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Qatargate: Panzeri confessa. A un mese e più dallo scandalo cosa sappiamo?

Qatargate

Il Parlamento europeo prova a correre ai ripari dopo il Qatargate: regole stringenti per riconquistare la fiducia dei cittadini europei 

A più di un mese dall’esplosione del “Qatargate“, lo scandalo che ha travolto il Parlamento Europeo gli investigatori belgi lavorano alla ricostruzione della rete di contatti, connivenze e complicità che avrebbe permesso a Qatar e Marocco di influenzare le decisioni politiche del parlamento europeo. Intanto l’ex eurodeputato Antonio Panzeri ha scelto la strada del pentimento e ha firmato ha firmato con il procuratore federale belga un memorandum che prevede “la reclusione, una multa e la confisca di tutti i beni finora acquisiti”. I suoi beni sono stimati in circa un milione di euro.

LE ACCUSE DEL QATARGATE

A far tremare l’Europarlamento l’accusa che un gruppo di politici, dirigenti e funzionari europei sia sul libro paga del Qatar. L’obiettivo delle azioni corruttive (regali di grande valore e ingenti somme di denaro) era di ammorbidire le posizioni dell’Ue e indurre decisioni favorevoli da parte degli europarlamentari nei confronti della monarchia qatariota. Le accuse formali nei confronti degli indagati sono di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio di denaro. Le perquisizioni di 19, tra uffici e abitazioni, hanno portato al rinvenimento di “sacchi di banconote” nelle case di Eva Kaili e di Panzeri. L’operazione della polizia belga ha portato al sequestro di più di un milione di euro in contanti.

LE INDAGINI DEI SERVIZI: CI SONO ANCHE AISE E AISI

Le indagini sarebbero partite più di un anno fa su iniziativa dei servizi segreti del Belgio. Tra i servizi europei che hanno collaborato alla fase di intelligence ci sono, per i rispettivi ambiti di competenza, anche le due Agenzie italiane (Aise ed Aisi).

CHI SONO GLI ARRESTATI NEL QATARGATE

Agli arresti sono finiti l’ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri, sua moglie Maria Dolores Colleoni e sua figlia Silvia Panzeri, l’ex vice presidente del parlamento Eva Kaili e il suo compagno Francesco Giorgi (ex assistente di Panzeri), e Niccolò Figà Talamanca, ex segretario della Ong No Peace without Justice.

I DIFFICILI RAPPORTI DI EVA KAILI CON IL SUO PARTITO

Originaria di Salonicco, Eva Kaili ha un passato da giornalista, volto di punta di Mega Channel, popolare canale della tv greca, dove ha lavorato come presentatrice. In Grecia ha svolto anche attività di consulenza per un gruppo di media e per l’Associazione dell’industria farmaceutica. È entrata nel Parlamento europeo nel 2014 e prima, nel 2007 è stata la più giovani deputati del Pasok, il Movimento socialista panellenico. Dallo scorso gennaio 2022 è stata eletta vicepresidente del Parlamento europeo. Le relazioni con il suo partito non andavano bene da tempo. Il segretario del Pasok Nikos Androulakis ha estromesso Kaili dal partito, per via di alcune sue affermazioni a seguito di uno scandalo su presunte intercettazioni di cui sarebbe stato vittima lo stesso Androulakis.

ANTONIO PANZERI, EX EUROPARLAMENTARE E LOBBISTA

Antonio Panzeri, è stato europarlamentare dal 2004 al 2019, prima con l’Ulivo, poi con il PD e dal 2017 ha aderito ad Articolo 1, soggetto politico di cui è stato responsabile delle Politiche europee e internazionali. Dal 2019 Panzeri è stato presidente dell’associazione Fight Impunity, una Ong la cui mission, secondo quanto scritto sul suo sito, è “promuovere la lotta contro l’impunità per gravi violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità avendo il principio di responsabilità come pilastro centrale dell’architettura della giustizia internazionale”. L’Ong sarebbe stata utilizzata proprio come ombrello per nascondere e agevolare lo scambio di influenze.

