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Promossi e bocciati in Ue, le pagelle (con sorprese) della Commissione sui conti
L’Italia promossa, ok dalla Commissione europea al piano di rientro in 7 anni. I falchi d’Europa in crisi, bocciate Germania e Paesi Bassi
ITALIA A TESTA ALTA DAL GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE UE
L’Italia esce a testa alta dal giudizio della Commissione europea. Il piano pluriennale di rientro esteso a sette anni e la bozza della manovra per il 2025 ottengono la piena approvazione di Bruxelles. La Commissione giudica il percorso fiscale delineato da Roma “credibile” e “in linea con le raccomandazioni”, aderendo ai limiti di spesa richiesti dal nuovo Patto di stabilità.
Un risultato significativo, considerando che nel 2023 il Documento programmatico di bilancio (Dpb) italiano era stato giudicato “non pienamente in linea” con le raccomandazioni Ue. “Questo è il frutto di una politica economica seria,” ha dichiarato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, mentre il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ha sottolineato che il consolidamento dei conti non avviene a scapito degli investimenti. Infatti, la spesa pubblica per investimenti è destinata a salire dal 3,5% al 3,8% del Pil nel 2025, garantendo un equilibrio tra rigore fiscale e crescita economica.
GERMANIA, IL CROLLO DI UN MODELLO
La Germania, storicamente baluardo del rigore fiscale, si trova in difficoltà con una bocciatura che segna una crisi politica ed economica. Il piano di bilancio tedesco non soddisfa i requisiti del nuovo Patto di stabilità, mostrando un rapporto deficit/Pil e un debito pubblico al di sopra dei limiti fissati dall’Ue.
Il contesto politico complica ulteriormente la situazione. La recente caduta della coalizione “semaforo” e la cacciata del ministro delle Finanze, Christian Lindner, hanno evidenziato profonde divisioni interne. Persino Angela Merkel, durante la presentazione della sua autobiografia, ha accennato alla possibilità di rivedere il rigido “freno al debito” che lei stessa aveva introdotto nella costituzione tedesca.
TRA I ‘FALCHI’ BOCCIATURA SENZA APPELLO PER I PAESI BASSI
Tra i “falchi” del Nord, i Paesi Bassi subiscono il colpo più duro: la loro manovra pluriennale è stata bocciata senza attenuanti. La spesa netta del governo olandese supera i tetti consentiti sia a livello annuale che cumulativo, portando Bruxelles a esprimere un giudizio severo.
La svolta politica recente, con l’avvento del governo ultranazionalista di Geert Wilders, potrebbe aver influito su queste dinamiche. Dopo anni di leadership sotto Mark Rutte, l’Olanda sembra aver perso il controllo di quelle regole fiscali che l’avevano resa una delle economie più virtuose d’Europa.
AUSTRIA, FINLANDIA ED ESTONIA: ALTRE SORPRESE NEGATIVE
Anche altri Paesi frugali si trovano in difficoltà.
•Austria: pur evitando una procedura per disavanzo eccessivo, si trova con un deficit proiettato oltre il 3% del Pil non solo per il 2024, ma anche per il 2025 e 2026. Le promesse di correzioni da parte del governo non sono bastate a convincere Bruxelles.
•Finlandia: già sotto pressione a causa di una recessione tecnica, il suo Dpb non è riuscito a soddisfare i requisiti di spesa.
•Estonia: un tempo modello per l’austerità, si trova ora in difficoltà a causa di uno squilibrio tra investimenti e consolidamento fiscale.
UN’EUROPA AL CONTRARIO
La crisi dei “falchi” del Nord ribalta le dinamiche tradizionali dell’Eurozona. Paesi come Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Austria ed Estonia, che per anni hanno predicato rigore fiscale e si sono opposti a un maggiore debito comune, si trovano ora dalla parte degli imputati. Il loro fallimento nel rispettare le regole rigide del nuovo Patto di stabilità rappresenta un paradosso: queste norme, sostenute proprio dai Paesi nordici, si sono rivelate un boomerang.
“Ci sono alcune regole rigide, ma non sono io che le ho volute,” ha dichiarato Paolo Gentiloni, con un’allusione ai limiti imposti da Berlino e L’Aja durante la riforma del Patto. Oggi, quei paletti stringenti si trasformano in un autogol per i loro promotori.