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Sostituire Zelensky

Sostituire Zelensky? La tentazione Usa

Dopo l’esplosione in diretta mondiale delle tensioni con Washington e lo stop agli aiuti americani, l’ipotesi di sostituire Zelensky non sembra più così peregrina. Tra indiscrezioni e riposizionamenti, ecco gli scenari possibili

Trovare il modo di sostituire di Zelensky: se non è un imperativo per gli uomini di Trump, poco ci manca. Adesso arriva anche la notizia di una serie di colloqui non ufficiali tra varie figure di spicco della politica ucraina, tra cui gli oppositori ed ex primi ministri Yuliia Tymoshenko e Petro Poroshenko, e referenti del presidente Usa per sondare la possibilità di sostituire l’ex comico e paladino della resistenza ucraina, dal 2019 alla guida del Paese.

Oggetto dei colloqui, la possibilità di indire elezioni in tempi rapidi, superando l’attuale scenario su cui grava la legge marziale e la sospensione delle consultazioni.

La linea ufficiale della Casa Bianca è quella di non interferire con la politica di Kiev, eppure il tentativo di minare la credibilità di Zelensky appare ormai palese. Il premier ucraino non è mai entrato nelle grazie del tycoon, non solo in virtù del suo appoggio ai democratici durante la campagna elettorale statunitense, come rinfacciatogli da JD Vance durante l’ormai storico incontro alla Casa Bianca.

Soprattutto, pesa la la celebre telefonata di Trump e il rifiuto di Zelensky di fornire informazioni compromettenti sulla famiglia di Joe Biden, all’origine dell’Ucrainagate e della richiesta di impeachement.

Del resto non sono mancati segnali di aperta ostilità anche nelle dichiarazioni ufficiali, dall’aver definito Zelensky un “dittatore” fino alla dichiarazione del Consigliere per la Sicurezza Mike Waltz, che segnalava già parecchi giorni fa alla CNN la necessità di trovare “un leader che possa fare accordi con noi, con i russi e ponga fine a questa guerra”.

SOSTITUIRE ZELENSKY: IPOTESI CONCRETA O PROPAGANDA?

Nelle scorse settimane sono apparse sul Ny Post indiscrezioni circa la possibilità che Zelensky abbandoni il Paese per la Francia. Lo stesso Zelensky ha aperto alla possibilità di un passo indietro, ponendo però come condizione la pace immediata o l’adesione alla Nato.

Ma cosa ne pensa il popolo ucraino? L’ipotesi ottimista su cui si basa la strategia della Casa Bianca poggia sull’assunto che la guerra con la Russia si protragga da troppo tempo e che l’opinione pubblica stia iniziando a riconsiderare l’operato del presidente, a maggior ragione dopo il fallimentare vertice di Washington.

Trump stesso ha parlato di un gradimento del popolo ucraino rispetto all’attuale presidente molto scarso, pari al 4%, stando alle sue dichiarazioni.

Peccato che tale cifra non trovi evidenza in nessun sondaggio. I dati ufficiali, semmai, smentiscono The Donald: Survation parla di un consenso intorno al 44%, una proiezione avanti di 13 punti rispetto alle percentuali registrate durante le ultime consultazioni nel 2019, con un sostanzioso vantaggio su tutti gli eventuali concorrenti (Zaluzhnyi, 21%; Poroshenko, 10%; Tymoshenko, 6%), mentre l‘Istituto Internazionale di sociologia di Kiev parla di un gradimento intorno al 57% per il presidente ucraino.

Anche se l’Ucraina dovesse modificare la legge che vieta le elezioni in tempo di guerra, sorgerebbero poi due questioni di non poco conto: gran parte della popolazione si è rifugiata all’estero (circa il 5% del totale, secondo alcune stime), mentre  non è chiaro come verrebbe gestita la situazione nelle regioni di Kharkiv e Sumy, attualmente sotto il controllo russo. Oltre al fatto che una campagna elettorale in piena guerra sarebbe un clamoroso assist per la Russia di Putin.

CHI POTREBBE SOSTITUIRE ZELENSKY

Tra gli eventuali sostituti di Zelensky, in molti vedono forte la candidatura di Vitali Klitschko, ex campione mondiale dei pesi massimi di pugilato e attuale sindaco di Kiev. Figura di spicco nella politica ucraina, si è espresso criticamente a proposito della gestione accentratrice da parte del governo, finendo per scontrarsi con Zelensky in più occasioni. Klitschko ha dimostrato determinazione e capacità di gestione in tempi di crisi durante i bombardamenti russi sulla capitale e il suo impegno pro-europeo lo rende un candidato che potrebbe guadagnarsi l’appoggio dell’Ue. ​

