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Perché l’Antitrust punta la grande distribuzione sui prezzi di mascherine, guanti e disinfettanti

Antitrust Agcm Direzione Servizi Digitali

Avviata indagine preistruttoria sull’andamento dei prezzi di beni alimentari di prima necessità, detergenti, disinfettanti e guanti. Da inizio emergenza l’Antitrust ha deciso diversi provvedimenti in relazione a pratiche commerciali scorrette

Prosegue il lavoro dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato per monitorare, ed eventualmente sanzionare, le attività di chi cerca di trarre profitto dall’emergenza epidemica. Il tutto in linea con il tentativo del governo di calmierare il prezzo delle mascherine chirurgiche con l’ordinanza del commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, che impone la vendita a 50 centesimi al netto dell’Iva (anche se attualmente alle poche disponibili vengono aggiunti 11 centesimi di Iva perché non è stata tolta l’imposta sul valore aggiunto).

E così, dopo aver avviato diversi procedimenti nei confronti di piattaforme di e-commerce, è la volta ora della grande distribuzione organizzata.

Per questo l’Antitrust ha avviato un’indagine preistruttoria chiedendo informazioni a numerosi operatori della Gdo per acquisire dati sull’andamento dei prezzi di vendita al dettaglio e dei prezzi di acquisto all’ingrosso di generi alimentari di prima necessità, detergenti, disinfettanti e guanti.

LA NUOVA INDAGINE AVVIATA DALL’AUTHORITY

Le richieste di informazioni inoltrate da Piazza Verdi riguardano oltre 3.800 punti vendita, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale, pari a circa l’85% del totale censito dalla società di ricerche Nielsen nelle province interessate.

Dalle analisi preliminari svolte dall’Autorità in base ai dati Istat sono emersi nel mese di marzo, per i prodotti alimentari, aumenti dei prezzi rispetto a quelli esistenti nei mesi precedenti e differenziati a livello provinciale. Gli incrementi maggiori si riscontrano in aree in cui sono assenti “zone rosse” o misure rafforzate di contenimento della mobilità.

Per questo l’Antitrust non esclude che i rincari siano dovuti anche a fenomeni speculativi. Peraltro osserva che “non tutti gli aumenti osservati appaiono immediatamente riconducibili a motivazioni di ordine strutturale, come il maggior peso degli acquisti nei negozi di vicinato, la minore concorrenza tra punti vendita a causa delle limitazioni alla mobilità dei consumatori, le tensioni a livello di offerta causate dal forte aumento della domanda di alcuni beni durante il lockdown e dalle limitazioni alla produzione e ai trasporti indotte dalle misure di contenimento dell’epidemia”.

Gli occhi dell’Agcm sono puntati in particolare su Carrefour Italia SpA, MD SpA, Lidl SpA, Eurospin SpA, F.lli Arena srl, su alcune cooperative Conad (Conad Sicilia, Conad Nord-Ovest, PAC 2000, Conad Adriatico, nonché Margherita Distribuzione) e su alcune cooperative e master franchisor Coop (Unicoop Firenze, Unicoop Tirreno, Coop Centro Italia, Coop Liguria, Novacoop, Coop Alleanza 3.0, Tatò Paride) e infine su diversi Ce.Di. aderenti a SISA (p.es. SISA Sicilia), SIGMA (p.es. Ce.Di. Sigma Campania) e CRAI (p.es. CRAI Regina srl).

COME SI È MOSSO L’ANTITRUST NELLE SCORSE SETTIMANE

Come dicevamo, è però dall’inizio dell’emergenza coronavirus che nella sede dell’Antitrust si lavora per scovare chi sta approfittando della difficile situazione per tornaconto personale. A marzo l’arrivo di numerose segnalazioni ha spinto l’Antitrust a prendere informazioni e poi a decidere di avviare due distinte istruttorie nei confronti di Amazon ed Ebay. Le piattaforme di e-commerce sono state osservate speciali per la vendita di disinfettanti per le mani, mascherine e altri prodotti igienico-sanitari. In particolare, oggetto dei procedimenti sono stati i claim che garantiscono l’efficacia dei prodotti per proteggersi o contrastare il virus e il loro “ingiustificato e consistente aumento dei prezzi”.

Continuando a indagare sul fronte delle pratiche commerciali scorrette, dopo Amazon ed Ebay l’Authority guidata da Roberto Rustichelli si è attivata anche nei confronti di piccole realtà dell’ecommerce.

Tra i procedimenti avviati, sempre a marzo, uno riguarda il sito web https://carlitashop.com per cui l’Antitrust ha disposto — in via cautelare — l’eliminazione di ogni riferimento all’efficacia preventiva contro il virus di detergenti, prodotti cosmetici e integratori pubblicizzati e commercializzati sia sul sito sia sulla relativa pagina Instagram.

Un altro intervento in via cautelare è stato deciso nei confronti del sito web www.gofundme.com che gestisce una piattaforma attraverso la quale è possibile effettuare raccolte di fondi a scopo benefico, il cosiddetto crowdfunding. A far scattare il provvedimento dell’Authority il fatto che promuova la possibilità di effettuare le donazioni, tra cui molte a favore di ospedali e reparti ospedalieri delle zone più colpite dall’emergenza Coronavirus, in maniera gratuita e senza costi per chi dona. In realtà, spiega l’Agcm, “sussistono costi connessi alle transazioni con carte di credito e debito”. Gofundme è la piattaforma con cui Fedez e Chiara Ferragni hanno raccolto oltre 4 milioni di euro a favore dell’ospedale San Raffaele di Milano in  modo da attivare una nuova terapia intensiva.

Solo pochi giorni prima l’Antitrust aveva avviato un procedimento istruttorio e disposto in via cautelare l’oscuramento del sito https://farmacocoronavirus.it, avvalendosi della collaborazione della Guardia di Finanza, Nucleo Speciale Antitrust, e la sospensione dell’attività di promozione e commercializzazione del farmaco “generico Kaletra” al prezzo di 634,44 euro.

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