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Perché l’embargo Ue al petrolio russo è solo parziale

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L’Ue traballa ma tiene: trovato un accordo sull’embargo al petrolio russo, ma le spaccature tra i 27 sono evidenti e la deroga concessa all’Ungheria è sicuramente fonte di imbarazzo

«Questa decisione andrà a colpire una enorme fonte di finanziamento della macchina da guerra russa», scrive su Twitter il presidente del Consiglio europeo Charles Michel alla fine di una discussione tra i capi di Stato e di governo dell’Unione europea durata otto ore. Alla fine, l’accordo sull’embargo sul petrolio russo, annunciato con forse troppo entusiasmo dalla numero 1 della Commissione europea Ursula Von der Leyen più di un mese fa (la stessa che dava l’Ucraina a un passo dall’ingresso nella Ue prima di essere gelata dalla Francia), viene trovato, sebbene tra i Ventisette ci sia persino chi non vuole che si usi la parola “embargo”. «La Russia sta scegliendo di continuare la sua guerra in Ucraina. Come europei, uniti e solidali con il popolo ucraino, questa sera abbiamo adottato nuove sanzioni», scrive sempre via Twitter il presidente francese Emmanuel Macron, alla presidenza del Consiglio della UE, sottolineando una inedita compattezza che, se si esclude la scelta di Viktor Orban, ha comunque una portata storica.

L’UE COSTRETTA A UN EMBARGO SUL PETROLIO “SU MISURA”

L’intesa prevede un embargo per il petrolio via mare fin dalla fine dell’anno. Una deroga è prevista «per il greggio via oleodotto» che rifornisce alcuni paesi dell’Europa centro-orientale. L’eccezione riguarda l’oleodotto Druzhbaè ed è stata prevista per superare le resistenze dell’Ungheria, che altrimenti avrebbe continuato a bloccare tutto, spuntando il sesto pacchetto di sanzioni dell’Ue. Anche la Germania e la Polonia vengono servite dal medesimo oleodotto, ma per Varsavia è da considerare “già chiuso” mentre Berlino si è impegnata a non farne più uso dalla fine dell’anno.

 

Secondo la Commissione europea e il Consiglio europeo, l’embargo Ue, così disegnato, non sarà totale ma comunque molto significativo, riuscendo a interrompere il 90% delle importazioni di petrolio russo. L’estensione dell’embargo alle forniture via oleodotto verrà discussa «appena possibile».  Non è nemmeno chiaro cosa sia stato promesso a Budapest per farle cambiare idea: è noto che la trattativa vertesse su aiuti da 800 milioni di euro e sullo sblocco immediato dei fondi del Recovery, congelati per alcuni ritardi ungheresi e per spingere Orban ad atteggiamenti più democratici.

Il sesto pacchetto di sanzioni contro il Cremlino prevede anche l’esclusione di Sberbank dal servizio di messaggistica finanziaria Swift e un nuovo elenco di personalità russe che non potranno più entrare nei confini comunitari. I capi di Stato e di governo dell’Unione europea torneranno a riunirsi tra poche ore per discutere in merito alla grave crisi alimentare provocata dall’invasione russa dell’Ucraina e dal blocco delle portacontainer nei porti.

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