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Extraprofitti alle banche? Il Milton Friedman Institute smaschera la maggioranza

Extraprofitti Banche

La tassa sugli extraprofitti ha generato un grande dibattito tra economisti e addetti ai lavori. Non piace ai liberali e, forse, nemmeno a Giorgetti. Il parere del Milton Friedman Institute

La norma sugli extraprofitti ha trasformato una conferenza stampa agostana, in cui dovevano essere illustrati due “decreti omnibus”, nell’innesco per un piccolo terremoto nel settore bancario e finanziario. La norma, presentata dal ministro Salvini e non dal titolare dell’economia Giorgetti, prevede che “in dipendenza dell’andamento dei tassi di interesse e dell’impatto sociale derivante dall’aumento delle rate dei mutui è istituita, per l’anno 2023, una imposta straordinaria”, “a carico degli intermediari finanziari, escluse le società di gestione dei fondi comuni d’investimento e le società di intermediazione mobiliare di cui al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria”.

LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI È UNA PATRIMONIALE SULLE BANCHE

“Chiamiamo le cose con il loro nome, questo è un prelievo forzoso, una patrimoniale nei confronti delle banche – dice Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo del Milton Friedman Institute, think tank d’ispirazione liberale e liberista -. Tra l’altro è retroattiva, cosa gravissima dal punto di vista concettuale, pochissimi governi al mondo hanno avuto il coraggio di farlo, e non è certo un vanto. Qui stiamo parlando del fatto che il 10% degli utili delle banche quest’anno saranno confiscati dallo Stato”. Il rischio più immediato è che le banche cerchino di rivalersi, di recuperare l’ammontare di questa tassa facendola ricadere sui consumatori. “È impensabile e sciocco pensare che lo Stato possa con una misura così banale, costringere le imprese a versare più tasse senza che questo abbia ripercussioni sui loro comportamenti”, aggiunge Bertoldi.

LA MISURA SUGLI EXTRAPROFITTI COSTRUITA SENZA CONCERTAZIONE

La norma non sarebbe stata condivisa nemmeno in via informale con i rappresentanti del settore bancario, tanto che Mario Alberto Pedranzini, numero uno di Banca Popolare di Sondrio, ha detto: “Siamo stati colti di sorpresae restiamo in attesa della pubblicazione del decreto, al fine di valutarne gli effetti sul bilancio della banca”. Una strategia utile a far passare la misura senza intoppi. “Credo che questo fosse l’unico modo per il governo di farlo – continua il dott. Bertoldi -. Perché credo che dal momento in cui qualsiasi soggetto interessato fosse venuto a conoscenza di questa misura avrebbe storto il naso. Le banche avrebbero protestato energicamente. Si volevano vietare eccessive proteste”. Un ulteriore elemento di svantaggio che crea questa misura risiede nel fatto che “sono le banche, nella maggior parte dei casi, a comprare titoli di Stato”.

L’ASSENZA DEL MINISTRO GIORGETTI IN CONFERENZA STAMPA

È apparsa singolare l’assenza del titolare del dicastero dell’economia dalla conferenza stampa di presentazione della misura. “Nel nostro istituto annoveriamo la presenza di accademici, imprenditori e politici. Bene, le posso dire che la misura non è condivisa da molti esponenti politici del centrodestra – dice ancora Alessandro Bertoldi -. Sicuramente c’è un malcontento, soprattutto l’animo liberista del governo. Io stesso ho rilevato, in tutti e tre i partiti di maggioranza moltissimo malcontento per questa misura che a me sembra frutto di un’intuizione politica del ministro Salvini che ritiene, probabilmente in buona fede, che sia giusta e generi un consenso nell’immediato”.

LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI NON CONDIVISA CON TUTTA LA MAGGIORANZA

Parte della maggioranza, dunque, sarebbe stata tenuta all’oscuro della misura. “Credo che i parlamentari, che tra l’altro sono andati in vacanza qualche giorno fa, e una parte della dirigenza politica del centrodestra non ne sapessero assolutamente nulla – continua il dott. Bertoldi -. Probabilmente rientra negli accordi o nei compromessi politici tra i partiti della maggioranza l’eventualità di accettare anche misure non condivise. Andando sui singoli partiti posso dire che da Forza Italia non ho visto sostegni energici, da Fratelli d’Italia ho visto un sostegno di molto di facciata e per quanto riguarda la Lega abbiamo captato un po’ di malcontento”.

LA DISTANZA DALLA CULTURA CONSERVATRICE

Come rilevato da diversi commentatori di area liberale, la misura allontana il Governo dalla tradizione “conservatrice” o “tory”. “La misura non appartiene culturalmente alla linea del centrodestra, e Giorgia Meloni dovrebbe essere la leader dei conservatori europei – sottolinea Bertoldi -. Non ci aspettiamo questo approccio da chi si dice appartenere alla famiglia di Reagan e Thatcher”.

LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI CHE SPAVENTA GLI INVESTITORI STRANIERI

Ma non solo, una misura di questo tipo avrebbe l’effetto indesiderato di spaventare gli investitori stranieri. “Stavamo tornando un paese affidabile, attrattivo rispetto alla finanza e agli investitori stranieri. Questa misura, tra l’altro retroattiva, cosa gravissima, crea una totale sfiducia nei confronti del sistema paese – sottolinea Bertoldi -. Probabilmente ne è stata sottovalutata la portata, il che è molto preoccupante perché non si può pensare di promuovere una misura del genere senza pensare bene alle conseguenze. Ieri sera è stato tentato un correttivo, inserendo un tetto massimo. Però penso che si tratti di uno scivolone, di un errore molto grave. Io spero vivamente che, anche senza un’ammissione esplicita, si torni indietro e che le politiche economiche vengano pensate e ponderate”.

LA DIFFICOLTÀ DEI CONTI PUBBLICI

Alcuni commentatori hanno valutato la misura coma una “scorciatoia” per “fare cassa”, rendendola una spia di una certa difficoltà con i conti pubblici. “Sì, credo sia la ragione principale. Tuttavia, non è sostenendo politiche economiche divergenti a seconda dei settori che si può pensare di sistemare le cose – conclude Bertoldi -. Quindi l’errore alla base, dal punto di vista politico, cioè attuale, è pensare di poter tassare un settore per poterne detassare un altro. Questo crea sfiducia non solo nel sistema, ma anche uno svantaggio competitivo anche rispetto ai mercati. A me sembra che manchi una regia di politica economica e c’è questa caccia alle risorse. Chiaramente è più facile andare a reperire risorse in settori che non generano consensi, come le banche. L’alternativa, virtuosa, sarebbe stata eliminare i sussidi alle banche che li percepiscono e, con quei risparmi, aiutare i cittadini”.

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