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Il voto del Parlamento Ue per condannare l’Egitto di Al Sisi

Egitto

Il caso della Ong Egyptian Initiative for Personal Rights, l’uccisione di Giulio Regeni, le torture e la detenzione di Patrick Zaki. I motivi della mozione dell’Europarlamento presentata da Pd, Verdi e M5s

Oggi, per la seconda volta, il Parlamento europeo discuterà e voterà una mozione di protesta contro l’Egitto in merito alle violazioni dei diritti umani perpetrati dal governo del presidente Al Sisi.

LA MOZIONE

A seguito del gesto da parte di intellettuali e personalità che hanno restituito la Legion d’onore ricevuta dalla Repubblica francese in segno di protesta, Luciana Castellina ha raccontato in un video ad Askanews che c’è strato un riscontro all’iniziativa da parte delle istituzioni. La mozione contro l’Egitto è stata presentata da un variegato gruppo di parlamentari – deputati del Pd, dei Verdi e del M5s – e dovrebbe essere approvata in quanto i gruppi che l’hanno proposta (GUE/NGL, Renew Europe, S&D, Verdi e Liberali, solo i popolari hanno detto di no) avrebbero la maggioranza dell’assemblea.

I MOTIVI

Gli eurodeputati citano il caso dell’arresto di Gasser Abdel Razek, Karim Ennarah e Mohammed Basheer, i tre membri dell’Ong Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR) il 3 novembre avevano incontrato 13 diplomatici proprio per confrontarsi sullo stato delle libertà personali in Egitto. Grazie alle pressioni internazionali erano poi stati rilasciati ma saranno sottoposti a una procedura penale per terrorismo – perché considerati dissidenti politici.

Inoltre, come protesta contro le violenze del regime di Al Sisi, l’Europarlamento non può dimenticare il caso di Giulio Regeni che, come ricorda Castellina, è il più clamoroso. Ma c’è anche quello di Patrick Zaki, che si trova ancora in prigione e tanti altri egiziani incarcerati. La mozione non è solo di condanna, ha aggiunto la storica attivista, ma è anche “per dire che l’Europa non deve più mandare le armi all’Egitto e deve applicare le sanzioni finché questo regime di torture e imprigionamento”.

IL CASO ZAKI

Zaki è stato arrestato al Cairo il 7 febbraio del 2020, 17 ore di interrogatorio, trasferito nel carcere di Mansoura, dove è stato picchiato, sottoposto a torture e a scariche elettriche. Per i deputati europei la detenzione di Zaki rappresenta una minaccia ai valori dell’Ue e l’Unione deve fare tutto il possibile per risolvere il caso.

IL CASO REGENI

Il 10 dicembre dopo un’inchiesta di 4 anni, i procuratori italiani hanno annunciato di avere prove chiare del coinvolgimento di 4 ufficiali della sicurezza di Stato egiziana nel rapimento, nelle torture e nell’uccisione dell’assistente di ricerca italiano Giulio Regeni. Gli eurodeputati hanno scritto che le autorità egiziane hanno costantemente frenato i progressi sulle indagini, sul rapimento, tortura e uccisione di Giulio Regeni. “Chi prova a fare un passo in più – riporta il manifesto – è anche la Commissione d’inchiesta parlamentare, presieduta da Erasmo Palazzotto, che ha in previsione una missione a Cambridge per sentire la tutor di Giulio, Maha Abdel Rahman”.

L’EGITTO E I DIRITTI UMANI

La situazione in Egitto è sempre più preoccupante, la repressione nei confronti dei difensori dei diritti umani, della società civile e dei giornalisti non fa che aumentare e, come riportato dal manifesto, “secondo Committee to Protect Journalists, l’Egitto si aggiudica di nuovo il terzo posto per numero di giornalisti dietro le sbarre dopo Cina e Turchia. Sono 27, con un record di arresti legati alla copertura (non gradita al regime) della pandemia”.

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