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L’effetto della Brexit sulle aziende inglesi che importano dall’Ue

Secondo Federvini, che cita uno studio della banca Aldermore, quasi la metà delle aziende inglesi che importano dall’Ue sono impreparate agli effetti della Brexit

Nella sezione studi e ricerche di Federvini si trova una interessante analisi sugli effetti della Brexit per le aziende inglesi che importano dalla Ue. Viene citata una ricerca della banca Aldermore, che rivela come quasi la metà (precisamente il 47%) delle PMI che importano beni e servizi dall’Ue e due PMI su cinque (43%) che esportano nell’Ue non si sono preparate per la Brexit.

I COSTI PER LE IMPRESE

Tim Boag, amministratore delegato del gruppo finanza aziendale di Aldermore, ha dichiarato a tal riguardo: “Il 2020 è stato un anno estremamente difficile per le PMI, poiché molte sono state profondamente colpite dalla pandemia Covid-19. Con la fine del periodo di transizione della Brexit il 31 dicembre, le imprese che commerciano con l’Ue devono ora affrontare nuove sfide”.

Boag ha spiegato che “le tariffe potrebbero essere introdotte su molte importazioni ed esportazioni, il che avrà un impatto sui costi per le imprese ed è probabile che ci siano ancora cambiamenti significativi da preparare, come controlli aggiuntivi e documentazione sulle merci come richiesto dalla sia il Regno Unito che l’Ue”.

LA DIPENDENZA DEL REGNO UNITO DALL’UE

Nello studio si mette in evidenza come “la mancanza di preparazione alla Brexit nel Regno Unito è particolarmente preoccupante poiché per le PMI del Regno Unito quasi un terzo (30%) del fatturato proviene da imprese e clienti nell’Ue“. Data questa dipendenza – prosegue lo studio – “un quarto (25%) dei proprietari di PMI pensa che la Brexit aggraverà le difficoltà economiche causate dal Covid-19”.

Nel frattempo, “una PMI su sei (15%) prevede di subire interruzioni nella propria catena di approvvigionamento a causa della Brexit, con un ulteriore 15% che prevede una carenza di materiali, beni e servizi”.

COSA DICONO GLI IMPRENDITORI

Quasi la metà (46%) degli imprenditori intervistati ha affermato di essere stata così concentrata nel tentativo di gestire l’impatto del Covid-19 da non aver avuto la possibilità di pensare alla Brexit. Nel frattempo, due su cinque (41%) affermano di cercare di non pensare alla Brexit e al suo impatto fino al prossimo anno, dopo la fine del periodo di transizione.

Solo il 14% di coloro che esportano nell’Ue ha consultato la guida del governo per le piccole imprese dopo la Brexit e solo il 14% ha verificato come le modifiche dell’Iva avranno un impatto su di loro.

Inoltre, solo uno su sei (16%) di coloro che importa dall’Ue ha controllato le tasse e i dazi per i propri beni, mentre solo il 13% ha verificato se è probabile che vengano applicate ulteriori normative al tipo di merci che importa.

Infine, nota lo studio, i “bassi livelli di preparazione potrebbero essere dovuti al fatto che molte PMI ritengono che ci sia una mancanza di informazioni disponibili (43%) e un ulteriore 40% afferma di essere confuso su dove cercare informazioni sulla Brexit”.

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