PANZERI COLLABORA: “CONSEGNAVO SOLDI A TARABELLA IN SACCHI DI CARTA”

Dopo la decisione di collaborare con la i giudici belgi la Procura federale ha fatto trapelare alcune delle dichiarazioni rilasciate da Panzeri nel corso dell’interrogatorio dello scorso 10 dicembre. “L’iniziativa portava avanti in Parlamento era un’iniziativa di lobbying e ovviamente cercavamo dei parlamentari che fossero disponibili ad appoggiare certe posizioni in favore del Qatar ha detto Panzeri chiamando in causa anche Giorgi -. In questo quadro alcuni parlamentari hanno appoggiato tali posizioni per semplice convinzione e io e Giorgi, a volte io da solo, qualche volta Giorgi, li abbiamo invitati ad una riflessione su queste posizioni”. Secondo quanto detto da Antonio Panzeri il deputato Marc Tarabella sarebbe stato “ricompensato più volte per un importo totale, a memoria, di 120-140mila euro”. In queste attività talvolta era “accompagnato da Giorgi Francesco. Consegnavo il denaro a Tarabella in luoghi diversi. Il denaro si trovava in sacchi di carta”. Il tutto sarebbe iniziato due anni fa. La prossima udienza per il riesame della custodia cautelare di Panzeri dovrebbe tenersi entro febbraio. 

LA RICHIESTA DI ESTRADIZIONE PER SILVIA PANZERI E MARIA DOLORES COLLEONI

La Corte d’appello di Brescia ha dato il via libera all’estradizione in Belgio dell’avvocato Silvia Panzeri, figlia dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri, tra le persone finite in prigione per il Qatargate. La stessa sorte è capitata alla madre, Maria Dolores Colleoni. Lo scorso dicembre la magistratura belga aveva emesso un mandato di arresto europeo nei confronti delle due donne. Per la moglie e la figlia dell’ex politico Pd, che ha poi preso la tessera di Articolo 1, l’accusa è di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Le donne sono ai domiciliari, ora per entrambe l’ultima parola spetta alla Cassazione.

LE ACCUSE A NICCOLÒ FIGÀ TALAMANCA

Si dichiara innocente l’ex segretario dell’Ong «No Peace Without Justice» (Npwj), Niccolò Figà Talamanca rinchiuso nella prigione di Saint-Gilles. “Sono stato colto completamente di sorpresa dall’arresto. Non avevo idea di cosa stesse succedendo, quali fossero le accuse o cosa stessero cercando nella perquisizione a casa mia – ha detto nel corso di un’intervista al La Stampa -. Sono convinto che la mia completa estraneità alle accuse sarà dimostrata”. La ONG radicale, voluta da Marco Pannella e ispirata da sempre da Emma Bonino, che avviò le proprie iniziative promuovendo l’istituzione di un tribunale internazionale ad hoc per i crimini commessi nella guerra della ex Jugoslavia, non è coinvolta dalle indagini. Figà-Talamanca ha provato a chiarire i sui rapporti con la Ong Fight Impunity, l’ong di Antonio Panzeri per la quale, come racconta attraverso la sua legale, non avrebbe avuto “alcun ruolo nella sua creazione o gestione”, e che avrebbe solo “offerto l’uso dell’ufficio di Npwj come sede legale”. Non la pensano così gli inquirenti, secondo i quali l’Ong sarebbe stata utilizzata per “far girare i soldi”, come avrebbe detto l’ex assistente parlamentare Francesco Giorgi in un interrogatorio. Npwj avrebbe effettuato versamenti sul conto di Silvia Panzeri, la figlia dell’ex eurodeputato, anche lei agli arresti e prossima all’estradizione. Secondo la famiglia di Figà-Talamanca l’indagine sarebbe una vendetta dei Servizi degli Emirati Arabi, uno dei Paesi nel mirino della sua attività.

