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Finisce qui il valzer delle mascherine? Quando ci dicevano di non metterle…

Mascherine

Con oggi cade l’obbligo di indossarle all’aperto (se non ci sono assembramenti). Anche se incombe la variante delta e tutto potrebbe essere rivisto a stretto giro. Sarebbe soltanto l’ultima retromarcia, perché sulle mascherine i pareri discordanti non sono mancati e il valzer potrebbe continuare…

Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, fu con ogni probabilità il primo leader politico occidentale a indossarla pubblicamente. O almeno, a provarci, visto che un anno e mezzo fa eravamo così poco abituati a simili dispositivi (che pure in Cina e soprattutto in Giappone sono la norma, soprattutto nella stagione delle influenze) che il colpo a effetto divenne più un siparietto comico.

 

Eravamo all’inizio dell’incubo, l’Italia si riscopriva “appestata”, gli occhi del mondo erano puntati su Milano e il Covid-19 aveva fatto breccia anche a Palazzo Lombardia, da qui la decisione, da parte di Fontana, di isolarsi. Iniziava anche la corsa alle mascherine e il relativo valzer. Mascherine sì, mascherine no, mascherine solo per gli ammalati. L’OMS forniva indicazioni contraddittorie e da noi l’Istituto Superiore di Sanità e il ministero della Salute seguivano a ruota. Ma il problema in realtà non era nemmeno da porsi, perché di simili dispositivi di protezione, tanto semplici quanto necessari, in Italia non ce n’era nemmeno l’ombra.

 

 

Le poche presenti sul mercato raggiunsero subito prezzi vertiginosi e l’allora commissario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, faticò e non poco per riuscire a calmierarne il prezzo, inchiodandolo alla soglia di 50 centesimi (ma le prime arrivarono solo a maggio, oltre sessanta giorni dopo l’inizio dell’emergenza) e intanto importava in tutta fretta tonnellate di mascherine dalla Cina (sull’efficacia di molte permangono i dubbi, tantissimi lotti vengono, tutt’ora, sequestrati), mentre l’Europa, ancora una volta, si dimostrava egoista, negandoci l’accesso alle scorte degli altri Paesi membri, a quel tempo relativamente fuori dall’emergenza sanitaria.

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“Le mascherine alla persona sana non servono a niente”, scandiva il 25 febbraio 2020 Walter Ricciardi, che poi sarebbe diventato il principale consulente del ministro Roberto Speranza nella gestione della pandemia. “Proteggono le persone malate e il personale sanitario”, continuava. Lo stesso Angelo Borrelli, dopo ben due mesi di epidemia, si presentava in conferenza stampa senza: “Come vedete io non la indosso, normalmente non la porto, perché cerco di rispettare le distanze”.

 

La confusione è stata davvero massima, soprattutto tra le alte sfere. E dire che avevamo task force su task force. A quella dei tecnici si aggiunse pure quella dei politici. È diventato un meme lo scambio tra Matteo Salvini e Giovanni Floris: “Posso togliermi la mascherina per fare un selfie e parlare con una signora?”, chiedeva polemicamente il leader della Lega, subito rimbrottato dal presentatore: “Ma no che non può”. “Ah, no?”.

 

E dire che, nell’isteria collettiva, tra un sì, un no, un forse, un consiglio a usarla ma solo a giorni alterni, sarebbe bastato volgere lo sguardo al Giappone per comprenderne l’utilità. Il Paese del Sol Levante, infatti, con una popolazione già abituata da decenni all’uso di simili dispositivi, è riuscito a superare la tempesta pandemica senza nemmeno un solo giorno di lockdown e a luglio aprirà persino le Olimpiadi.

Storia, forse, passata, perché da oggi le mascherine all’aperto non servono più: il governo ci ha detto che è possibile farne a meno. Ma già si parla di variante delta e della variante della variante e il contrordine potrebbe essere dietro l’angolo. Il valzer delle mascherine, insomma, potrebbe continuare…

 

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