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Inflazione, materie prime e caro energia: cosa attende gli italiani fino alla metà del 2023

Unimpresa Istat Dați Su Consumatori E Imprese

Secondo Unimpresa, “stanno venendo meno le forze e la liquidità, sia per le famiglie sia per le imprese, specie quelle più piccole”

Il caro energia continua a gravare su famiglie e imprese. Le evidenze aumentano sempre più: in agosto, Confcommercio, a settembre l’Istat e adesso Unimpresa. Secondo il cui Centro Studi, i risparmi delle famiglie italiane sono crollati del 2,4% da luglio a ottobre. Per un quadro che rimane dunque a dir poco rischioso e critico, anche per le imprese.

Intanto, fa sapere l’Agenzia delle entrate, nel 2022 i rimborsi fiscali erogati a famiglie e imprese sono stati quasi 3,4 milioni, circa 150mila in più del 2021 (+4,5%). Si tratta del dato più alto di sempre.

 I DATI ISTAT SU FAMIGLIE E IMPRESE

Proviamo a fare un riepilogo. Come analizzato da Energia Oltre, nel settembre scorso l’Istat ha rilasciato una nota sull’andamento dell’economia italiana in cui segnalava che il perdurare, nei prossimi mesi, di livelli dei prezzi energetici così elevati determinerebbe l’accentuazione dei rischi – già ad oggi osservabili – sulla redditività delle imprese, costituendo un elemento di forte preoccupazione per la tenuta del sistema produttivo e dell’occupazione. Nella simulazione si stimava un margine operativo lordo in negativo per oltre 335 mila imprese nel confronto tra il 2019 e il 2022. Con un 8,2% interessato all’interno dell’intero sistema produttivo: oltre 307.000 nel comparto dei servizi (9,1%) e 47.600 nell’industria (5,4%). Vale a dire, 3,4 milioni di addetti coinvolti (di cui oltre 2,5 milioni nei servizi, e più di 854.000 nell’industria).

Imprese, queste intaccate, sia di grandi che di piccole dimensioni. Che tre anni fa impiegavano quasi 18 addetti di media nell’industria e più di otto nei servizi, più che doppiando le dimensioni medie di comparto.

Dunque, secondo l’Istituto nazionale di statistica, pesa il rincaro complessivo delle materie prime energetiche sui margini di profitto, sui costi intermedi e di riflesso sulla capacità operativa delle realtà produttive.

BENI ENERGETICI E NON SOLO, TUTTI I RINCARI SULLE SPALLE DEI CONSUMATORI

Anche per i consumatori, però, gli effetti sono evidenti. Tanto da produrre un quadro di tensioni inflazionistiche per quasi tutti i comparti merceologici, fortemente influenzati dal rincaro dei beni energetici.  “A questo proposito – dettaglia ancora Energia Oltre – l’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat sull’inflazione di ottobre 2022 per stilare le classifiche dei rialzi annui e mensili dei prodotti alimentari e prodotti non alimentari. Il dato più significativo si registra all’interno della classifica dei rialzi annuali per i prodotti non alimentari: al primo posto si colloca l’energia elettrica del mercato libero che, con un prezzo quadruplicato rispetto ad ottobre 2021 (+329%), sale oltre tre volte rispetto al mercato tutelato (+91,5%). La luce del mercato libero si colloca al secondo posto anche per i rialzi mensili, con +62,7% su settembre 2022, un aumento maggiore rispetto al tutelato, al 3° posto con +51,9% sul mese precedente”.

A livello annuale, sul podio ci sono anche i voli internazionali (+113,2%) e il gas urbano (+96,2%). Mentre nel settore alimentare, i prodotti che hanno subito gli aumenti più significativi sono – sempre secondo l’Istat – quelli destinati alla cura della casa e della persona (da +10,9% a +12,6%) e quelli ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4% a +8,9%). Le famiglie italiane, secondo l’Unione nazionale dei consumatori, stanno spendendo 975 euro in più in un anno: 107 per cibo e bevande, 874 per abitazione, elettricità e combustibili. E con l’inflazione tendenziale, pari a +11,9%, gli aumenti schizzano a una media annua di 3.324 euro, di cui 2.016 per la casa e 761 per gli alimenti.

CHI E’ COSTRETTO A CHIUDERE

Anche Confcommercio, già in agosto, analizzava l’impatto del boom dei prezzi delle materie prime energetiche e dell’inflazione in generale. Una situazione emergenziale, diceva la confederazione, che metteva a rischio 120 mila imprese e circa 370 mila occupati fino alla prima metà del 2023.

In quali settori? Quello del commercio al dettaglio, ma anche la ristorazione e gli alberghi. E ancora: i trasporti, i liberi professionisti, le agenzie di viaggio, le attività artistiche e sportive, i servizi di supporto alle imprese e il comparto dell’abbigliamento.

L’ALLARME DI UNIMPRESA

L’ultimo e più recente capitolo di questo filone su consumatori e imprese arriva da Unimpresa. I cui dati evidenziano un altro segnale negativo per gli italiani: dopo tre anni calano i risparmi, in particolare del 2,4% soltanto da luglio a ottobre. Infatti, “a luglio l’ammontare delle riserve delle famiglie e delle imprese depositate nelle banche del Belpaese era a quota 2.097 miliardi, mentre ad ottobre la cifra è calata a 2.047 miliardi”.

I dati sono della Banca d’Italia e mettono in luce “una situazione drammatica che noi, purtroppo, avevamo prospettato da tempo”, dice il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. Per il quale “stanno venendo meno le forze e la liquidità, sia per le famiglie sia per le imprese, specie quelle più piccole. I costi sono insostenibili le bollette energetiche non più gestibili. Ecco perché, chi ha la possibilità attinge alle proprie riserve. Al governo riconosciamo l’impresa di aver confezionato una legge di bilancio comunque positiva e in tempi brevissimi. Tuttavia segnaliamo l’urgenza di avviare un piano straordinario di interventi pubblici e di sostegni a partire da gennaio”.

A livello di risparmi, gli italiani avevano inanellato oltre due anni di crescita dei propri salvadanai. Alcuni dati: 1.823 miliardi a dicembre 2019, 1.956 miliardi a dicembre 2020, 2.050 miliardi a ottobre 2021, 2.075 miliardi a dicembre 2021. Poi, da agosto 2022 il trend è cominciato a invertirsi. E i conti correnti si sono svuotati del 3%, scendendo di 45 miliardi a 1.452 mld dell’ottobre scorso.

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