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Russia | Da Masha e Orso a Peppa Pig, passando per un falso McDonald’s. È guerra di marchi

Peppa Pig

Un tribunale russo autorizza il plagio di un cartone britannico amato dai bambini, Peppa Pig e subito dopo spunta un fast food che copia il logo della catena statunitense che ha appena abbandonato la Russia: Zio Vanja. Gli strascichi più assurdi del conflitto tra Mosca e Kiev

Nella guerra tra Russia e Occidente, fatta di sanzioni e controsanzioni, finiscono pure cartoni animati e tavole calde. Il primo della lista è senz’altro Peppa Pig, spettacolo di animazione per bambini piccolissimi. I produttori del cartone, Entertainment One, avevano intentato da tempo una causa contro un imprenditorie russo colpevole, a loro dire, di aver plagiato il marchio mettendo assieme un rivale russo che è di fatto una palese violazione del copyright del prodotto britannico. La sentenza, arrivata mentre la Russia aveva già invaso l’Ucraina e l’Occidente sferzato Mosca con i primi pacchetti sanzionatori, ha però dato ragione alla Peppa Pig moscovita e, secondo quanto riportano i media britannici, nel dispositivo il giudice nel dispositivo avrebbe perfino fatto riferimento alle “azioni ostili degli Stati Uniti e di altri paesi stranieri”.

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Insomma, la Giustizia di Mosca riconosce che la violazione di copyright c’è, ma si chiude un occhio perché, sul fronte internazionale, l’Occidente è in guerra con la Russia. Che Mosca possa avere la sua Peppa Pig nazionalista e magari filo-Putin potrebbe fare sorridere, ma in realtà la decisione del tribunale russo inquieta migliaia di imprenditori occidentali che potrebbero trovarsi nella medesima situazione della multinazionale di intrattenimento canadese che ha visto i propri diritti su Peppa Pig cedere di fronte a una sentenza evidentemente politicizzata.

Non è un caso se, a stretto giro da quella decisione, sia arrivata la notizia dell’apertura di una nuova catena di fast food, interamente russa, che presenta un logo che intende spudoratamente portare avanti una concorrenza parassitaria a McDonald’s, costretta a chiudere le sue mille tavole calde in Russia. La nuova catena dovrebbe chiamarsi Zio Vanja, come il titolo di uno dei drammi più famosi di Anton Checov e promette alla propria clientela non solo prezzi altamente concorrenziali, ma soprattutto sandwich e salse fatte con ingredienti “al 100% made in Russia”.

E poi c’è Masha e Orso. Non riguarda una violazione di marchi ma, nella vicenda tra Est e Ovest c’è finito un altro cartone animato amatissimo dai bimbi (e da Matteo Salvini, che oltre ad averne ripetutamente parlato sui suoi social, nel 2019 disse: “Mi autodenuncio, dalla Russia mi sono portato Masha e Orso, un dei cartoni più intelligenti, dal punto di vista culturale e dello spessore dei personaggi, altro che Peppa Pig. Ma non lo dico perché ho ricevuto rubli”).

Nel 2018 il cartone fu persino accusato dal Times di fare propaganda filo-Putin. Per l’esperto dell’università di Buckingham consultato dalla testata, il professor Anthony Glees, “Masha è vivace, persino cattivella. Ma anche coraggiosa, audace. Esprime una potenza maggiore della sua corporatura piccola e leggera – spiega l’accademico – Non è una forzatura definirla un personaggio ‘putiniano’“. L’articolo del Times fu ripreso con ironia dall’ambasciata a Londra, che su Twitter aveva risposto: “Il Times oggi ha sollevato una questione importante: come si potrà salvare la Gran Bretagna da ‘Masha e Orso’? Aprendo un centro di eccellenza anti-cartoni nel Baltico? Iscrivendo tutti gli autori di cartoni animati russi nella lista delle sanzioni dell’Ue? E’ chiaro che è necessaria una strategia decisa e molto costosa!”.

La serie animata creata nel 2008 da Oleg Kuzovkov per lo studio Animaccord di San Pietroburgo, attualmente prodotta a Cipro, non sembra che verrà toccata dalle sanzioni tra Russia e il resto del mondo. Questo vuol dire che i bambini occidentali potranno continuare a seguirla, tenendoli al riparo, com’è giusto che sia, dagli strascichi sempre più folli di un conflitto già incredibilmente drammatico e insensato.

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