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Perché Netanyahu dice no alla tregua con Hamas

Israele

La proposta di pace di Hamas considerata irricevibile da Netanyahu. Continuano le ostilità ma aumentano le voci contrarie al premier israeliano 

Nessuna tregua, Israele andrà avanti fino alla totale distruzione di Hamas. È questa la risposta che è arrivata dal premier israeliano Benyamin Netanyahu alla proposta di tregua emersa dalla trattativa mediata da Usa, Qatar ed Egitto a Parigi. L’esercito israeliano ha avuto l’ordine di dirigersi a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, al confine con l’Egitto, dove ci sono rifugiati centinaia di migliaia di sfollati palestinesi.

COSA PREVEDEVA IL PIANO DI PACE DI HAMAS

135 giorni per fare la pace: era questo il piano che Hamas aveva proposto a Israele per fermare la distruzione di Gaza e tornare alla condizione di pace armata precedente al 7 ottobre 2023. Il piano doveva articolarsi in tre fasi di 45 giorni ciascuna e prevedeva un graduale rilascio degli oltre 140 ostaggi israeliani e quello dei numerosi detenuti palestinesi, quasi 1.500. La prima fase prevedeva il rilascio di donne, anziani, malati e giovani sotto i 19 anni in cambio di donne e minori palestinesi detenuti. La seconda fase prima lo scambio tra ostaggi e detenuti uomini e poi il ritiro dei soldati israeliani da Gaza. La terza, penosa, fase riguardava la restituzione dei corpi. Oltre a questo Hamas chiedeva anche aiuti economici per far fronte alla ricostruzione della Striscia di Gaza.

LA PROPOSTA DI HAMAS IRRICEVIBILE PER ISRAELE

La proposta, che per Israele è risultata irricevibile, chiedeva anche di vietare l’accesso agli ebrei a quello spazio che per i musulmani è la Spianata delle Moschee a Gerusalemme, e per gli ebrei è il Monte del Tempio. Ma niente da fare, in Palestina non è ancora tempo di pace, e a quattro mesi dallo scoppio delle ostilità Israele, l’esercito di Netanyahu assedia Khan Yunis dove ha dichiarato di aver scoperto un tunnel lungo un chilometro nel quale sono stati tenuti almeno 12 ostaggi israeliani. Il prossimo, pericoloso, passo è l’attacco via terra di Rafah.

LE PREOCCUPAZIONI DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Cresce, con il protrarsi del conflitto, la preoccupazione della comunità internazionale. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken nel faccia a faccia con Netanyahu ha chiesto di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco. “Ho detto a Blinken che Israele è ad un passo dalla vittoria totale – ha detto Netanyahu -. I soldati dell’esercito israeliano hanno eliminato 18 dei 20 battaglioni di Hamas. Solo la vittoria totale garantirà la sicurezza di Israele. Il giorno dopo, sarà il giorno dopo Hamas. Ci sarà la smilitarizzazione della Striscia e il controllo civile non sarà di certo affidato a chi istiga”.  L’Onu, con il segretario Antonio Guterres, ha lanciato l’allarme per le divisioni che stanno attraversando il Consiglio di Sicurezza e che lo rendono incapace di agire nell’ambito del conflitto mediorientale. “Non è la prima volta che il Consiglio è diviso – ha detto Guterres presentando all’Assemblea generale le sue priorità per il 2024 -. Ma è la cosa peggiore, l’attuale disfunzione è più profonda e pericolosa”.

UNA NUOVA PROPOSTA DI TREGUA DA PARTE DI HAMAS

Non tutto, però, è perduto. Israele avrebbe chiesto ai mediatori di Qatar ed Egitto “di fare pressione su Hamas affinché presenti una nuova proposta” con contenuti più accettabili per Israele, e che non preveda il divieto di accesso alla Spianata delle Moschee (da decenni vige un accordo per il quale gli ebrei e gli altri non musulmani possono visitare il Monte del Tempio in determinati orari ma non possono pregare). Del resto, solo un paio di settimane fa Hamas aveva respinto la proposta israeliana di un cessate il fuoco di due mesi, che prevedeva la liberazione di ostaggi israeliani in cambio del rilascio di detenuti palestinesi nelle prigioni da Israele. Hamas avrebbe respinto l’ipotesi di trattare il rilascio senza prima un ritiro completo e immediato di Israele dalla Striscia.

L’OPINIONE PUBBLICA ISRAELIANA CONTRO NETANYAHU

Intanto, l’opinione pubblica israeliana è sempre più critica con questa guerra. Se da un lato le famiglie degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas chiedono al Premier di riportare a casa i loro cari, dall’altro anche tra gli intellettuali israeliani c’è chi reputa inaccettabile la tragedia a cui è sottoposta la popolazione palestinese. “Ci sono centinaia di nomi di bambini di uno e due anni; bambini di tre o quattro anni; bambini che avevano cinque, sei, sette o otto anni, fino ai giovani che morirono di 17 anni – scrive Gideon Levy su Haaretz -. Migliaia di nomi, uno dopo l’altro, degli 11.500 bambini uccisi dalle forze di difesa israeliane a Gaza negli ultimi quattro mesi. L’elenco scorre come i titoli di coda di un lungo film, con una melodia lugubre in sottofondo. La rete Al-Jazeera ha pubblicato nel fine settimana l’elenco dei nomi della metà degli 11.500 uccisi, secondo il ministero della Sanità di Hamas. Un bambino ucciso ogni 15 minuti, uno su 100 bambini a Gaza”.

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