skip to Main Content

Solo il Nord Italia può permettersi le grandi dimissioni. I dati Istat

DATI ISTAT LAVORO ITALIA GREAT RESIGNATION

Secondo i dati Istat, nel 2022 il nostro Paese ha registrato un ribasso della disoccupazione all’8,1% e un +0,5 milioni di occupati

Great resignation sì, ma all’italiana. Le grandi dimissioni dal lavoro, un fenomeno per lo più americano e discusso da mesi, sono arrivate anche da noi anche se a modo nostro. O meglio, anche queste si sono plasmate con il contesto del Belpaese.

A dirlo, i dati dell’Istat.

GREAT RESIGNATION ALL’ITALIANA, I DATI ISTAT

Extra-ordinarie, non generali, temporanee, regionali. Insomma, all’italiana. Il quadro sul mondo del lavoro in Italia tracciato dall’Istat recita +0,5 milioni di occupati nel 2022, disoccupati giù all’8,1% e un tasso di occupazione al 60,1% (+1,9 punti). Di più, gli occupati a tempo indeterminato sono cresciuti (+346mila) più di quelli a termine (147mila). Quelli indipendenti sono cresciuti, inoltre, di 52mila unità.

Difficile individuare le “grandi dimissioni” in un contesto tale, prudentemente positivo sull’anno scorso. Il mercato del lavoro più mobile, o comunque tra i più flessibili in Occidente, è certamente quello nordamericano. Mentre in Italia è nota la maggior immobilità, specie al Sud.

IL DIVARIO NORD-SUD E LE ALTRE CARATTERISTICHE DELLE DIMISSIONI

Le dimissioni in Italia ci sono state, hanno toccato gli 1,6 milioni di occupati. Ma questi si sono prontamente riallocati. E il settentrione prevale in questa dinamica: “a fornire dati e cifre è il rapporto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”, ricorda il Corriere della Sera. Nel 2022 sono cessati 12 milioni 158mila rapporti di lavoro a fronte di 12 milioni 573 mila attivati. In mezzo, 5 milioni e 145 mila dimissionari si trovano al Nord, 3 milioni e 23 mila al Centro, quasi 4 milioni al Sud.

“Nelle maggiori economie mondiali il tasso di disoccupazione, che esprime il rapporto tra chi cerca un lavoro e non lo trova, e il totale della forza lavoro, non ha subito massicci scossoni, se non al ribasso”, ricorda Repubblica. “Non solo, come ha messo in evidenza anche uno studio dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani, ad una massiccia accelerazione delle cessazioni non solo non è seguito un incremento del tasso di inattività, cioè del rapporto tra il numero di persone che non ha un impiego né lo cerca e il totale della popolazione, ma nel caso dell’Italia il tasso è persino calato  nel biennio 2020-2021. Segno  insomma che in Italia chi ha lasciato il lavoro lo ha fatto sapendo già dove andare”.

E in generale è così per il fenomeno generale della fu Great Resignation e della già rinominata Great Reallocation o Great Reshuffle. Anche nel Paese spesso paragonato alle sabbie mobili qualcosa si muove, ovviamente all’italiana.

 

Pnrr, continua il braccio di ferro con l’Ue. Qual è la situazione dopo il cambio della governance?

Il boom di assunzioni approvato dal Governo non copre il malcontento della Lega. Il decreto

I licenziamenti di massa sono un pericolo o un bluff?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top