il lavoro delle organizzazioni impegnate nel Mediterraneo, nel mirino dell’esecutivo italiano proprio per l’accusa di intensificare gli sbarchi sulle coste del Paese. “Oggi c’è stata una prima discussione, adesso è in corso un negoziato del Coreper per una rifinitura del testo, però abbiamo registrato una grande convergenza sul presupposto che quello delle migrazioni è un problema europeo, non solo dei Paesi di primo ingresso – ha dichiarato il ministro degli interni italiano Matteo Piantedosi al Tg1 -. Su questa comune condivisione credo che riusciremo a fare un buon lavoro e l’Italia potrà portare a casa un risultato per tutelare i propri interessi”. Il ministro ha sottolineato come abbia ribadito a Bruxelles la necessità di “aumentare i finanziamenti per i progetti di rimpatri volontari assistiti e favorire la reintegrazione economica dei migranti nei loro Paesi di origine”.
LE NAVI ONG E LE TENSIONI SULL’ASSE ROMA-BERLINO
“Sette navi delle Ong impegnate nel Mediterraneo a soccorrere i migranti. E’ stato proprio questo – ricostruisce il Corriere della Sera – mentre era in corso la riunione a Bruxelles, a convincere il governo italiano sulla necessità di fermare la trattativa sul regolamento sulla gestione delle crisi. Perché – viene spiegato sull’asse Palazzo Chigi, Farnesina, Viminale – se fosse passato il testo così come era stato modificato nelle ultime ore, nessuno avrebbe più potuto fermare gli sbarchi e soprattutto <<i tentativi di mettere sotto pressione gli Stati, in particolare >>”.
PER REPUBBLICA SUI MIGRANTI ‘GARA’ INTERNA AL CENTRODESTRA
Scrive oggi Repubblica: “In realtà, dietro il no (per lo meno temporaneo) dell’Italia al Patto sui migranti, c’è una gara interna alla destra. Con Matteo Salvini che incalza ogni giorno sulle politiche dell’immigrazione, spronandola a una linea più dura. Meloni non può permettere che il governo dia il via libera a una norma ieri ribattezzata ‘anti-Crippa’, dal nome del deputato leghista più severo (per usare un eufemismo) nell’attacco alle Ong. La premier correrebbe il rischio di esporre ancora di più il fianco all’irrequieto alleato a caccia di consensi nelle ali più estreme dello schieramento. Meglio prendere tempo”.
IL MINISTRO SPAGNOLO: “COMPROMESSO PRIMA DEL VERTICE DI GRANADA”
Il ministro degli interni spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, presidente di turno del Consiglio dell’Ue sostiene che vi sia una “maggioranza indubitabile” a favore del compromesso relativo alla posizione negoziale degli Stati membri sul regolamento per le crisi migratorie. “Vedendo che c’è una volontà maggioritaria indubitabile su questa materia – ha detto il ministro -, quello che farò è affidarlo al Coreper perché esplori il mandato per poter negoziare con il Parlamento Europeo”. Il Coreper, nei prossimi giorni, esaminerà il testo modificato proposto dalla presidenza spagnola e verificherà se ha il sostegno della maggioranza qualificata degli Stati membri.
Sarebbe stata proprio la posizione attendista dell’Italia a far ritardare la discussione del Coreper dopo che l’Italia ha chiesto tempo per valutare il nuovo compromesso proposto dalla presidenza spagnola per acconsentire alle richieste della Germania, in materia di tutele per i migranti e sull’esclusione dei salvataggi delle Ong dalle situazioni di strumentalizzazione della migrazione. “Io penso che si arrivi ad un accordo prima del vertice di Granada”, ha detto il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska. Il compromesso spagnolo “ha avuto grande sostegno, i Paesi membri lo sosterranno e sono certa che nel giro di pochi giorni avremo un orientamento generale”, ha detto, infine, la commissaria Ue agli interni, Ylva Johnasson, al termine del Consiglio Ue Affari interni.