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Bolkestein, spiagge libere o in ostaggio? Quante sono le concessioni balneari?

Turismo Estivo Concessioni Balneari

Le concessioni balneari continuano ad aumentare. In Toscana e Liguria quasi impossibile trovare una spiaggia libera. Legambiente denuncia: “Canoni irrisori pure nelle località di lusso”

Come è noto, il dl Concorrenza appena varato dall’esecutivo non darà attuazione alla Bolkestein, la direttiva per la liberalizzazione dei terreni demaniali invisa ai gestori degli stabilimenti balneari e agli ambulanti che, nella loro battaglia contro gare d’appalto più frequenti e d’ampio respiro, comunitario, hanno al proprio fianco anche i principali partiti di centrodestra. Ma quante sono le concessioni balneari in Italia?

IN ITALIA OLTRE 12MILA CONCESSIONI BALNEARI

A quanto pare nessuno lo sa davvero, visto che Mario Draghi ha voluto rinviare tutto ai risultati di un censimento che dica quanti km di costa sono stati affidati ai privati, a chi e dietro quale remunerazione per lo Stato. Stando però agli ultimi dati disponibili del Sistema informativo demanio marittimo (S.I.D.), le concessioni balneari sono 12.166  (erano 10.812 in quello precedente del 2018) con un aumento del 12,5% in 3 anni. Cresciuto nell’ultimo triennio il numero di stabilimenti al sud ed in particolare in Sicilia, con un aumento di quasi 200 unità.

Complessivamente, viene fatto notare da Legambiente, si può stimare che meno di metà delle spiagge del Paese sia liberamente accessibile e fruibile per fare un bagno. “In alcune Regioni – è la denuncia degli ambientalisti – troviamo dei veri e propri record, come in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari.

LEGAMBIENTE: “CANONI VERGOGNOSAMENTE BASSI”

Secondo il report “Spiagge 2021“, il record per concessioni balneari va al Comue di Gatteo, in Provincia di Forlì e Cesena, dove tutte le spiagge sono in concessione. Anche nelle toscane Pietrasanta (LU), Camaiore (LU) e Montignoso (MS) o nelle liguri Laigueglia (SV) e Diano Marina (IM) siamo sopra il 90% e “rimangono liberi solo pochi metri spesso agli scoli di torrenti in aree spesso degradate”. Per non parlare – denuncia sempre Legambiente -dei canoni che si pagano per le concessioni balneari, ovunque bassi, e che in alcune località di turismo di lusso come la Costa Smeralda o la Versilia, risultano vergognosi a fronte di guadagni milionari”.

LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO

La scorsa settimana è arrivata invece la decisione presa dall’adunanza plenaria del Consiglio di Stato con cui sono state prorogate le concessioni balneari solo fino al dicembre 2023 «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere».  «Dal giorno successivo – precisano i giudici amministrativi – non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza».

Insomma, bisogna tornare quanto prima a mettere le concessioni all’asta, aste vere, in quanto , per il Consiglio di Stato il meccanismo «è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita».

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