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Tutti i legami tra Putin e Marine Le Pen che (non) frenano l’avversaria di Macron

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Nel 2011 Marine Le Pen disse di avere una “forma di ammirazione per Vladimir Putin” che ha dimostrato in questi anni soprattutto all’Europarlamento schierandosi sempre contro le sanzioni a Mosca. Ma il suo passato (?) filo-russo, anziché azzopparla, finora l’ha fatta crescere nei sondaggi, tanto che si profila un testa a testa con Macron. Che sta succedendo in Francia?

I maligni di Liberation sostengono che, a inizio marzo, Marine Le Pen abbia urlato alla sua macchina elettorale di fermare le rotative, perché aveva mandato in stampa centinaia di migliaia di volantini propagandistici in vista delle presidenziali francesi di oggi, domenica 10 aprile, che la ritraevano con Vladimir Putin. La foto meritevole di damnatio memoriae, con ogni probabilità, era stata scattata in occasione della sua visita al Cremlino del 2017, la stessa ancora ben visibile sull’account Twitter ufficiale del presidente della Federazione russa. All’epoca sul partito della figlia di Jean-Marie gravava già l’ombra di due prestiti, uno, di 9 milioni di euro, concesso nel 2014 da una banca privata moscovita, la First Czech-Russian Bank, poi fallita e un altro di 2 milioni di euro attraverso un’holding domiciliata a Cipro che aveva fatto da tramite.

 

E dato che un buon numero di quei volantini era già stato stampato e pronto per essere spedito, sempre i maligni di Liberation raccontano che l’entourage della candidata di Rassemblement national abbia avuto il suo bel da fare a sbarazzarsene, mandandoli al macero prima che finissero nelle mani dei giornalisti.

Marine Le Pen Putin

Altri maligni, quelli veri, di Charlie Hebdo, non hanno certo bisogno dell’esistenza di un volantino per proporre una copertina spettacolare in cui trovano anche alla principale avversaria del presidente uscente centrista Emmanuel Macron un soprannome calzante: “il drone di Putin”.

E poi, per terminare la nostra rassegna, ci sono i maligni di Mediapart che, tramite Marine Turchi, hanno realizzato negli ultimi giorni un interessantissimo reportage in cui riportano a galla dieci anni di ingerenze russe in Francia, proprio attraverso presunti finanziamenti del partito della Le Pen così da permettere alla sua leader di correre alle elezioni.

QUANDO MARINE LE PEN DISSE DI AMMIRARE PUTIN

Con l’occasione, nel pezzo si spolverano anche diverse esternazioni di Marine Le Pen che oggi forse la leader del principale partito di estrema d’estra francese, sempre in corsa per le presidenziali, non pronuncerebbe più, come quando disse di nutrire una “forma di ammirazione per Vladimir Putin”. Era l’ottobre del 2011 e lo confessò al quotidiano russo Kommersant. Cui disse pure: “Lo dico ormai da molto tempo: dobbiamo sviluppare delle relazioni con Mosca e non con Washington, perché con la Russia abbiamo interessi in tema di civiltà e strategie comuni”.

IL MANIFESTO EUROPEO PER GLI AMICI DI PUTIN

L’anno successivo, in piena campagna elettorale per le presidenziali del 2012, confermò l’impegno inserendo nel suo programma, alla voce politica estera, la necessità di “un’alleanza trilaterale Parigi-Berlino-Mosca”. Quindi, nel giugno 2013, fu la volta del suo primo pellegrinaggio in terra russa. In quell’occasione si presentò ai russi come “l’unica, in Francia, che difende la Russia”. Tornata in Europa iniziò a redigere il ‘manifesto’  per le Europee del 2014 che, annotava l’ANSA, intendeva riunire in un solo gruppo “chi considera l’euro la radice di tutti i guai e l’Unione europea vorrebbe raderla al suolo per ricostruirla su fondamenta totalmente diverse da quelle degli ultimi 60 anni”. “Vero obiettivo – scriveva sempre l’agenzia -, “avere le forze per fare un gruppo al Parlamento dopo le elezioni”, che facesse “asse con i putiniani di Russia Unita, che alle europee ovviamente non partecipano, ma che la Ue la sfidano in Ucraina”.

Insomma, si parla di quasi nove anni fa, ma gli argomenti sul tappeto erano già questi. Del resto proprio mentre scoppiava quella che oggi definiremmo la prima guerra tra Russia e Ucraina,  i 23 eurodeputati lepenisti votavano contro le sanzioni europee alla Russia (sempre in quell’anno sarebbero arrivati i presunti prestiti da Mosca). E l’argomento riguarda da vicino pure noi italiani perché, sempre per dirlo con le parole dell’ANSA il manifesto pro Putin della leader di FN aveva incuriosito subito “la Lega Nord, legata in questa legislatura all’Ukip ma ‘separata in casa’”. Anzi, incuriosito è troppo poco, visto che veniva definita “assolutamente interessata e disponibile a collaborare” per “smontare e ricostruire l’Europa” e “uscire dall’euro”, come dichiarava all’ANSA l’allora nuovo segretario Matteo Salvini. Anche Salvini, nel 2014, non dimentichiamolo, andò in pellegrinaggio a Mosca.

 

Si legge in un articolo di Repubblica dell’epoca: ” Visto che la Lega, almeno dal punto di vista economico, sembra messa peggio del Fronte Nazionale, avendo licenziato i giornalisti della Padania e messo in cassa integrazione i propri dipendenti, chissà che riesca anch’essa, ad ottenere un po’ di ossigeno da quella piccola banca moscovita, molto vicina a Putin”.

 

CHI VINCE TRA MACRON E LE PEN SECONDO I SONDAGGI?

Tornando quindi a dove abbiamo intrapreso il nostro racconto, ossia alle foto dei volantini elettorali bruciati, quelle del marzo del 2017, occorre pure ricordare che, ai tempi della sua ultima visita a Vladimir Putin, Marine Le Pen disse che, se fosse stata eletta, il suo primo gesto da presidente di Francia sarebbe stato “riflettere su una rapida abolizione delle sanzioni ingiuste e controproducenti” alla Russia. Vale anche oggi? È la domanda che si pongono milioni di francesi, Bruxelles, la NATO, Washington ma probabilmente anche lo stesso Putin. I maligni di Liberation, di Charlie Hebdo e di Mediapart avrebbero forse anche già pronta la risposta.

Quel che è certo è che, mai come a queste presidenziali, mentre i maligni parlano, i consensi, dicono i sondaggi, danno Marine Le Pen in costante crescita (il testa a testa con l’attuale inquilino dell’Eliseo, che resta il favorito ma di pochissimo, sarebbe scontato:  26 a 25% delle intenzioni di voto nel primo turno, mentre al secondo turno si profilerebbe un 51% a 49%), segno non solo che per l’elettorato francese i trascorsi filo-russi non sarebbero un problema, ma che polarizzare lo scontro starebbe danneggiando il centrista Emmanuel Macron.

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