COZZOLINO E TARABELLA ACCUSATI DAGLI ARRESTATI NELL’AMBITO DEL QATARGATE

Secondo le deposizioni di Francesco Giorgi e Antonio Panzeri una figura centrale della rete che gestiva le influenze è l’eurodeputato del PD Andrea Cozzolino, che poteva vantare solidi rapporti con rappresentanti del Marocco, visto il ruolo di presidente della delegazione per il Magreb. Il nome di Cozzolino, per cui Giorgi lavorava, è stato fatto anche da Eva Kaili che ha detto, a proposito del denaro trovato a casa sua, che il suo compagno Giorgi è “possibile custodisse qualcosa anche per il suo capo, Andrea Cozzolino”. Anche Panzeri ha provato a scaricare responsabilità su Cozzolino. “Non ho prove ma voi dovreste controllare il presidente della delegazione del Maghreb – ha detto Panzeri -, Cozzolino. È il parlamentare di cui Giorgi è l’assistente. Tra l’altro è responsabile di chiedere risoluzioni d’urgenza ma questo non passa da noi, quindi non conosco bene, ma so che è successo”. La magistratura belga ha aggiunto al dossier Qatargate anche il nome di Marc Tarabella, eurodeputato belga con origini italiane iscritto ad Articolo 1.

IL PD HA SOSPESO COZZOLINO

Il Pd ha sospeso “cautelativamente” l’europarlamentare Andrea Cozzolino. Il segretario del Pd Enrico Letta, dopo la diffusione di notizie che riguardano esponenti dem di stanza a Bruxelles, ha riunito l’organo di controllo del partito, la commissione di garanzia, per fare chiarezza all’interno del partito. “Il Pd pretende onore, disciplina e rettitudine nei comportamenti da parte chi lo rappresenta”, ha detto Enrico Letta.

LA PROCEDURA DI REVOCA DELL’IMMUNITÀ PARLAMENTARE PER TARABELLA E COZZOLINO

Il giudice istruttore Michel Claise ha chiesto alla presidente dell’eurocamera, Roberta Metsola, la revoca dell’immunità parlamentare per poter procedere con le indagini nei confronti di Cozzolino e Tarabella. Quest’ultimo ha subito una perquisizione nella propria dimora già l’11 dicembre, sotto gli occhi della presidente Metsola, la cui presenza era necessaria per aggirare lo scoglio dell’immunità parlamentare. La Presidente dell’Europarlamento, aprendo i lavori della Plenaria lo scorso 16 gennaio, ha annunciato l’inizio della procedura di revoca dell’immunità dei due eurodeputati. La presidenza dell’Eurocamera vorrebbe concludere la procedura entro la Plenaria di febbraio. L’Eurocamera è sempre stata una istituzione aperta– ha detto la presidente dell’Europarlamento Roberta -, e il principio di apertura genera fiducia, qualsiasi tipo di abuso degli strumenti creati per questo scopo deve essere affrontato in maniera incisiva. Il Qatargate ha portato alla necessità di ripristinare la fiducia dei cittadini europei, e noi daremo una risposta”.

LA REAZIONE DI BRUXELLES AL QATARGATE: UN DOCUMENTO CON 14 OBIETTIVI PER RICONQUISTARE LA FIDUCIA DEI CITTADINI

Il quatargate ha sferrato un duro colpo alla credibilità del Parlamento Europeo che prova a correre ai ripari. Roberta Metsola, la presidente del Parlamento europeo, ha presentato un documento di proposte con 14 obiettivi per “rafforzare l’integrità, l’indipendenza e l’assunzione di responsabilità” dell’istituzione e degli eurodeputati, a seguito dello scandalo “Qatargate”. La prima delle proposte accoglie una richiesta della Ong anticorruzione “Transparency International” e prevede l’introduzione di un “cooling off period”, un periodo nel quale gli eurodeputati, dopo la fine del loro mandato, non possono svolgere attività di rappresentanza di interessi nei rapporti con le istituzioni Ue. La durata è variabile, da 5 a 24 mesi, e cambia in base al periodo in cui l’ex eurodeputato continua a ricevere una indennità transitoria dopo la fine del suo mandato. Gli altri 13 obiettivi hanno a che fare con l’accountability dei deputati, la possibilità dei cittadini di controllare attraverso “maggiori e più chiare informazioni” l’attività dei deputati, saranno introdotti controlli più severi sui rappresentanti di interessi, lobbisti e Ong, tutti gli eurodeputati, i loro assistenti, e il personale dei gruppi politici e dell’Istituzione, dovrà pubblicare le riunioni con gli interlocutori esterni. Inoltre saranno vietati i “gruppi di amicizia” degli eurodeputati con paesi terzi.

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