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Ungheria 2022, Viktor Orban traballa? L’Ue ci spera. In patria ha tutti contro

Ungheria Orban

Dopo aver circondato l’Ungheria col filo spinato, battagliato con Bruxelles ed essersi allontanato dal Gruppo Visegrád perché non vuole inviare armi in Ucraina, Viktor Orban tenta di strappare un quarto mandato, ma il premier magiaro questa volta è in bilico: contro di lui si è infatti coagulata l’inedita coalizione guidata da Peter Marki-Zay che comprende tutti gli altri partiti

Ufficialmente, Bruxelles non prenderà mai posizione, ma non è certo un mistero che l’Ue guardi con interesse mista a preoccupazione alle politiche dell’Ungheria. Soprattutto adesso, che Viktor Orban è accusato, perfino in patria, di essere l’ultimo leader filo-Putin dell’Occidente, dell’Ue e pure della Nato. Fatto, questo, che l’ha allontanato anche dal Gruppo Visegrád i cui leader sono partiti per una missione a Kiev a sostegno del presidente ucraino Volodymyr Zelensky  lo scorso 15 marzo.

VIKTOR ORBAN, L’UOMO CHE HA CIRCONDATO L’UNGHERIA COL FILO SPINATO

L’Ungheria quest’oggi va al voto,  sono 9,7 milioni gli ungheresi chiamati ai seggi per il rinnovo di 199 deputati , ma la chiamata elettorale sarà soprattutto un referendum sulla leadership carismatica dell’uomo che la guida ininterrottamente dal 2010 e intende strappare al suo popolo un quarto mandato: Viktor Orban. Premier dall’età di 35 anni, è il capo di governo più longevo del Vecchio continente e tra i 27 si è spesso distinto per le sue posizioni in antitesi con lo spirito dei Trattati, con particolare riferimento alla compressione dei diritti delle minoranze.

 

È soprattutto l’uomo dei muri di filo spinato lungo le frontiere con la Serbia e la Croazia, capaci di entusiasmare anche i sovranisti di casa nostra. Il 16 novembre 2021 la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che la cosiddetta legislazione “Stop Soros” in vigore in Ungheria viola le direttive dell’Unione europea sulle procedure e sull’accoglienza in quanto consente di respingere le richieste d’asilo di persone provenienti da “paesi di transito sicuri”.

 

La Corte ha anche giudicato illegali i contenuti della legge che criminalizzano tutta una serie di attività riguardanti l’immigrazione – tra cui il “monitoraggio dei confini”, la “preparazione o distribuzione di materiale informativo” e la “creazione di una rete di supporto all’immigrazione illegale” – prevedendo pene fino a un anno di carcere.

Le “interferenze” europee non hanno comunque dissuaso Orban, che anche a questo giro ha basato la propria campagna elettorale puntando sul tema della sicurezza e sulla necessità di contrastare ancor più duramente l’immigrazione.

ORBAN CONTRO TUTTI

Potrebbe però non essere facile dal momento che tutti i partiti, persino quelli di destra, si sono coalizzati contro di lui e, stando ai sondaggi, il partito di Orban, Fidesz, segna solo un leggero vantaggio nei confronti dell’alleanza che sostiene lo sfidante Peter Marki-Zay, un conservatore che non tranquillizza certo l’Ue, che da tempo tiene sotto la lente d’ingrandimento l’Ungheria per la sua deriva antidemocratica, dal momento che si definisce “né di destra, né di sinistra, ma fatto per volare alto”. Il rivale, comunque, promette di portare il Paese sulla  “via europea”. Vedremo che accadrà ai seggi, su cui aleggia fortemente il rischio brogli, tanto che oltre ai 200 osservatori dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, a vigilare sulla regolarità dell’appuntamento elettorale ci saranno anche 200 mila volontari.

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