Il piano ReArm scatena la guerra tra gli esponenti del partito democratico, che si dividono tra chi è con la segretaria Elly Schlein e chi è con l’ex commissario Paolo Gentiloni, e tra i socialisti europei. Sul fronte della maggioranza si assiste a un non inedito asse giallo – verde contro il piano ReArm di Ursula Von der Leyen
Il piano di Ursula von der Leyen, per il quale è stato trovato l’infelice ma sincero acronimo ReArm, ha avuto la capacità di spaccare, in maniera democratica, maggioranza e opposizione. Se dalle parti della maggioranza i “contestatori” sono deputati ed eurodeputati della Lega, l’opposizione presenta più divisioni, interne al fronte di minoranza e allo stesso Pd.
FDI E FI DALLA PARTE DEL PIANO REARM (A CUI FORSE VA CAMBIATO NOME)
“Con il nuovo piano per la difesa Ue esposto da Ursula von der Leyen, finalmente l’Unione Europea si risveglia dal sogno bucolico di poter essere una sorta di superpotenza erbivora in un mondo di carnivori – plaude l’europarlamentare di FdI e co-presidente dei Conservatori, Nicola Procaccini -. Giusto aumentare gli investimenti in difesa e sicurezza, che è il diritto che consente l’esercizio degli altri diritti, nella speranza naturalmente di non dover mai utilizzare gli strumenti della difesa militare”.
Prova a smorzare i toni il ministro degli esteri Antonio Tajani che, anche in questo frangente, prova a vestire i panni del conciliatore. “Lo chiamerei Piano per la sicurezza europea. Era il sogno di De Gasperi e Berlusconi – ricorda Tajani – il quadro di von der Leyen va bene, poi vedremo l’applicazione pratica. La Difesa comune europea non è una scelta alternativa alla Nato e l’obiettivo rimane rafforzare l’alleanza transatlantica con un pilastro europeo e uno americano come garanzia di pace, stabilità e sicurezza per tutti i Paesi europei e altri, compresa l’Ucraina, candidati a far parte della nostra Unione”.
ASSE GIALLO – VERDE CONTRO IL PIANO REARM DI URSULA VON DER LEYEN
“Credo che nessuno si aspettasse 800 miliardi di investimenti militari – ha detto il leader del Carroccio Matteo Salvini -.. Fino all’altro giorno non si poteva investire un euro in più per la sanità e per le pensioni, ora invece si può fare senza indebitarsi? Una scelta sbagliata a partire dal nome…”. A ruota il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo che, interpellato al Senato ha spostato il focus dell’attenzione su questioni di carattere commerciale. “In un momento in cui c’è il confronto sul tema dei dazi penso sia piu’ utile guardare ai settori produttivi”, sottolinea l’esponente del partito di via Bellerio.
Com’era prevedibile sul fronte del no si pone il M5S. “Le notizie che arrivano dall’Unione europea sono drammatiche per il futuro della nostra economia – scrive in una nota Ketty Damante, senatrice M5s in commissione Bilancio -. Dopo aver annunciato il piano ReArm Europe con un budget di 800 miliardi di euro – aggiunge – la Ue fa sapere che potrebbero essere utilizzati fondi delle Politiche di coesione. Non è questa la strada e il Movimento lo dice fin da tempi non sospetti”. Il rischio, secondo la senatrice pentastellata, è che distrarre “risorse del Pnrr o delle Psc, finanziamenti destinati al riequilibrio dei divari territoriali, infrastrutturali e sociali” provochi “danni per gli interessi italiani. In tutto questo il governo Meloni si finge morto come gli opossum mentre il paese va a picco”.
LE PAROLE DI GIORGETTI CHE FANNO RUMORE
A fare rumore è soprattutto la posizione, insolita e inaspettata, del ministro dell’Economia e altro big della Lega. Parole rilanciate con grande enfasi anche sulle prime pagine dei quotidiani. Sul riarmo europeo, a parte gli aiuti all’Ucraina che non sono in discussione, per Giancarlo Giorgetti, “altra cosa è la difesa e sicurezza europea che implica un programma ragionato meditato di investimenti in infrastrutture militari che abbiano un senso, e non fatto in fretta e furia senza una logica. Ricordo che per comprare un drone o un missile supersonico, non si va al supermercato, ci vogliono investimenti pluriennali”.
“In questo momento bisogna mantenere sangue freddo e ragionare – ha aggiunto il ministro del Carroccio – prendere i nostri impegni ma non entrare nella sindrome che in altri momenti ci hanno portato a comprare montagne di vaccini a prezzi incredibili, per poi buttarne una parte, o la stessa cosa con il gas. Questi errori clamorosi fatti da caos e confusione, dobbiamo evitarli”. E ha sottolineato la necessità di “investimenti seri, importanti e consapevoli” e che sebbene l’Europa voglia “avere un ruolo, io credo che senza gli Usa diventa molto, ma molto complicato immaginare una forma di soluzione”.