Un altro nome emerso è quello di Valery Zaluzhny, soprannominato il “Generale di Ferro”. Zaluzhny ha giocato un ruolo cruciale nella difesa di Kiev all’inizio del conflitto, mostrando abilità strategiche e una forte leadership militare, che gli sono valse un ampio consenso popolare. Forse impaurito dalla sua popolarità, Zelensky lo ha rimosso dall’incarico di Capo di Stato maggiore della Difesa e spedito a Londra, ufficialmente come ambasciatore. Nel contesto di un crescente protagonismo del Regno Unito sul dossier ucraino, Zaluzhny gode

Tra i papabili c’è anche Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, che ha guadagnato riconoscimento per le sue operazioni contro la Russia. Vittima di un attentato attribuito all’epoca ai servizi russi, è stato uno dei pochi a predire l’offensiva di Mosca. Ma al momento la possibilità che addirittura possa essere lui a sostituire Zelensky appare priva di consistenza.

Sul fronte opposto, Viktor Medvedchuk, oligarca ucraino e amico personale di Vladimir Putin, rappresenta una figura controversa. Arrestato nel 2021 con l’accusa di sostenere i separatisti filorussi, Medvedchuk potrebbe tentare un ritorno politico, soprattutto se Mosca dovesse esercitare pressioni in tal senso. La sua eventuale ascesa potrebbe segnare un cambiamento significativo nell’orientamento geopolitico dell’Ucraina.​

CHI SONO POROSHENKO E TYMOSHENKO

Tra gli esponenti incontrati dai funzionari statunitensi, figurano due protagonisti della politica ucraina negli ultimi due decenni.  Si tratta dell’ex presidente e leader del partito Batkivshchyna (Patria) Yulia Tymoshenko, imprigionata ai tempi di Yanukovich nel 2011 per un controverso accordo sul gas con la Russia: un atto di persecuzione politica secondo le interpretazioni della comunità internazionale, tanto che la sua liberazione fu posta come precondizione per un eventuale ingresso dell’Ucraina in Ue.

Dopo la sua scarcerazione e l’Euromaidan, l’ex “principessa del gas” non è più riuscita a recuperare il terreno perso e ha dovuto incassare una sonora sconfitta alle presidenziali del 2014, che videro trionfare Petro Poroshenko. Nonostante il calo di popolarità, Tymoshenko potrebbe puntare sulla sua immagine di candidato moderato per guidare il Paese in un’eventuale fase postbellica.

Quanto a Poroshenko, guida dell’Ucraina 2014 al 2019, i rumors si fanno sempre più insistenti. Prima dell’abbocco con i funzionari americani, era stato il presidente del Ppe Manfred Weber a invitare l’ex premier ucraino e leader della forza pro Ue e pro Nato Solidarietà europea a una convention dell’europartito.

Il “Re del cioccolato”, fondatore del colosso dolciario Roshen e proprietario di 5 Kanal, una delle principali emittenti ucraine, ha dalla sua una lunga storia di supporto all’Ue – lavorò sotto traccia per ottenere il supporto internazionale alle proteste dell’Euromaidan – e soprattutto un precedente positivo di negoziazioni con Trump. Del resto è stato lui il candidato su cui Trump puntava per le presidenziali del 2019, lui ad aver accettato di indagare su Hunter Biden al fine di fornire al presidente statunitensi elementi per indebolire i competitor democratici.

Nonostante Poroshenko sia stato un fermo oppositore dell’annessione della Crimea da parte della Russia e abbia condannato l’invasione della Russia in Ucraina orientale, le frange nazionaliste lo accusarono di non aver intrapreso una rottura totale con Mosca durante i primi anni della sua presidenza e di aver ceduto alle richieste russe durante le trattative per l’accordo di Minsk del 2015, mentre il popolo gli rimprovera di non aver intaccato l’antico sistema di corruttele su cui poggia la politica ucraina.

“NO A ELEZIONI SOTTO LA LEGGE MARZIALE”

Nel frattempo, però, sia Tymoshenko che Poroshenko si sono espressi pubblicamente contro la possibilità di tenere elezioni sotto la legge marziale. L’opzione di un cambio di guardia a Kiev rimane per adesso sullo sfondo, sebbene le rispettive forze politiche si stanno posizionando su una linea di dialogo con Washington più incline alle richieste degli americani. L’attivismo dei politici ucraini potrebbe spiegarsi anche semplicemente nei termini di un riposizionamento utile a favorire la riappacificazione tra Kiev e Washington, che rimane la priorità per tutti.

Ma le ultime vicende testimoniano un quadro molto fluido e tanto dipenderà dai tentativi di ricucire le relazione tra l’Ucraina e gli Stati Uniti, con l’Europa (e Starmer) che proveranno a farsi mediatori.

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