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Perché gli Usa non hanno posto il veto alla risoluzione Onu su Gaza

Iran Israele

L’Onu vota il cessate il fuoco a Gaza grazie all’astensione degli Usa, ma si incrinano i rapporti con il premier di Israele Netanyahu

C’è chi lo ha definito un passaggio storico. Dopo quasi 6 mesi di guerra a Gaza, dall’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, per la prima volta le Nazioni Unite hanno votato per un cessate il fuoco immediato. A risultare decisivo per il via libera della risoluzione è stata l’astensione degli Usa in Consiglio di sicurezza che, quindi, a differenza di altre volte non ha posto il veto. Da parte degli altri quattro membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Cina, Russia, Uk e Francia) c’è stato voto favorevole.

LA FURIA DI ISRAELE CONTRO GLI USA. ANNULLATA MISSIONE A WASHINGTON

Una decisione che, però, ha avuto un primo problematico contraccolpo: l’ira di Israele, che ha bollato il mancato veto dell’alleato americano come “un passo indietro” dell’amministrazione Biden. La risoluzione, ha attaccato lo Stato ebraico, non cita Hamas e non favorisce la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri nella Striscia.

Per ora – mentre sono aperte le trattative con Hamas a Doha mediate dagli Usa, dal Qatar e dall’Egitto – la mossa americana ha avuto come effetto immediato l’annullamento da parte del premier Benyamin Netanyahu della missione di alti esponenti israeliani che, su richiesta del capo della Casa Bianca, avrebbero dovuto recarsi a Washington per discutere della guerra e dell’annunciata operazione militare a Rafah.

L’ambasciatore all’Onu Gilad Erdan ha ammonito che “non subordinare il cessate il fuoco al rilascio degli ostaggi danneggia gli sforzi per liberarli. Tutti avrebbero dovuto votare contro questa vergognosa risoluzione” che “non condanna l’attacco di Hamas del 7 ottobre”.

HAMAS ESULTA: “PRONTI ALLO SCAMBIO DI PRIGIONIERI”

Al contrario, Hamas ha esultato per il voto dell’Onu e si è detta disponibile “ad impegnarsi in un immediato processo di scambio di prigionieri che porti al rilascio dei detenuti di entrambe le parti”.

COSA RECITA IL DOCUMENTO DEL CDS ONU

Nel documento approvato dal Consiglio di Sicurezza con 14 voti a favore e, appunto, l’astensione Usa si chiede un “cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell’accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie”.

L’APPREZZAMENTO DELL’ITALIA E DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

Un testo che ha ricevuto il plauso della comunità internazionale, Italia compresa. “Certamente rappresenta un primo positivo passo in avanti”, ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, mentre il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha sottolineato che “la risoluzione deve essere attuata” perché “ora un fallimento sarebbe imperdonabile”. La Francia è andata oltre, chiedendo un cessate il fuoco “permanente” al termine del Ramadan, il 9 aprile.

LA POSIZIONE DEGLI USA E I RAPPORTI FREDDI CON ISRAELE

Gli Stati Uniti hanno ribattuto punto su punto alle accuse israeliane. Dopo aver chiesto al Palazzo di Vetro l’immediata liberazione degli ostaggi, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby ha spiegato che “l’astensione non cambia la nostra politica”. Washington, ha insistito, “ha sempre chiesto che il cessate il fuoco fosse legato alla liberazione” degli ostaggi. “Non abbiamo messo il veto – ha aggiunto – perché a differenza di precedenti risoluzioni questa lega il rilascio degli ostaggi a un cessate il fuoco temporaneo”. Quindi ha sottolineato come gli Usa siano “molto delusi” dal fatto che Israele abbia deciso di non inviare più la sua delegazione a Washington. Ora si tratta di vedere quanto la risoluzione riesca ad impegnare le parti e quali riflessi avrà sulla possibile operazione a Rafah, che gli Usa e la comunità internazionale giudicano un errore.

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