REARM: SCHLEIN E I SOCIALISTI “NON CI STANNO”
Meno scontato è il dibattito che si sta aprendo all’interno del Partito democratico dove la linea della segretaria Schlein è di bocciatura su tutta la linea. “Noi non ci stiamo”, dice la segretaria particolarmente irritata dalla possibilità di dirottare i fondi di Coesione sulle spese per la difesa e dalla deroga al patto di Stabilità da parte dei singoli Stati. “È il momento delle scelte e della chiarezza. Abbiamo bisogno di una risposta all’altezza della sfida globale – strategica, economica, politica – al ruolo dell’Europa nel mondo. E questa risposta non è quella presentata oggi”, rimarca Schlei che oggi a Bruxelles incontrerà la delegazione dei Socialisti e Democratici europei nel pre-vertice che precede il Consiglio europeo straordinario.
“Un errore, da parte della Commissione Europea, autorizzare maggiori spese per la difesa dei singoli Stati membri, in deroga al patto di stabilità, fuori da una comune regia – dice l’eurodeputato Giorgio Gori -. Ciò finirebbe per approfondire la frammentazione, senza apprezzabili benefici per la sicurezza comune. La deroga dal patto dovrebbe invece essere autorizzata solo per gli investimenti comuni: così si porrebbero le condizioni per l’avvio di un vero sistema di difesa europeo”.
Il Piano di Von der Leyen ha bisogno dell’assenso del Pd che, in seno ai socialisti, è la delegazione più numerosa. Secondo Andrea Orlando, il piano Rearm Europe va modificato ”perché non risponde alla necessità di avere una difesa comune europea e perché rischia di essere una risposta solo militare al tema politico del protagonismo dell’Unione. In sintesi: nelle relazioni internazionali l’Unione europea non c’è, e col piano di Von der Leyen continua a non esserci. Manca la politica”.
Anche l’area riformista dem, con il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, pur ravvisando la necessità, ineludibile della crescita della Difesa, chiede modifiche al piano. “Ora bisogna mettersi al lavoro, innanzitutto all’interno del Pse, per confermare in maniera convinta il nostro impegno per maggiori investimenti e capacità militari europee provando a dare un indirizzo più coerente agli strumenti per farlo”, afferma.
KATA TÜTTO: ERRORE DISTOGLIERE I FONDI DALLA COESIONE E INVESTIRLI IN REARM
Il no alla redistribuzione dei fondi di coesione arriva anche dalla presidente del Comitato europeo delle regioni (Cor), Kata Tütto. “Diistogliere i fondi dalla coesione sarebbe un errore catastrofico – dice la presidente a Eunews -. L’indebolimento della coesione indebolisce la capacità dell’Europa di mantenere le sue regioni forti e resilienti di fronte alla crescente instabilità. Il dibattito non dovrebbe vertere sulla ridistribuzione dei fondi esistenti, ma sulla garanzia di nuove risorse per salvaguardare la sicurezza dell’Europa in tutte le sue dimensioni”, continua la presidente del Comitato europeo delle regioni. Insomma, l’elemento del piano per il riarmo dell’Europa che tocca da vicino regioni e territori non solo non convince, ma preoccupa. In gioco c’è il futuro delle regioni, la loro crescita, il benessere dei cittadini che ci vivono”.
DA GENTILONI A PICIERNO: I DEMOCRATICI DALLA PARTE DI VON DER LEYEN
Ma all’interno del Pd non c’è unanimità. Da una parte c’è la linea della segretaria dall’altra c’è quella, per esempio, di Paolo Gentiloni, ex commissario agli Affari economici europei che reputa, quella tracciata da Von der Leyen, “la strada giusta” e parla di “miglioramenti” possibili come le clausole di esclusione dalle regole di bilancio europee, su questo, dice Gentiloni “è giusto che l’Italia chieda che questa esclusione sia più possibile coordinata. Sarebbe utile che la clausola di esclusione fosse per tutti i paesi, perché se è una clausola solo nazionale potrebbe accendere riflettori sulla finanza pubblica dei paesi che la richiedono. Questa seconda proposta si può migliorare. Però, ripeto, un conto è dire che va migliorata e un conto è dire, magari perché c’è un titolo infelice, che l’Europa è bellicista e guerrafondaia”.
Intanto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, ha lanciato un appello via social per un’Europa ‘Libera e forte’ in 5 punti, difesa comune compresa, già firmato da diversi importanti esponenti del partito socialista europeo, a partire dal francese Rapahael Glucksmann. “Sono convinta che la difesa della democrazia libera ridefinirà il campo della politica – ha detto Picierno in un’intervista al Foglio -. Gli schemi del passato sono destinati a essere superati. Già rivediamo una corrispondenza di amorosi sensi tra Salvini che vuole andare a Mosca a brindare e Conte che probabilmente andrebbe volentieri con lui. Ma nei prossimi mesi sarà ancora più chiaro che il campo della politica sarà definito da chi si schiera in difesa delle istituzioni europee e delle democrazie liberali e chi invece si schiera con questo asse tra Trump e Putin”.